Congiuntura

Istat: a luglio le vendite al dettaglio calano dello 0,4%. Su base tendenziale bene il non alimentare

In crescita tutti canali distributivi ma si è avvertito poco l’effetto saldi estivi. Incertezza per il prossimo futuro sull’intensità e la durata dell’inflazione

di Enrico Netti

(ANSA)

3' di lettura

Secondo le ultime rilevazioni dell’Istat a luglio si stima un rallentamento delle vendite al dettaglio che perdono lo 0,4% a valore e lo 0,7% in volume. I beni non alimentari flettono dello 0,6% a valore e di un punto percentuale in volume. Nel trimestre maggio-luglio ecco un +0,5% in valore e un +0,4% in volume. Tonici gli acquisti dei beni non alimentari che segnano un +0,7% sia in valore che in volume, il 3 luglio in buona parte delle regioni sono iniziati i saldi estivi, mentre sono stabili quelle dei beni alimentari. Su base tendenziale, a luglio 2021, le vendite al dettaglio aumentano del 6,7% in valore e dell'8,8% in volume. L'incremento riguarda sia le vendite dei beni alimentari (+4,4% in valore e +4,2% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (+8,5% in valore e +12,3% in volume). Gli acquisti hanno premiato tutti i canali distributivi che rispetto al luglio 2020 vedono lo sprint dei negozi di prossimità (+8,2%), della grande distribuzione (+5,6%), il commercio elettronico (+6,4%) e quello ambulante (+2,6%).

«Non desta alcuna preoccupazione sulle reali possibilità di crescita dell’economia italiana anche nella seconda parte dell’anno in corso - avverte l’Ufficio studi di Confcommercio -. L’uscita dalla fase più emergenziale della pandemia è stata caratterizzata, in un primo momento, dal tentativo delle famiglie di recuperare i livelli di domanda dei beni, mentre nei periodi più recenti vi è stato uno spostamento dei consumi verso i servizi, la cui domanda era stata fortemente compressa nei mesi precedenti. D’altra parte, il rallentamento di luglio è stato un fenomeno comune in molti paesi dell’eurozona, con un picco negativo in Germania pari a una riduzione congiunturale in volume del 5,1% contro il modesto -0,7% dell’Italia. Il principale elemento d’incertezza sul futuro prossimo, a parte l’evoluzione della pandemia, resta l’intensità (e la durata) dell’inflazione». Coldiretti segnala che nel mese le vendite di generi alimentari low cost nei discount registrano un +7,1%. «Il risultato positivo delle vendite alimentari riguarda grande distribuzione (+5,4%) e piccole botteghe (+1,9%). Una situazione che – precisa Coldiretti in una nota - evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie, che per risparmiare orientano le proprie spese su canali a basso prezzo e su beni essenziali come cibi e bevande, nel tempo del Covid. L’aumento della spesa alimentare domestica delle famiglie prosegue infatti nonostante le riaperture di bar, ristoranti, trattorie e pizzerie con un numero crescente di italiani che ha ripreso a mangiare fuori grazie all’avanzare della campagna di vaccinazione». Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni con la filiera di Federdistribuzione, parla di incognita autunno. «Nel comparto non alimentare - osserva - la spinta dei saldi si è esaurita in fretta e gli incrementi registrati nella prima parte dell’estate sono stati compensati dal rallentamento delle ultime settimane. Permane dunque un ritardo sui valori del 2019 di ancora 5 punti percentuali a livello complessivo, con picchi più alti in alcuni settori merceologici». In nodo cruciale è cosa accadrà nelle prossime settimane. «Le prospettive per l’autunno sono influenzate da alcune incognite: da una parte la campagna vaccinale continua ad avanzare permettendo di scongiurare lo spettro di nuove chiusure e rafforzando le previsioni di crescita economica; dall’altra non è ancora ben chiaro se le pressioni inflattive che si stanno registrando potranno avere effetti sui prezzi, con ricadute possibili sui consumi. Il rilancio della domanda interna, vitale per tutto il sistema economico, dovrà essere l’elemento centrale nelle strategie di ripresa per andare oltre il clima di prudenza e guardare con rinnovato ottimismo al futuro del Paese». Un sentiment analogo a quello di Confesercenti che segnala un quadro chiaro scuro. «Dopo i segnali positivi di giugno il nuovo rallentamento dimostra che - nonostante il buon andamento turistico della stagione estiva - il recupero dei consumi non si è ancora trasformato in una ripresa strutturale» è il commento dell’Ufficio economico Confesercenti. Mentre Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, bolla i dati come «deprimenti e sconfortanti. Se l’industria è già ripartita e sia la produzione che il fatturato hanno già recuperato sui valori pre-crisi, per le vendite non si è ancora usciti dal tunnel della crisi. La prova del nove che le famiglie ancora faticano ad arrivare a fine mese e, quindi, gli acquisti restano al palo nonostante le riaperture».

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