rapporto sul 2018

Tasse, Italia al settimo posto tra i Paesi Ocse. Francia la più tartassata

Parigi si mantiene al 46,1% del Pil, secondo i dati provvisori dell’annuario "Revenue Statistics" dell’Ocse. In seconda posizione, con un fisco pari al 44,9% del Pil, si piazza nuovamente la Danimarca, dopo essere stata al vertice della graduatoria ininterrottamente dal 2002 al 2016

di Giuliana Licini

(MarcoBagnoli Elflaco - Fotolia)

3' di lettura

L’Italia è al settimo posto tra i Paesi industrializzati per la pressione del fisco che nel 2018 è stata pari al 42,051% del Pil, con un piccolo miglioramento rispetto al 2017, quando l’incidenza era al 42,13% e la poneva in sesta posizione tra i 36 Paesi aderenti all’Ocse.

Al primo posto nella non invidiabile classifica resta la Francia, che si mantiene al 46,1% del Pil, secondo i dati provvisori dell’annuario "Revenue Statistics" dell’Ocse.

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La Danimarca si conferma seconda
In seconda posizione, con un fisco pari al 44,9% del Pil, si piazza nuovamente la Danimarca, dopo essere stata al vertice della graduatoria ininterrottamente dal 2002 al 2016. Seguono il Belgio (44,8%), la Svezia (43,9%), la Finlandia (42,6%), e l’Austria (42,18%) che sorpassa l’Italia rispetto al 2017.

Il Lussemburgo è al 40%, la Norvegia al 39%, la Grecia e l’Olanda sono al 38,7%, davanti alla Germania con il 38,2%. Tra gli altri maggiori Paesi, la Spagna è al 34%, il Regno Unito al 33,5%, la Svizzera al 27,9% e gli Stati Uniti al 24,3%. Il fisco più leggero resta quello del Messico, al 16,1% del Pil, preceduto da Cile (21%) e Irlanda (22,3%). La media Ocse è del 32,26%, sostanzialmente invariata rispetto al 2017 (34,24%).

L'Italia ha registrato un picco delle tasse nel 2012
L’Italia ha registrato un picco della tassazione nel 2012, quando era pari al 43,9% del Pil, poi la percentuale è gradualmente diminuita, ma sempre restando ben al di sopra della media Ocse.

Andando più indietro nel tempo, per contro, nel 1965 l’incidenza del fisco tricolore era pari al 24,7% del Pil, 0,2 punti sotto la media dei Paesi industrializzati.

L’incremento più rilevante in Corea
Tra i 34 Paesi per cui sono disponibili i dati 2018, il rapporto tra tasse e Pil ha registrato un aumento in 19, per effetto di un aumento nominale delle tasse maggiore dell’aumento nominale del Pil ed è diminuito negli altri 15.

L’incremento più rilevante rispetto al 2017 è avvenuto in Corea (+1,5 punti al 28,4%) per maggiori entrate da tasse societarie dopo un aumento dell’aliquota al 27,5% dal 24,2% e in Lussemburgo (+1,3%), per maggiori entrate da tasse sui redditi sia personali sia societari.

Il calo più ampio è appannaggio degli Usa (-2,5 punti), per effetto delle riforme che hanno abbassato l’aliquota per le società al 25,8% dal 38,9% e hanno ridotto anche il cuneo fiscale sui salari.

Il fisco si è alleggerito anche in Ungheria (-1,6 punti) e in Israele (-1,4 punti al 31,1%). Allungando lo sguardo temporale, il rapporto tasse/Pil del 2018 risulta in aumento in 26 Paesi Ocse rispetto al 2008, con gli incrementi più significativi in Grecia (+6,9 punti) e Repubblica Slovacca (+4 punti). In Italia l’incremento del decennio è contenuto a 0,34 punti, ma sempre su alti livelli.

Rispetto al 2008, le tasse sono diminuite di oltre 6 punti percentuali in Irlanda e sono calate di quasi 3 punti in Ungheria e di 2,3 in Norvegia. Se poi si fa il confronto con il 1965 l’aumento medio nell’Ocse è di 10 punti percentuali, dal 24,9% del Pil al 34,2% dello scorso anno.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

Per approfondire:
Fisco, in tasse il 59% dei profitti delle imprese
Le tasse (fuori mercato) sui produttori, emergenza dimenticata


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