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Inflazione, a dicembre è all’11,6%. Il dato 2022 è il più alto dal 1985

Il dato fornito dall’Istituto nazionale di Statistica arriva dopo la frenata dei prezzi rilevata nei giorni scorsi in Germania, Spagna e Francia

di Enrico Netti

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3' di lettura

L’Istat stima che a dicembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, sia aumentato dello 0,3% su base mensile e dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente). In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato, secondo l’Istat, una crescita pari al +8,1% (+1,9% nel 2021). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (inflazione di fondo), i prezzi al consumo sono cresciuti del 3,8% (+0,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021).

In riferimento al dato annuale l’Istat precisa che si tratta «dell’aumento più ampio dal 1985 (quando fu pari a +9,2%), principalmente a causa dall'andamento dei prezzi dei beni energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021)».

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Per l’Istat “il rallentamento su base tendenziale dell'inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici, (che, pur mantenendo una crescita molto sostenuta, passano da +67,6% di novembre a +64,7%), in particolare della componente non regolamentata (da +69,9% a +63,3%) e ai prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,8% a +6,0%). Il dato fornito dall’Istituto nazionale di Statistica arriva dopo la frenata dell'inflazione rilevata nei giorni scorsi in Germania, Spagna e Francia.

Aumenta il reddito famiglie, ma cala il risparmio

Il dato odierno sull'andamento dell'inflazione in Italia segue alla diffusione, sempre da parte dell’Istat, dei conti trimestrali. Nel terzo trimestre, spiega l’istituto, il reddito delle famiglie consumatrici è aumentato in termini nominali dell’1,9% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi finali sono cresciuti del 4,1%. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici «è stimata al 7,1%, in calo di 1,9 punti rispetto al trimestre precedente». Ed è «scesa a livelli inferiori rispetto al periodo pre-covid». Il potere d’acquisto delle famiglie, frenato dalla crescita dei prezzi (+1,6% la crescita del deflatore implicito dei consumi), è tuttavia cresciuto sul trimestre precedente dello 0,3 per cento».

Ifo, in 2023 atteso leggero calo a livello globale al 7,1%

Per il 2023 gli economisti si aspettano un calo graduale dell’inflazione a livello globale, ma con andamenti assai differenti fra le diverse aree. È quanto emerge dall’ultimo maxi-sondaggio condotto trimestralmente dall’Istituto di ricerca economica tedesco Ifo e dall’Istituto svizzero di politica economica. Secondo la ricerca - che ha coinvolto oltre 1.500 esperti in 133 Paesi - il tasso di inflazione mondiale raggiungerà il 7,1 per cento nel nuovo anno, poi il 5,8 per cento l'anno prossimo e solo il 4,5 per cento nel 2026. In Europa occidentale (5,4%), Nord America (5,2%) e Sud-est asiatico (5,3%), le aspettative di inflazione per il 2023 sono ben al di sotto della media globale. Al contrario, le aspettative di inflazione sono particolarmente elevate in Asia meridionale (23%), Sud America (25%), Nord Africa (32%) e Africa orientale (poco meno del 35%). Commentando i risultati l’Ifo parla di “aspettative incoraggianti” anche se «l’inflazione rimane a un livello molto alto».

Carrello della spesa al test rincari

Sarà il carrello della spesa la vera cartina al tornasole dell’andamento dei prezzi al consumo. L’ingresso nel 2023 ha portato i nuovi listini dei beni del largo consumo confezionato (Lcc) con aumenti anche a doppia cifra, rincari che le catene della Gdo sono costrette a trasferire sui prezzi di vendita mentre altri aumenti sono attesi per febbraio. Da parte loro le insegne della Gdo non sono più in grado di assorbire aumenti e a fronte del calo dei volumi acquistati dalle famiglie hanno chiesto, senza successo, all’industria del Lcc una moratoria per quattro mesi, un congelamento dei listini. A questo si deve aggiungere i rincari del gasolio da autotrazione che fa aumentare i costi della logistica mentre il potere d’acquisto delle famiglie è fermo da anni. Così non è da escludere che anche nei prossimi mesi si assisterà a un calo dei volumi di vendita dei prodotti alimentari, nell’ordine di qualche decino di punto, a cui si associa l’effetto di riduzione della qualità dei prodotti scelti. Alle famiglie non resta che affidarsi alle promozioni per cercare di fare quadrare i conti ma negli ultimi mesi del 2022 la pressione promozionale è in calo. Non a caso i discount dal diversi anni sono l’unico canale di vendita che continua a vedere crescere la propria quota di mercato. La loro offerta è principalmente costituita da prodotti a marchio proprio (Marchio del distributore) che nell’ultima parte del 2022 hanno fatto segnare rincari anche nell’ordine del 15% e più.

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