Il report sulla dinamica demografica

Istat, nascite ancora in calo nei primi 10 mesi del 2021 ma segnali di ripresa negli ultimi due mesi

I decessi restano ancora su livelli elevati rispetto al periodo pre-Covid

(foto imagoeconomica)

4' di lettura

Nascite, matrimoni e migrazioni: ci sono segnali di ripresa ma non è ancora recupero. È questo il quadro che viene fuori dal report Istat sulla dinamica demografica 2021. La dinamica demografica del 2021 infatti continua a essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 253 mila unità rispetto all'inizio dell’anno; nei due anni di pandemia il calo di popolazione è stato di quasi 616 mila unità soprattutto per effetto del saldo naturale.

Nuovo record negativo per le nascite, ma lievi segnali di ripresa a fine anno

I nati della popolazione residente nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell'1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Il calo dei nati totali già osservato nel corso del 2020 (-3,6% rispetto al 2019) tuttavia è dovuto solo in parte limitata agli effetti della pandemia. I primi effetti sulle nascite riferibili ai concepimenti di marzo e aprile 2020 (primo lockdown) possono, infatti, essere osservati a partire dagli ultimi due mesi dell'anno, soprattutto a dicembre 2020 (-10,7%)iv. L'andamento delle nascite nel corso del 2021 consente di avere un quadro più dettagliato delle conseguenze che l'epidemia ha avuto sull'andamento delle nascitev. Il calo delle nascite prosegue nei primi due mesi del 2021: a gennaio si registra la massima contrazione a livello nazionale (-13,4%), con un picco nel Sud (-15,0%). Il calo continua nel mese di febbraio, seppure in misura più contenuta (-4,8%). Il deficit di nati a gennaio 2021, tra i più ampi mai registrati, lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dall'epidemia. Il crollo delle nascite tra dicembre 2020 e febbraio 2021, da riferirsi ai mancati concepimenti durante la prima ondata pandemica, è sintomo della posticipazione dei piani di genitorialità che si è protratta in modo più marcato nei primi sette mesi, per poi rallentare verso la fine dell'anno. Il rinvio delle nascite è particolarmente accentuato tra le donne più giovani. L'illusoria impressione di superamento dell'emergenza percepita a maggio 2020 può aver determinato l'aumento dei nati a marzo 2021, mese in cui si osserva una lieve inversione di tendenza (+4,7%) rispetto allo stesso mese dell'anno precedente; si tratta dei nati concepiti durante l'inizio della fase di transizione tra le due ondate epidemiche del 2020. L'incremento è più sostenuto nel Sud (+11,1%), lasciando ipotizzare un recupero nei mesi estivi dei concepimenti rinviati in primavera. Il Nord-ovest è l'unica ripartizione che continua a mostrare una variazione negativa, seppur molto più contenuta rispetto ai mesi precedenti (-0,4%). Il trend rimane ancora debolmente positivo ad aprile (+1,3% rispetto alle stesso mese dell'anno precedente), per poi tornare negativo soprattutto nei mesi di giugno e luglio (rispettivamente -5,7% e -5,5%), in corrispondenza dei concepimenti avvenuti nel corso della seconda ondata epidemica. Anche la geografia conferma la relazione con il dispiegarsi della seconda ondata epidemica che, come è noto, ha colpito maggiormente le regioni del Centro-sud. A giugno si osserva il calo maggiore nel Centro (-8,0%) e al Sud (-7,5%), mentre a luglio la diminuzione più consistente si registra nelle Isole
(-8,4%).

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Da agosto trend negativo nascite meno marcato

A partire dal mese di agosto il trend negativo inizia a essere meno marcato, fino a invertire decisamente segno nei mesi di novembre e dicembre in cui si registrano aumenti consistenti di nati rispetto agli stessi mesi del 2020 (rispettivamente +6,8% e +13,5%). Anche la ripresa nei mesi di novembre e dicembre 2021, come già osservato nel mese di marzo, riguarda soprattutto le nascite da donne di 35 anni o più.

Saldo naturale fortemente negativo

Nel complesso, il saldo naturale della popolazione è sempre fortemente negativo. I decessi restano ancora su livelli elevati rispetto al periodo pre-Covid. Segnali positivi per i movimenti migratori, in aumento rispetto al 2020, e per i matrimoni, raddoppiati nel confronto con l'anno precedente, ma anche in questo calo la ripresa non è sufficiente a recuperare quanto perso nel primo anno di pandemia.

In ripresa i movimenti migratori

Nel corso del 2021 si contano in totale 1.743.216 iscrizioni in anagrafe e 1.686.703 cancellazioni. Mettendo a confronto l'andamento dei flussi migratori nelle tre fasi pandemiche in cui si può dividere convenzionalmente il 2021 (seconda ondata, fase di transizione, terza ondata) con la media dei corrispondenti periodi degli anni 2015-2019 emergono significative variazioni.I movimenti tra comuni hanno coinvolto 1 milione e 412 mila persone, +5,9% rispetto al 2020. Se si considera la media del periodo 2015-2019 l'aumento dei trasferimenti interni dell'anno 2021 è del 3,9%. L'incremento è stato più contenuto durante la seconda ondata dell'epidemia (+1,5%), a causa delle limitazioni alla mobilità tra regioni che hanno ridotto al minimo gli spostamenti residenziali e durante l'ultimo trimestre (+1,4%). Nella fase di transizione si ha invece una ripresa più sostenuta (+9,0%) sempre rispetto alla media del periodo giugno-settembre 2015-2019. Le ripercussioni sono state molto più rilevanti sui movimenti migratori internazionali.

Nonostante il saldo migratorio con l'estero mostri segnali di ripresa (+156 mila, quasi il 79% in più rispetto al 2020), i movimenti migratori internazionali restano al di sotto della media 2015-2019 (318 mila iscrizioni, 159 mila cancellazioni). Le iscrizioni dall'estero (286.271 nel 2021) crollano nei primi cinque mesi dell'anno rispetto alla media dello stesso periodo per gli anni 2015-2019 (-17,7%), per poi recuperare lievemente nel corso dell'anno pur restando sempre sotto la media del quinquennio pre-Covid (-3,8% nella fase di transizione e -5,3% nella terza ondata). Le cancellazioni verso l'estero (129.482 in totale) mostrano invece aumenti rispetto agli stessi periodi pre-pandemia: una lievissima ripresa durante la seconda ondata (+1,1%), un aumento più consistente durante la fase di transizione (+5,2%) e in corrispondenza della terza ondata (+2,6%).

Segnali positivi anche per matrimoni e unioni civili

Secondo i dati provvisori, nel 2021 sono stati celebrati circa 179 mila matrimoni: rispetto al 2020 si tratta di un raddoppio, anche se questo aumento non è sufficiente a recuperare quanto perso nell'anno precedente; rispetto al 2019 i matrimoni sono infatti inferiori del 2,7%ix. Un ritorno ai livelli del 2019 si osserva solamente per i matrimoni civili (+0,7% nel 2021 rispetto al 2019), che sembrano essere stati meno penalizzati dalle limitazioni imposte per il contenimento della pandemia. Questa tipologia di matrimonio, pur avendo subito un calo consistente nei primi mesi del 2020, aveva già mostrato in piena pandemia una variazione negativa più contenuta rispetto ai matrimoni religiosi.


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