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Banche europee nel mirino delle vendite, pesano trimestrali e caso First Republic

Contribuiscono le incertezze sul prosieguo della stretta da parte delle banche centrali

di Enrico Miele

(ANSA)

2' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Non c’è pace per il settore bancario, bersagliato di nuovo dalle vendite in scia a una serie di trimestrali, da Ubs a Santander, che stanno mandando in fibrillazione gli investitori europei. E Piazza Affari non fa eccezione. Il titolo peggiore è quello di Unicredit, con Banca Pop Er, Banca Mps, Finecobank, Banco Bpm e Intesa Sanpaolo. A dare il via alle vendite non c’è solo la fuga dei clienti della First Republic Bank, crollata nel post-mercato a Wall Street, riaccendendo così di colpo i timori sullo stato di salute delle banche di medie dimensioni negli Stati Uniti. Lo stoxx di settore in Europa è il peggiore con un passivo di circa il 2 per cento.

Si aspettano le prossime mosse della Bce

Contribuiscono le incertezze sul prosieguo della stretta da parte delle banche centrali. E se le decisioni di politica monetaria dipendono dall'andamento dei dati, come ha ricordato alla vigilia Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo Bce, questo significa che un nuovo rialzo di 50 punti base a maggio «non è escluso». A rincarare la dose stamattina anche il capoeconomista della Bce, Philip Lane, che è ancora più netto: «Per la nostra prossima riunione del Consiglio direttivo del 4 maggio, i dati attuali indicano che dovremmo alzare nuovamente i tassi. Non è ancora il momento giusto per fermarsi».

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A Milano occhi puntati su Unicredit

Ma in casa Unicredit, come confermato dal Sole 24 Ore, si attende a giorni anche l’autorizzazione della Bce al richiamo del bond AT1 da 1,25 miliardi di euro con reset date a giugno 2023. «Già nelle scorse settimane, nonostante la vicenda Credit Suisse e l’azzeramento di 16 miliardi di AT1, erano emerse indiscrezioni circa la volontà di Unicredit di agire in modo market friendly richiamando lo strumento, considerando anche l’ampia dotazione di capitale della banca» scrivono gli esperti di Equita. Rimane invece da verificare se l’istituto «provvederà con la sostituzione dell’AT1 con uno strumento di nuova emissione». Anche gli analisti di Intermonte sottolineano come ci sia «ancora un po’ di tensione» su questi strumenti dopo il caso di Credit Suisse ma per Uniciredit «non si palesano problemi di rimborso».Novità ci sono invece nell’azionariato dell’istituto, dove la Fondazione Cariverona ha limato la sua storica partecipazione a un passo dalla soglia simbolica dell'1 per cento.

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