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Iva: Italia senza rivali in Ue per evasione, perde 33 miliardi

di Cesare Romano

Nell'Ue evasione Iva per oltre 147 miliardi: Italia in testa con quasi 36 miliardi

4' di lettura

L’Iva intra-Ue non si smentisce e si riconferma territorio prediletto dalle frodi fiscali, e dai loro autori. Infatti, secondo l’elaborato che la Commissione europea oramai pubblica da anni, anche nel 2017 i Paesi-membri dell’Ue hanno perso 137 miliardi di euro di gettito proveniente dall’imposta sul valore aggiunto (Iva) non riscossa né versata. Si tratta del cosiddetto “divario dell’Iva”, o Vat tax-gap, ovvero, la differenza tra il gettito Iva atteso e l’importo che effettivamente termina la sua corsa nelle casse dei differenti erari nazionali.

In realtà, il “divario” si è sottilmente ridotto rispetto agli anni precedenti, ma permane molto elevato. Un differenziale che rilancia sull’agenda fiscale europea due nodi da sciogliere: il primo, quello dell’attuazione di una riforma globale delle norme dell’Ue in materia di imposta sul valore aggiunto, come peraltro già proposto dalla Commissione; il secondo, il potenziamento della cooperazione tra gli Stati membri al fine di contrastare le frodi dell’Iva e rendere più agevoli e funzionali le norme per le imprese e gli operatori commerciali che operano nella legalità. Per paradosso, il tax-gap dell’Iva intra-Ue fa risaltare l’efficacia delle misure di controllo e di monitoraggio dell’Iva applicate in ciascuno Stato membro, in quanto consentono di elaborare una stima sufficientemente puntuale della perdita di gettito dovuta alle frodi, all’evasione, all’elusione fiscale, ai fallimenti, alle insolvenze finanziarie e anche ad eventuali errori di calcolo. Peccato che non vi sia la stessa puntualità nel porre un freno deciso al fenomeno.

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I numeri in dettaglio e il triste primato italiano - Nel 2017 è stata la Romania a far registrare il maggiore divario dell’Iva a livello nazionale, con una perdita del 36 % delle entrate totali. In seconda posizione la Grecia (-34%) e la Lituania (-25%). Scostamenti minori, invece, sono stati riscontrati in Svezia, in Lussemburgo e a Cipro, dove in media la perdita ha riguardato solo l’1% del gettito Iva complessivo. Comunque, in termini assoluti, il tax-gap Iva più elevato, pari a circa 33,5 miliardi di euro, è stato registrato ancora una volta in Italia, e questo nonostante in termini relativi vi sia stata una diminuzione del 2% rispetto al passato. Comunque, è corretto ricordare come nel 2013 il gap Iva italiano fosse sopra i 40miliardi di euro l’anno e come, nel corso del periodo 2013-2017, si sia andato assestando intorno ai 30miliardi di euro, 33 miliardi nel 2017. Una cifra eccessiva, troppo corposa, ma la discesa che si segnala fa sperare in un trend che potrebbe regalare alla casse dello Stato, e al suo bilancio, mediamente 3 miliardi l’anno di recupero; per esempio nell’anno in corso gli ottimisti parlano di 4 miliardi di euro di minore evasione e quindi di maggior gettito.

Paese che vai evasione Iva che trovi – Le perdite di gettito calcolate dai singoli Stati membri variano in modo significativo. In particolare, il tax-gap dell’Iva è diminuito in 25 Stati membri e aumentato in tre. Malta la più virtuosa, tanto da registrare un calo di ben 7 punti percentuali rispetto a quanto segnalato dal precedente elaborato. A seguire la Polonia, -6 punti percentuali, e Cipro, -4 punti percentuali, due Paesi che hanno quindi diminuito sensibilmente la perdita dell’Iva. Anche altri sette Stati membri, ossia Slovenia, Italia, Lussemburgo, Slovacchia, Portogallo, Repubblica Ceca e Francia, hanno ottenuto risultati soddisfacenti, riducendo il loro divario dell’Iva di oltre 2 punti percentuali. Al contrario, il tax-gap dell’Iva è aumentato notevolmente in Grecia (+2,6%) e in Lettonia (+1,9%) e, in misura marginale, in Germania (+0,2%).

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Prima e dopo - In termini puramente nominali, nel 2017 il divario dell’Iva in Europa si è attestato su 137,5 miliardi di euro, mettendo quindi a segno una riduzione di 8 miliardi analoga a quella di 7,8 miliardi registrata nel 2016. In sostanza, nel 2017 il divario dell’Iva è stato pari all’11,2% del gettito totale dell’Iva nell’Ue, mentre nel 2016 il tax-gap s’era attestato al 12,2% dell’anno. Esiste quindi una effettiva tendenza al ribasso della percentuale di Iva evasa che dura oramai da ben cinque anni, tuttavia l’ammontare totale delle risorse e del gettito mancante nelle casse dei singoli Stati permane troppo elevato.

La novità del nuovo studio, possibile leggere anche il trend del 2018 - La relazione sul divario dell’Iva pubblicata dalla Commissione si concentra sul 2017, trattandosi del periodo più recente per il quale sono disponibili dati completi sui conti nazionali e sulle risorse proprie. Ad ogni modo, l’elaborato realizzato quest’anno introduce un elemento di novità. Si tratta di un esercizio di previsione che fornisce le cosiddette “stime rapide” per l’anno che precede l’anno di pubblicazione, ossia il 2018. Ebbene, secondo queste stime rapide, il divario dell’Iva continuerà con ogni probabilità la tendenza al ribasso, tanto che nel 2018 scenderà al di sotto della soglia di 130 miliardi di euro, mentre in percentuale si dovrebbe assestare al 10% del totale Iva. Tuttavia, nonostante la discesa del livello di evasione, per conseguire progressi più significativi e duraturi servirà una profonda riforma del sistema dell’Iva che lo renda più resistente alla frode. Al riguardo però, le proposte fino ad ora sul tappeto, volte a introdurre un sistema dell’Iva definitivo e favorevole alle imprese, sono ancora in fase di discussione. In sostanza, gli Stati parlano e dibattono, mentre miliardi di euro continuano ad andare persi a causa di pratiche illegali, come le frodi carosello, o per effetto di palesi incongruenze nel sistema di regole che sovrintende all’applicazione dell’Iva.

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