Italia approdo unico degli sbarchi, Minniti a Parigi tratta una soluzione
di Marco Ludovico
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L'Italia non può più essere l'unico approdo degli sbarchi di migranti. Il ministro dell'Interno Marco Minniti lo dirà nella serata di domenica a Parigi al vertice con il collega francese, Gérard Collomb, quello tedesco, Thomas de Maiziére, e il commissario europeo Dimitri Avramopoulos. Il clima di attesa è costruttivo ma l'esito finale tutto da valutare. Per il governo italiano la posta in gioco è alta: una soluzione condivisa per alleggerire la pressione migratoria tutta sulle nostre spalle. Fino a ridurre il sistema di accoglienza - oltre 190mila stranieri ospitati - allo stremo.
I primi segnali minacciosi di criticità arrivano. Il ministro dell'Interno sarà motivato una volta di più a ottenere un risultato visti i segnali di rivolta oggi, come le due motolov lanciate in una frazione in provincia di Brescia contro un hotel pronto a ospitare rifugiati. La proposta dell'Italia è un progetto ampio. Riequilibra gli assetti degli impegni navali su mandato dell'Unione. Diversifica gli sbarchi anche in porti di nazionalità diversa da quella italiana. Dispone regole chiare di comportamento nei soccorsi in mare e nelle fasi successive.
Il protocollo con le Ong su mandato europeo. Minniti proporrà un codice di condotta per le unità navali delle ong definito in un protocollo stipulato su mandato europeo. Secondo la proposta italiana queste navi non potranno entrare nelle acque territoriali libiche, spegnere il transponder - il sistema per la localizzazione a bordo – e fare telefonate o segnalazioni luminose per consentire gli imbarchi sui gommoni dei migranti. Non dovranno entrare in conflitto con la Guardia costiera libica né impedire la presenza di ufficiali di polizia giudiziaria a bordo in caso di indagini sul traffico di esseri umani. Se il codice di condotta non sarà rispettato l'Italia avrà diritto a negare l'attracco in porto.
La partita a scacchi sui ricollocamenti e la priorità libica. Nella riunione di stasera Roma chiederà inoltre di abbassare la soglia del 75% dei riconoscimenti delle domande di asilo necessaria per i ricollocamenti: con queste condizioni finora abbiamo potuto inviare all'estero soltanto 7mila eritrei. Si potrebbe diminuire la quota al 30%, su base volontaria, con la garanzia sancita dall'Unione che almeno un gruppo di Stati si impegni sulla riaccoglienza. Arriverà anche la richiesta di regionalizzare le operazioni navali europee - Indalo, Poseidon e Triton - con la costituzione di una sola missione ospitata negli Stati partecipanti (Italia, Francia, Grecia, Spagna, Malta), con l'obiettivo di consentire sbarchi in tutti questi Paesi. Ma anche il fronte libico ha la massima priorità e l'Italia chiederà che i suoi partner Ue si impegnino in concreto. Il 13 luglio a Roma ci sarà una riunione con i sindaci libici della costiera e del confine Sud con il coordinamento del Gna, il governo di unità nazionale guidato da al Fayez Serraj. Stasera, come ha detto lui stesso sabato con una battuta ad alcuni amici, Minniti vedrà se Parigi val bene una messa.
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