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Italian sounding, 10 prodotti di falso made in Italy scoperti alla fiera Anuga di Colonia

La denuncia di Federalimentare: imitazioni subito rimosse in una delle più importanti fiere dell’alimentare a livello mondiale. Il presidente Mascarino: «Fenomeno in calo grazie alla nostra azione».

di Emiliano Sgambato

Aggiornato il 13 ottobre 2023 alle ore 12.30

Tajani: occupare mercato Italian sounding con vero Made in Italy

3' di lettura

Prodotti alimentari che imitavano impropriamente quelli made in Italy, con richiami impropri al triclore e all’italianità. Esempi del cosidetto italian sounding che secondo le ultime stime vale circa 120 miliardi sottratti al vero made in Italy. Non so stati trovati sugli scaffali di qualche remoto supermercato in un altro continente, ma alla fiera Anuga di Colonia in Germania una degli eventi alimentari più importanti del mondo, dove dal 7 all’11 ottobre hanno partecipato più di 1.000 espositori italiani. Non si tratta di una novità assoluta, ma fortunatamente di un fenomeno in diminuzione, anche proprio grazie ai controlli messi in campo negli anni.

La denuncia dei falsi cibi italiani e la rimozione

La conferma arriva da Federalimentare: «Il contrasto al fenomeno dell’italian sounding e alle attività di contraffazione dei prodotti agroalimentari italiani alla fiera di Anuga 2023 si è rivelato pienamente efficace» .

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«Federalimentare, presente in fiera con il Desk Authentic Italian Check Point e coadiuvata dal team Indicam – comunica l’associazione delle industrie alimentari aderente a Confindustria – che si è avvalso della collaborazione dell’Associazione Italian Sounding con la sua task force di legali tedeschi, è riuscita ad individuare e a denunciare le dieci violazioni, che riguardavano principalmente la commercializzazione e la vendita di pasta. L’analisi, effettuata direttamente in fiera, ha evidenziato che gli alimenti si presentavano ai consumatori con richiami all’italianità, come il tricolore, descrizioni in lingua italiana e altre palesi imitazioni di tipo visivo, fonetico e di etichettatura. Il team di legali ha dunque provveduto a far ritirare i prodotti in questione dalla fiera e ha diffidato le ditte produttrici».

Federalimentare: la lotta al falso made in Italy dà frutti

«La nostra attività come industria che produce alimenti e bevande made in Italy ha da sempre fra le sue prerogative l’impegno a contrastare fenomeni distorsivi del mercato – spiega il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino –. Dopo anni di presenza costante della Federazione ad Anuga, con decine e decine di alimenti contraffatti scoperti e rimossi dal mercato, possiamo constatare che in questa edizione il numero di espositori che hanno provato a presentare prodotti alterati al pubblico, si è ridotto significativamente».

«Quest’anno – prosegue Mascarino – abbiamo dato un forte segnale di tutela del nostro made in Italy facendo ritirare dall’esposizione tutti e dieci i casi di Italian sounding nel settore della pasta. È inoltre molto significativo che non siano stati riscontrati casi di contraffazione in settori dove in passato il fenomeno era diffuso, come formaggi, salumi, sughi e conserve di pomodoro. Si tratta di un’ottima notizia, che premia il grande lavoro svolto negli ultimi anni sul tema da Federalimentare a difesa dei produttori italiani.È comunque evidente che il nostro impegno contro l’Italian sounding non si ferma alla Fiera di Anuga. La nostra azione sarà sempre più forte su tutti i mercati europei e internazionali, a tutela degli interessi della nostra industria alimentare e dei consumatori».

Per il Presidente di Inidicam Mario Peserico, «questo risultato conferma il ruolo operativo di Indicam nella tutela concreta del pregio dell’italianità nei confronti di indebite usurpazioni, grazie al contributo significativo e della competenza tecnica dei professionisti nostri associati».

Rimozione per la pubblicità del «parmesan»

Anche il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha denunciato un falso e ottenuto un pronto intervento delle autorità tedesche. «Non è la prima volta che un fake Parmesan arriva anche nell’Ue – scrive il Consorzio in una nota – dove non può assolutamente essere commercializzato né pubblicizzato. In questo caso specifico il prodotto (un formaggio grattugiato americano recante il termine Parmesan) è stato esibito su un pannello pubblicitario. Inizialmente il Consorzio ha chiesto e ottenuto l’intervento delle Autorità tedesche, preposte ai controlli ufficiali, che hanno richiesto all’azienda americana di oscurare il termine “Parmesan” presente nel totem pubblicitario. Dopo ulteriori verifiche e appurando che l’azienda non aveva provveduto all’oscuramento, il Consorzio ha presentato un ricorso cautelare inaudita altera parte avanti al Tribunale di Colonia che in tempi molto rapidi ha emesso un provvedimento di inibitoria, con il divieto per l’operatore di pubblicizzare in Germania formaggio con la denominazione Parmesan».

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