Italia leader nella crescita dell’export extra-Ue
Da gennaio a maggio le nostre esportazioni hanno toccato i 124,5 miliardi: il valore più alto di sempre
di Marco Fortis
3' di lettura
Tra i grandi Paesi europei area l’Italia è stato quello che ha fatto registrare la crescita in valore più forte dell’export extra-Ue tra il 2019 e il 2023, prendendo come riferimento il periodo gennaio-maggio. Infatti, nei primi cinque mesi di quest’anno le nostre esportazioni verso i Paesi extra-Ue hanno toccato i 124,5 miliardi di euro, il valore più alto di sempre, del 31,6% superiore a quello del periodo gennaio-maggio 2019 antecedente la pandemia. Secondo l’Eurostat, le analoghe variazioni registrate da Germania, Francia e Spagna nello stesso periodo sono state di gran lunga inferiori alla nostra, rispettivamente +12,5%, +5,2% e +20,9 per cento. Conseguentemente, la quota dell’Italia nell’export europeo verso i Paesi extra-Ue è salita negli ultimi quattro anni dal 10,8% al 12,1%, guadagnando 1,3 punti percentuali, mentre sia la quota della Germania sia quella della Francia sono entrambe diminuite di 1,2 punti percentuali e quella della Spagna è cresciuta solo marginalmente di due decimali.
Dunque, in una fase in cui l’attuale situazione depressa dell’economia continentale non favorisce gli scambi intracomunitari, l’Italia sta continuando ad accrescere la sua competitività sui più dinamici mercati extra-europei grazie anche a un modello poco delocalizzato e di amplissima offerta di prodotti, che spazia dalla meccanica alla moda, dalla nautica all’arredo-casa, dagli alimentari e vini alla farmaceutica. Un modello
che ci ha permesso di superare
la Francia e di posizionarci dal 2020 in poi al secondo posto assoluto nella Ue per export verso i Paesi extra-Ue.
Impressionante è il progresso del nostro saldo commerciale attivo verso i Paesi extra-Ue per i prodotti manufatti, il secondo surplus in Europa per importanza dopo quello della Germania. Infatti, nel periodo gennaio-giugno di quest’anno, secondo l’Istat, il surplus manufatturiero italiano verso i Paesi extra-Ue ha toccato il record storico di 61,1 miliardi di euro, di ben 20 miliardi superiore a quello dell’analogo periodo del 2022. Un successo a cui hanno contribuito un po’ tutti i settori che consentono all’Italia, secondo l’Unctad, di vantare l’export più differenziato al mondo in termini di prodotti, cioè di avere un commercio estero non schiacciato su poche grandi specializzazioni.
Per esemplificare, nei primi sei mesi di quest’anno, il surplus commerciale italiano per i macchinari e apparecchi meccanici con i Paesi extra-Ue ha toccato i 19,5 miliardi di euro, quello per i farmaci i 9,1 miliardi, quello della moda gli 8,5 miliardi, quello degli alimentari e bevande i 7,3 miliardi. Seguono i mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli con 5,4 miliardi, gli autoveicoli con 3,1 miliardi, senza dimenticare i mobili con 2,5 miliardi, le piastrelle ceramiche e marmi con 1,9 miliardi, gli apparecchi elettrici con 1,3 miliardi e gli articoli in gomma e materie plastiche con 1 miliardo.
Tornando al confronto internazionale, sul piano settoriale è da rilevare che la quota dell’Italia nell’export europeo verso i Paesi extra-Ue è salita per gli alimentari e bevande dal 9,5% del 2013 all’11,3% del 2022. Nello stesso periodo la quota del nostro maggiore concorrente in questo settore, la Francia, è scesa dal 19,2% al 17,2 per cento.
Nella meccanica-mezzi di trasporto in dieci anni l’Italia è passata dal 10,1% al 10,7% guadagnando 6 decimali, mentre il nostro maggiore rivale, la Germania, perdeva 2,2 punti percentuali. Analogamente, nell’aggregato altri prodotti manufatti (che comprende, oltre agli articoli in materie plastiche ed altri prodotti anche moda e mobili), la quota dell’Italia nell’export verso i Paesi extra-Ue è progredita dal 2013 al 2022 dal 17,1% al 17,3%, aumentando di due decimali, mentre quella della Germania nostro principale concorrente è scesa di 1,2 punti percentuali. Degno di nota è anche il progresso dell’Italia nella chimica-farmaceutica, settore in cui la nostra quota nell’export europeo verso i Paesi extra-Ue è cresciuta negli ultimi dieci anni dal 7,1% al 7,5% con un progresso di 4 decimali.
In conclusione, in questa estate avara di liete notizie dal punto di vista economico, con l’Europa e l’Italia in stagnazione, strette nella morsa dell’inflazione e degli alti tassi di interesse, ci rimane la consapevolezza e la soddisfazione di esserci riposizionati saldamente nel settore manifatturiero su profili di elevata competitività, innovazione e differenziazione.
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