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Italiana Coke rivende elettricità all’industria

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di Raoul de Forcade

Cogenerazione. L'impianto aziendale è stato costruito nell'ormai lontano 1985

3' di lettura

Fornire elettricità autoprodotta sia ai propri clienti di filiera, come già sta facendo con C2Mac, sia ad altre imprese della Val Bormida (nel savonese). È questo l’obiettivo di Italiana Coke, azienda ligure con sede a Genova e impianti a Cairo Montenotte, che produce carbon coke dalla lavorazione di carbone importato dagli Usa.

A spiegare il progetto nei dettagli è Paolo Cervetti, ad dell’impresa che, nei mesi scorsi, ha firmato un accordo con C2Mac, gruppo creato dal Fondo italiano d’investimento, che è partito dall’acquisto della Italiana Fonderia di Montorso e sta aggregando altre realtà italiane del settore, con l’intento di creare un polo di fonderie di qualità. Montorso era già un cliente storico della società guidata da Cervetti, che gli vendeva il coke; ma la nuova intesa sottoscritta prevede che l’azienda savonese fornisca a C2Mac anche energia elettrica. Il contratto si realizza con l’intervento di un terzo attore, cioè Axpo, in qualità di fornitore dei servizi necessari per la consegna dell’energia a C2Mac. Il Power purchase agreement (Ppa) sottoscritto garantisce, a quest’ultima, un contratto pluriennale per la fornitura di energia elettrica prodotta dai gas di scarto di Italiana Coke, recuperati dal ciclo produttivo.

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«Già dal 1986 - sottolinea Cervetti - la nostra azienda produce energia elettrica, oltre che coke. Per proteggere l’ambiente, infatti, da allora incapsuliamo il gas che deriva dalla creazione del coke (che si ottiene mettendo il carbone in camere di combustione a oltre 1.400 gradi, ndr), lo puliamo e lo trasformiamo in modo che una parte può essere reimpiegata nel processo di produzione per riscaldare il carbone, mentre l’altra, in eccesso, viene convogliata in una centrale di cogenerazione che abbiamo costruito nel 1985. Qui, una batteria da nove motori a gas fa girare delle turbine e produce energia elettrica. Riusciamo a generare 150 milioni di chilowattora ogni anno. Grazie a questo procedimento non compriamo elettricità né gas dal mercato: Italiana Coke è autosufficiente, utilizzando, quanto a elettricità, 30 milioni di chilowattora l’anno. Non solo; da quasi un quarantennio immettiamo nella rete nazionale l’energia elettrica che ci avanza, cioè circa 120 milioni di chilowattora l’anno. È stata Enel, all’inizio, a chiedercela, poi l’abbiamo venduta a Duferco Energia e oggi facciamo lo stesso con Axpo. La nostra fornitura è di particolare interesse per i distributori di energia, perché ha un flusso stabile: produciamo 24 ore al giorno sette giorni su sette».

La situazione è diventata più complessa, prosegue Cervetti, «nel post Covid, quando le aziende hanno ripreso a produrre in grande quantità per recuperare gli effetti del lockdown e il prezzo dell’energia ha iniziato a salire. La guerra tra Russia e Ucraina ha fatto, poi, schizzare i prezzi e si è passati da un prezzo dell’energia paria a 60 euro a megawattora a un picco di 390 euro a megawattora. Per far fronte a questa situazione, che non dava più certezze sui costi energetici, abbiamo delineato una strategia: vendere un terzo, dei 120 chilowattora in esubero, nel breve periodo; un altro terzo nel medio, cioè con contratti a sei, dodici o diciotto mesi; e ancora un terzo nel lungo periodo. Axpo, però, poteva appoggiare la nostra strategia, sotto il profilo degli acquisti, solo per il breve e medio, mentre non riusciva garantirci, al pari degli altri operatori del mercato, un prezzo di acquisto determinato a tre anni, cioè per il lungo periodo. Abbiamo capito che gli unici che avevano le nostre stesse esigenze per la fornitura dell’energia erano gli industriali. Così abbiamo trovato un accordo con C2Mac che, a sua volta, aveva bisogno di garanzie anche per il prezzo del coke. Axpo è entrata nell’intesa come distributore: fa il lavoro di sovrastruttura, commerciale e tecnico, prendendo una commissione. Ma il prezzo dell’energia lo abbiamo stabilito noi con C2Mac».

Visto, poi, che il gruppo ha acquisito solo un terzo dell’elettricità destinata da Italiana Coke alla vendita di lungo periodo, conclude Cervetti, «intendiamo vendere il rimanente ad altre industrie. Abbiamo numerose richieste, anche dall’estero. Ma abbiamo deciso strategicamente di vendere ad altri soggetti italiani nostri clienti, che fanno parte della nostra filiera o ad altre aziende della Val Bormida, che è un’area di crisi complessa. Anche perché, nell’ecosistema della valle, Italiana Coke è spesso vista come un’azienda “sporca” perché movimenta carbone. E riteniamo che dando una mano, con la fornitura di energia, ad aziende in crisi o anche ai Comuni della zona, si possa creare una win win situation».

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