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I «vini» italiani con poco alcol (o senza) sfondano negli Stati Uniti

Nel 2023 più di un terzo (387 milioni) degli acquisti di vino italiano nella Gdo Usa è stato per prodotti a bassa gradazione. Dealcolati +31% sul 2022. L’azienda Stella Rosa con gli aromatizzati è passata dal milione di casse del 2015 ai 7,2 milioni del 2021

di Giorgio dell'Orefice

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3' di lettura

Corrono forte i vini “NoLo”. Un neologismo che indica i vini senz’alcol (No alcol) o a bassa gradazione (Low alcol). E corrono con modalità davvero sorprendenti o meglio, che coinvolgono l’Italia, in maniera inattesa.

Negli Stati Uniti, primo mercato al mondo per consumi di vino, secondo i dati messi a punto Osservatorio economico dell’Unione italiana vini nei primi 9 mesi del 2023 più di un terzo degli acquisti di vino italiano nel canale della grande distribuzione Usa è costituito da prodotti che, per la legge italiana, neanche si potrebbero chiamare “vino”. Non solo. Più di un terzo delle vendite è realizzato da una sola azienda che si trova sì in Italia, in Piemonte, ma è di proprietà Usa.

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Dall’Italia il «NoLo» che nemmeno si può chiamare vino

Ma vediamo i dati. Nei primi 9 mesi dell’anno sugli scaffali dei supermercati Usa sono stati venduti vini italiani per 906 milioni di euro (una quota non esaustiva delle esportazioni made in Italy visto che manca il dato della ristorazione che però in termini di fatturato è molto inferiore a quello della Gdo). Di questi 906 milioni di euro oltre il 42% ovvero 387 milioni di euro sono realizzati da vini NoLo.

La italo-californana Stella Rosa

Di questa fetta, la quasi totalità (341 milioni) è appannaggio di un’unica azienda: Stella Rosa etichetta che fa capo alla californiana Riboli Family Wines. Stella Rosa propone un’ampia gamma di vini semidolci e frizzanti nonché vini analcolici proposti in sempre nuovi formati.

«I nostri consumatori vogliono cose nuove oltre i vini tradizionali» è uno dei loro slogan. L’azienda produce soprattutto vini aromatizzati a bassa gradazione, anche da uve “piemontesi” come Brachetto o Moscato ed è passata dal milione di casse del 2015 ai 7,2 milioni del 2021. Anni in cui ha messo a segno un tasso medio annuo di crescita del 41%. «Nel 2020 – spiegano all’Osservatorio Uiv – Stella Rosa ha registrato una domanda così elevata che alcuni vini di punta sono andati esauriti. Come quando ha lanciato i vini in lattina monodose le scorte sono state esaurite in meno di un mese».

Anche Cavit sul mercato Usa

Al secondo posto nel segmento dei vini NoLo made in Italy sul mercato Usa Roscato Wine vini rosso dolce prodotto dalla cooperativa trentina Cavit. Un’etichetta che è seconda ma solo sulla carta perché con un’unica referenza ha realizzato, in nove mesi, un giro d’affari negli Usa di 43,5 milioni di euro. Anche questi numeri da capogiro.

Le norme italiane e nessuna «legge di purezza» in Usa

Insomma, un terzo del fatturato dell’export italiano di vino è realizzato da prodotti che per la legge italiana neanche si potrebbero chiamare vino. Il Testo Unico sul Vino (legge 238 del 2016) prevede infatti che perché un prodotto si possa chiamare vino debba avere un titolo alcolometrico minimo (ovvero un contenuto di alcol) non inferiore a 8 gradi. Va però chiarito: non c’è nulla di illegale in tutto questo. Tali prodotti, con gradazione inferiore agli 8 gradi, non sono commercializzati in Italia ma sono esportati in mercati, come appunto gli Stati Uniti, dove non sussiste una “legge di purezza” simile a quella italiana.

A chiudere lo scenario dei vini NoLo italiani negli Usa il segmento dei dealcolati o alcol free. Una nicchia che ha sfiorato nei primi 9 mesi del 2023 nella Gdo Usa i 3 milioni di euro segnando però un progresso del 31% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il totale settore dei vini senz’alcol alcol negli Stati Uniti ha raggiunto un giro d’affari di 41,7 milioni di euro in crescita del 22 per cento.

Unione italia vini: un fenomeno su cui riflettere

Insomma, mentre in Italia esultiamo per i grandi risultati registrati dal vino convenzionale e certificati dall’annuale classifica di Wine Spectator – che nel 2023 ha premiato ancora una volta un vino italiano (il Brunello di Montalcino di Argiano), eletto miglior vino al mondo – la realtà del mercato segnala che sono in atto trend importanti relativi a prodotti non convenzionali.

«Colpisce – ha commentato il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti – il peso assunto sul mercato Usa da Stella Rosa, il brand statunitense che commercializza prodotti low alcol con aromi alla frutta provenienti dall’Italia e in particolare dal Piemonte. Un fenomeno che deve far riflettere la nostra filiera, perché è la sintesi delle potenzialità multitarget del vino in una fase di forte transizione dei trend di consumo. Il modello italiano – ha aggiunto Castelletti – rimane chiaramente quello tradizionale dell’alta qualità e del sistema delle denominazioni, ma ciò non esclude l’apertura verso forme produttive più “laiche”, con “contaminazioni” che assecondino una domanda giovane sempre più disimpegnata e spesso attenta al grado alcolico. Il player statunitense, sfruttando anche il brand Italia, negli ultimi 7 anni ha aumentato il proprio business del 500% e non è certo un caso».

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