Istat, l’inflazione a marzo rallenta grazie al calo dei beni energetici
Su base annua l’aumento per le famiglie è del 7,4% (indice Foi). I prezzi del “carrello della spesa” si raffreddano su base tendenziale e segnano un +12,6%
di Enrico Netti
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A marzo l’Istat rivede leggermente al ribasso il dato finale sull’inflazione: rispetto alla stima preliminare di una crescita del 7,7%, il dato definitivo fissa su base annua l’aumento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, al 7,6% (da +9,1% a febbraio) con una diminuzione dello 0,4% su base mensile. Il rallentamento dell’inflazione si deve, in primo luogo, alla decelerazione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +40,8% a +18,9%) e all’accentuarsi della flessione di quelli degli energetici regolamentati (da -16,4% a -20,3%), i cui effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,7% a +9,1%), di quelli dei servizi relativi all'abitazione (da +3,3% a +3,5%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,1% a +6,3%) e dei tabacchi (da +1,8% a +2,5%). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), che consente un confronto a livello europeo, aumenta a marzo dello 0,8% su base mensile, per la fine dei saldi stagionali di cui il Nic non tiene conto, e dell'8,1% su base annua (in netto rallentamento da +9,8% di febbraio); la stima preliminare era +8,2 per cento.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,4% su base mensile e un aumento del 7,4% su base annua. Nel primo trimestre 2023 l'impatto dell'inflazione, misurata dall'Ipca, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati (+12,5% e +8,2% rispettivamente). Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +12,4% a +9,7%), mentre si accentua di poco quella relativa ai servizi (da +4,4% a +4,5%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,2 punti percentuali, da -8,0 di febbraio.
«A marzo - si legge in una nota dell’Istituto - prosegue la fase di rapido rientro dell’inflazione (scesa al +7,6%), guidata dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata (entrambe in netto calo su base congiunturale). Emergono inoltre, nonostante il permanere delle tensioni al rialzo nel comparto dei beni alimentari non lavorati e dei servizi, segnali di esaurimento della fase di accelerazione che, nei mesi scorsi, aveva caratterizzato la dinamica dei prezzi di ampi settori del paniere. Dopo la progressione che ha caratterizzato il 2022, l'inflazione di fondo si stabilizza al +6,3 per cento. Infine, i prezzi del “carrello della spesa” rallentano su base tendenziale, scendendo a +12,6 per cento». I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una seppur lieve decelerazione in termini tendenziali (da +12,7% a +12,6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto mostrano una più cospicua frenata (da +9,0% a +7,6%).
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