Ita Airways, la battaglia legale dei piccoli sindacati contro il decreto che blocca le cause dei lavoratori in cigs
Sono 3.500 gli ex dipendenti di Alitalia rimasti in cigs nella vecchia società in amministrazione straordinaria. Di questi almeno 1.200 hanno avviato un contenzioso legale per farsi assumere da Ita
di Gianni Dragoni
I punti chiave
4' di lettura
«Tutto ciò che ha consentito a Ita di volare il 15 ottobre 2021 è ciò che le ha ceduto Alitalia, senza questo Ita non avrebbe fatto alzare neppure un aquilone». Giuseppe Marziale è uno dei 15 avvocati intervenuti oggi in una conferenza stampa al Senato, coordinata dall’avvocato Carlo Guglielmi e organizzata dai piccoli sindacati che contestano il decreto-legge del governo che ha lo scopo di bloccare il contenzioso dei lavoratori già di Alitalia esclusi dalla nuova compagnia Ita Airways.
Un contenzioso di 1.200 lavoratori
Le sigle Cub Trasporti, Usb, Navaid e presente anche Assovolo, hanno presentato una forte linea di opposizione legale alla norma “interpretativa”, l’articolo 6 del decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri il 25 settembre (pubblicato come decreto n. 131 del 29 settembre), con la quale il governo, in maniera retroattiva, vuole cambiare le norme sulla cessione di ramo d’azienda per evitare che, dopo tre sentenze favorevoli ai lavoratori, ci siano altri giudici che ordinano l’assunzione in Ita dei dipendenti dell’ex Alitalia lasciati in cigs. Sono 3.500 gli ex dipendenti di Alitalia rimasti in cigs nella vecchia società in amministrazione straordinaria. Di questi almeno 1.200 hanno avviato un contenzioso legale per farsi assumere da Ita, invocano l’art. 2112 del codice civile, che prevede il trasferimento dei lavoratori in caso di cessione di ramo d’azienda.
Il passaggio da Alitalia a Ita
Il governo Draghi, sotto il quale era avvenuto il passaggio delle attività, aveva escluso la cessione di ramo d’azienda, per far partire la nuova mini-compagnia più leggera nei costi del personale, quando il presidente era Alfredo Altavilla. La vendita degli slot, delle rotte, la cessione di 52 aerei in leasing da Alitalia a Ita sono stati qualificati ufficialmente come cessioni di singoli beni, non come vendita di ramo d’azienda. I lavoratori che hanno fatto causa e i sindacati minoritari (non Cgil, Cisl e Uil) hanno eccepito che se fosse una cessione di singoli beni, per la tutela dei creditori dell’amministrazione straordinaria Alitalia, non avrebbe senso che la vendita del complesso fosse avvenuta al prezzo di un solo euro.
Tre sentenze favorevoli e 34 contrarie
Ci sono state tre sentenze favorevoli ai lavoratori e 34 contrarie. Alcuni legali e sindacalisti fanno notare che le sentenze contrarie ai lavoratori sono state pronunciate da giudici che non hanno chiesto alla compagnia di mostrare il contratto di vendita da Alitalia a Ita. «Il contratto era stato secretato, adesso è spuntato fuori», ha osservato Marziale. L’avvocato Pierluigi Panici ha mostrato il voluminoso contratto di vendita da Alitalia a Ita, ironizzando: “per un euro non si potrebbe comprare questo documento di 245 pagine, come è possibile che per un euro sia stata ceduta l’attività di Alitalia a Ita se non fosse una cessione di ramo d’azienda?”.
I rischi per la cessione a Lufthansa
Il contenzioso è sensibile per il governo, perché se la magistratura ordinasse l’assunzione di centinaia di lavoratori, aumenterebbero i costi per Ita e questo potrebbe influenzare, fino a far naufragare, la cessione di Ita a Lufthansa. L’operazione è in ritardo, perché a circa quattro mesi dalla firma l’accordo tra il Mef e Lufthansa non è ancora stato notificato alla Commissione Ue.Del resto, in una nota del 14 giugno scorso consegnata ai tribunali dagli avvocati di Ita, Francesco Gianni e Paolo Quaini, si legge che la cessione a Lufthansa «si fonda su taluni presupposti essenziali ed imprescindibili», tra cui che «non si verifichi un cambio di giurisprudenza nell’interpretazione delle norme applicabili in merito al contenzioso lavoristico attivato da taluni dipendenti di Alitalia (...) per vedersi riconosciuto il passaggio automatico del rapporto di lavoro in capo a Ita, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2112 codice civile». Secondo il Mef non è necessario modificare gli accordi con Lufthansa per evitare che la mina del contenzioso faccia saltare la vendita. Il governo però ha appena approvato questo decreto con una norma «interpretativa», con effetto retroattivo, per bloccare le cause dei lavoratori. Questo significa che ci sono delle preoccupazioni.
Guerra (Pd) e Patuanelli (M5S) contrari al provvedimento
«L’articolo 6 del nuovo decreto è una norma incostituzionale, illegale, contraria al diritto dell’Unione europea e al diritto nazionale, lesiva dei diritti dei lavoratori», hanno detto gli avvocati e i sindacalisti, annunciando una battaglia legale e politica. All’incontro erano presenti vari parlamentari, tra cui i senatori Maria Cecilia Guerra (Pd) e Stefano Patuanelli (M5S), che si sono detti contrari al provvedimento che sta per essere esaminato in commissione al Senato, osservando che restringe i diritti dei lavoratori in maniera retroattiva.
Negoziato in salita con la Ue
Intanto è in salita il negoziato con la Ue sulla vendita di Ita Airways a Lufthansa. Dietro la cortina di dichiarazioni rassicuranti o di «no comment», si intravede una gestione più laboriosa del previsto del dossier che, secondo il governo, dovrebbe mettere in sicurezza la mini-Alitalia con la cessione del 41% a Lufthansa, attraverso un aumento di capitale riservato di 325 milioni. La prospettiva - secondo le clausole dell’accordo visionate dal Sole 24 Ore - è di arrivare a cedere il 100% con l’uscita totale del Mef «al più tardi entro il 2033». Nel governo si ritiene che, se l’operazione saltasse, Ita non avrebbe un futuro sostenibile.
Giorgetti ha chiesto incontro a Bruxelles
Dal Mef si fa notare che è stato fatto un lavoro intenso per rispondere ai dettagliatissimi quesiti di Bruxelles. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha chiesto un incontro con il commissario Didier Reynders, che sostituisce la titolare della Concorrenza Margrethe Vestager, l’incontro però non c’è ancora stato. È in corso un lavoro informale per discutere nella pre-notifica le richieste che Bruxelles imporrà per autorizzare l’operazione. Il punto più caldo sono gli slot in particolare a Linate, dove le low cost premono per avere accesso ai lucrosi spazi di volo dallo scalo cittadino di Milano. Sono in ballo anche gli slot a Fiumicino, Francoforte, Monaco. Secondo gli accordi firmati con il ministro Giorgetti Lufthansa, appena entrata in Ita, avrebbe due consiglieri di amministrazione su cinque e acquisirebbe un diritto di co-gestione, perché nominerebbe l’a.d.
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