Cemento

Italcementi riavvia l’impianto di Sarche (Trento) e fa 30 assunzioni

La società ha previsto un investimento a lungo termine, di circa venti anni: per ora messi a disposizione 5 milioni di euro. Il dt Rizzo: il sito può coesistere con l’ambiente, la trasparenza non manca

di Cristina Casadei

2' di lettura

Dopo sette anni di stop, in marzo Italcementi riaccenderà i forni dell’impianto di Sarche, in Trentino, dove c’è il progetto di un investimento nel lungo termine e un piano di assunzioni. Si tratta del riavvio della fase di cottura che era stata sospesa nel 2015 per via dell’andamento del mercato. La macinazione invece è sempre stata attiva, con il semilavorato portato a Sarche da altri impianti del Nord.

Entrando nel dettaglio, il direttore tecnico Agostino Rizzo spiega che «l’azienda ha ipotizzato un investimento a lungo termine, di circa 20 anni. Per ora sono 5 i milioni di euro messi a disposizione e 30 le assunzioni che vanno ad aggiungersi ai 18 lavoratori già in attività. Sono previsti interventi ambientali con l’obiettivo di ridurre i livelli emissivi. Inoltre il semilavorato sarà prodotto all’interno del sito, quindi il traffico pesante per il trasporto del materiale sarà ridotto rispetto al passato». L’investimento è pressoché tutto destinato ai miglioramenti delle performance ambientali

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In questi anni, attorno all’impianto trentino della società, che fa parte della multinazionale tedesca Heidelbergcement group, si sono sollevate diverse preoccupazioni da parte degli ambientalisti del Comitato valle dei Laghi, ancora non del tutto rientrate. Le rassicurazioni della società non convincono il Comitato che ha raccolto più di 2mila firme contro la riaccensione dei forni.

A garanzia del rispetto dei livelli di emissione, la Commissione consiliare ha deciso che l’Agenzia provinciale per l’ambiente effettuerà un piano di monitoraggio 24 ore su 24 per misurare le ricadute dei possibili inquinanti. «Ad oggi si prevede una produzione annua di circa 200mila tonnellate di prodotto - dice Rizzo -. Lo stabilimento può coesistere con l’ambiente, tanto più che la trasparenza non manca. I dati del monitoraggio ambientale sono e saranno sempre visualizzabili».

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