dote da 2,7 milioni di euro

Da Serra al re del cioccolato Venchi, chi finanzia il nuovo partito di Renzi

Per i nuovi gruppi parlamentari l’ex premier potrebbe incassare 2,2 milioni di euro (sottraendoli al Pd). I comitati di azione civile hanno finora raccolto 510mila euro. Il precedente di Open: contributi per 6,7 milioni di euro

di Riccardo Ferrazza

Da Serra a Venchi, chi finanzia «Italia viva» di Renzi

3' di lettura

Ormai della nuova creatura di Matteo Renzi si sa quasi tutto: si chiamerà «Italia viva», potrebbe contare su 40 parlamentari (25 deputati e 15 senatori secondo le stime del suo ideatore) e continuerà a sostenere il governo di Giuseppe Conte. D a aggiungere, però, che per la sua attività, il movimento dell’ex premier potrà contare su una dote finanziaria di circa 2,7 milioni di euro, tra i contributi di Camera e Senato assicureranno ai gruppi parlamentari (2,2 milioni) e donazioni finora ricevute dai Comitati di azione civile (mezzo milione), il “motore” renziano erede di Open, la fondazione che ha accompagnato l’ascesa politica di Renzi (dalla “rottamazione” a Palazzo Chigi) raccogliendo in cinque anni ben 6,7 milioni di euro. Tra i sostenitori dei Comitati Daniele Ferrero (Venchi), Davide Serra e Lupo Rattazzi.

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Il contributo del Parlamento
Con la costituzione di propri gruppi con parlamentari fuoriusciti dal Pd, il partito dell’ex presidente del Consiglio avrà diritto alla propria quota di contributo sottraendo risorse ai democratici. Nel Bilancio previsionale della Camera per il 2019 è indicato la somma complessiva di 30,97 milioni di euro, vale a dire 49.158 euro per ciascuno dei 630 deputati. Se i “renziani” di Montecitorio fossero alla fine 25, come assicura l’ex sindaco di Firenze, il gruppo avrebbe diritto a incassare 1,23 milioni di euro. Identico calcolo varrebbe per il Senato, dove però non è affatto scontato che Renzi riesca a formare propri gruppi: a impedirlo è il nuovo regolamento che vieta la nascita di componenti per partiti che non si sono presentati alle elezioni. Nel 2018 il trasferimento ai gruppi di Palazzo Madama è stato di 22,07 milioni di euro (68mila euro per ogni senatore): i potenziali 15 senatori renziani (che siederebbero nel gruppo Misto) riceverebbero contributi per un milione di euro.

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Le donazioni ai Comitati azione civile
Quella parlamentare non è l’unica fonte di finanziamento per «Italia viva». Il movimento renziano potrà contare anche sulle contribuzioni volontarie che sono finora giunte nelle casse dei Comitati di azione civile , l’iniziativa lanciata da Matteo Renzi alla Leopolda dello scorso anno per contrastare il governo giallo-verde e che si sono rivelati preludio al suo nuovo partito (nonostante le smentite dell’epoca). Sul sito, alla sezione Trasparenza , è possibile consultare l’elenco delle contribuzioni suddivise per mese a partire da gennaio 2019 (vale a dire da quando è entrata in vigore la legge “spazzacorrotti” che impone alla fondazioni politiche di rendere pubblici i finanziamenti ricevuti con valore supriore ai 500 euro). Finora l’assegno più consistente è quello da 100mila euro versato da Daniele Ferrero, azionista principale, presidente e amministratore delegato della Venchi di Castelletto Stura (Cuneo), produzione di cioccolato. Tra in contributori “forti” compare Davide Serra (90mila euro), fondatore di Algebris, che era stato uno dei principali donatori di Open, la prima fondazione renziana che, tra il 2012 e il 2018 (quando è stata archiviata) ha raccolto 6,7 milioni di euro . E poi Lupo Rattazzi, presidente della compagnia aerea Neos e figlio di Susanna Agnelli, con tre diversi “assegni” staccati nel trimestre giugno-agosto 2019, del valore totale di 60mila euro.

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