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Itare, intesa con la Costa d’Avorio a supporto di allevamento e agricoltura: progetti per 200 milioni

La società che si occupa dello sviluppo di iniziative commerciali e industriali firma un protocollo biennale per le attività del Ministero delle Risorse Animali ed Ittiche

di Alberto Magnani

2' di lettura

Un protocollo biennale per il supporto delle attività del Ministero delle Risorse Animali ed Ittiche della Costa d’Avorio, in un “pacchetto” di progetti dal valore di 200 milioni di euro. È l’accordo sottoscritto dal ministro ivoriano Sidi Tiémoko Toure e Itare, sigla di Italian Resources, una società che si occupa sviluppare iniziative commerciali ed industriali in una decina di paesi dell’Africa subsahariana.

L’intesa si accoda a un progetto da 74 milioni di euro per sviluppo di tecnologie e infrastrutture nel settore avicolo, già avviato da Itare insieme a Rota Guido, SB Impianti, Banca Intesa Sanpaolo, Sace e altre 10 imprese nel ruolo di sub-fornitori. Da Itare fanno sapere che sono in corso «discussioni avanzate» per altri progetti sia nel settore avicolo sia nel settore lattiero caseario, ma non possono offrire dettagli sulle società coinvolte.

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L’obiettivo è favorire la filiera interna nella Costa d’Avorio

Itare, nata sette anni fa, è guidata da Raoul Ascari, Riccardo Fanelli e Giorgio Traietti e ha chiuso il 2021 con ricavi per 725mila euro e un utile di 9mila. La società conta su una presenza diretta in Kenya, Uganda, Tanzania, Senegal, Costa d'Avorio, Ghana e Camerun, un bilancio che sale a 12 paesi a sud del Sahara se si considerano anche i partner esterni.

Il portafoglio include progetti di filiera nel settore dell'agroindustria e dell'allevamento, realizzati anche con lo schema dei cosiddetti PPP (Public-Private-Partnership, partnership pubbliche e private), oltre a iniziative di sviluppo per le esportazioni delle imprese italiane e servizi di assistenza alle istituzioni finanziarie. La collaborazione con la Costa d’Avorio rientra nella strategia del paese sul potenziamento di agricoltura e allevamento, con l’obiettivo di sviluppare una filiera interna e affrancarsi da un approvvigionamento appeso, oggi, alle importazioni.

L’economia ivoriana è proiettata dal Fondo monetario internazionale a una crescita del 6,5% nel 2023, dopo aver corso a ritmo del +8,2% fra 2012 e 2019 e aver scampato la recessione anche nell’anno del Covid (+2%). Il debito pubblico è cresciuto a ritmo costante fino al 56% toccato nel 2022, ma si proietta a una discesa ed «è sostenibile sul fronte della quota estera» spiega il presidente Raoul Ascari, a margine della firma siglata alla sede romana di Assafrica-Confindustria.

Il paese è noto come uno dei principali produttori di cacao al mondo, con volumi pari a oltre 2,2 milioni di tonnellate nel 2022 e un’incidenza sul mercato globale che raggiunge, in coppia con il Ghana, il 65% delle forniture mondiali. Al tempo stesso, i rifornimenti alimentare dipendono dalle importazioni, pari a una quota di circa il 22% sul totale delle merci in ingresso nel 2020. La priorità degli investimenti nel paese va, non a caso, al «settore agro-industria, che poi può essere esteso a quello della meccanica e della catena del freddo - dice Ascari - Ci attendiamo di fare un follow-up per la costruzione di una catena del valore».

Riproduzione riservata ©
  • Alberto MagnaniRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: inglese, tedesco

    Argomenti: Lavoro, Unione europea, Africa

    Premi: Premio "Alimentiamo il nostro futuro, nutriamo il mondo. Verso Expo 2015" di Agrofarma Federchimica e Fondazione Veronesi; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"

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