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Italia, Danimarca, Svizzera, Austria e Olanda alleate per superare le barriere normative del biotech

Assobiotec sigla un accordo con la European Biosolutions Coalition. L’obiettivo della coalizione nata a Bruxelles è superare le barriere normative che frenano la diffusione dei processi nell’agroalimentare e nell’industria

di Cristina Casadei

2' di lettura

Italia, Danimarca, Olanda e Svizzera sono i primi Paesi ad aderire alla European Biosolution Coalition, una realtà internazionale nata nei giorni scorsi a Bruxelles, per individuare e superare gli ostacoli normativi europei che frenano la diffusione delle soluzioni biotecnologiche in campo agricolo e industriale.

Per l’Italia ha aderito Assobiotec, l’Associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie che è così entrata a fare parte della coalizione che attualmente riunisce associazioni nazionali e settoriali dell’economia e dell’industria, come la Danish Industry, associazione che rappresenta circa 20.000 imprese in Danimarca, la Confederazione olandese dell’industria e dei datori di lavoro, la Federazione dell’industria austriaca ed Economiesuisse, la federazione svizzera delle imprese.

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Nei prossimi mesi sono attese nuove adesioni, intanto perà la coalizione si sta già muovendo per identificare le barriere legislative per lo sviluppo e la commercializzazione dei prodotti bio-based in Europa e le azioni di policy necessarie al loro superamento. Oltre che per aumentare nei decisori politici la consapevolezza sui vantaggi e le possibilità offerte dalle biosoluzioni per un futuro più sostenibile e diffondere una corretta informazione tra gli stakeholder, gli Stati membri e le Istituzioni europee.

«Le biotecnologie applicate in campo agricolo e industriale sono una straordinaria risorsa per uno sviluppo sostenibile, e possono giocare un ruolo chiave per dare una risposta concreta alla grandi sfide della nostra epoca – spiega Elena Sgaravatti Vicepresidente di Assobiotec – : la necessità di produrre più cibo con meno risorse, la salvaguardia della biodiversità, la lotta al cambiamento climatico o l’urgenza di adottare un approccio one health, solo per citarne alcune. Nonostante questo però, ancora troppe barriere culturali e normative frenano il loro sviluppo a livello comunitario e nazionale. Basti pensare che l’iter legislativo di approvazione e commercializzazione di un prodotto bio-based è di circa 2-3 anni in Paesi come la Cina e gli USA mentre in Europa si impiegano dai 5 ai 10 anni con una significativa perdita di competitività».

Per comprendere la portata del settore, Sgaravatti cita alcuni dati: «I bio-prodotti e i biocarburanti secondo dati della Commissione Europea, rappresentano circa 57 miliardi del fatturato annuale europeo e portano alla creazione di almeno 300mila posti di lavoro nel Vecchio Continente. Non solo, si stima che, entro il 2030, il potenziale delle bio-soluzioni creerà un impatto mondiale a livello economico di più di 400 miliardi, con una crescita superiore al 165% dagli inizi del 2020. La nostra adesione alla European Biosolution Coalition vuole essere un contributo che anche l’Associazione nazionale delle biotecnologie italiana offre per far cadere le tante barriere culturali e normative che stanno lasciando l’Europa ai margini di una rivoluzione globale: quella biorevolution, sulla quale si sta costruendo il futuro del Pianeta».

Sofie Carsten Nielsen, Director della European Biosolutions Coalition, sottolinea che «il potenziale delle biosoluzioni è enorme e può aiutare l’Europa a raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile. Ma per sfruttare questo potenziale abbiamo bisogno che più decisori, soprattutto in Europa, comprendano cosa sono le biosoluzioni e conoscano il loro potenziale».

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