Iwg, guardare ai risultati e non alle ore cambia spazi, tempi e profili professionali
Secondo l’ultimo report Iwg, non è stata solo la pandemia. Anche la tecnologia, i nuovi modelli di concepire produttività e sostenibilità hanno cambiato il modo di fruire gli spazi di lavoro, l’orario “d’ufficio” e condizionato il recruitment dei giovani (che il lavoro ibrido lo danno per scontato)
di Laura Dominici
3' di lettura
Il mondo del lavoro nel 2023 cambierà ancora pelle. Già fortemente influenzato dall’avvento del lavoro ibrido, sarà sottoposto ad ulteriori cambiamenti determinati dall’innovazione e dalla tecnologia. Anche nuove correnti di pensiero legate ai temi della sostenibilità, della produttività e del recruitment condizioneranno la sua fisionomia. È quanto emerge dal white paper realizzato da Iwg, società specializzata negli spazi di lavoro flessibili – presente in Italia con i brand Regus, Copernico, Spaces, Signature e HQ – che ha analizzato le principali tendenze del settore.
Il focus sui risultati
Nel futuro a breve termine – emerge dalla ricerca – i risultati conteranno più delle ore di lavoro e nel post Covid la mentalità delle aziende sta cambiando. Si focalizzano sul raggiungimento degli obiettivi piuttosto che sulle ore trascorse al lavoro. Una situazione che ha portato anche a sperimentare nuovi modelli organizzativi, tra cui la settimana di 4 giorni lavorativi.
Secondo un sondaggio di Iwg, il 55% dei professionisti della generazione Z si aspetta addirittura che possa diventare la norma nei prossimi anni.
È una policy sempre più diffusa, poi, quella di permettere ai dipendenti di lavorare dovunque vogliano. Si stima che i nomadi digitali nel mondo siano già più di 35 milioni. Un numero destinato a crescere, considerando che sono in aumento le aziende che offrono questa policy e secondo gli ultimi studi di Iwg, due terzi dei lavoratori ritiene che poter scegliere dove lavorare possa migliorare le performance.
Diventano sempre più attrattive le piccole città e i sondaggi evidenziano quanto le persone vogliano lavorare vicino a dove vivono. Un'indagine sulla generazione Z (che entro il 2025 rappresenterà più di un quarto della forza lavoro mondiale) rivela che l’85% vuole lavorare vicino a casa. Da sottolineare, poi, che le aziende sono sempre più propense a optare per modelli “a raggiera”, ovvero per sedi centrali più contenute affiancate da più sedi satellite, ubicate in prossimità delle aree di residenza della forza lavoro.
Gli uffici iniziano a farsi largo anche nel metaverso e alcune organizzazioni stanno già iniziando a sviluppare i propri spazi virtuali dove organizzare sessioni di training, incontri, eventi o semplici occasioni di confronto. Alcuni sono accessibili da laptop, altri anche tramite tecnologia VR.
Sostenibilità in primo piano
La sostenibilità è in cima all’agenda delle aziende di tutto il mondo. Chi è proprietario di uno spazio di lavoro si sta adoperando per apportare le migliorie necessarie a renderlo il più sostenibile possibile e chi deve sottoscrivere un affitto opta per soluzioni con il minor impatto ambientale. In tutto questo gioca un ruolo anche l’intelligenza artificiale e l'analisi dei dati, che possono aiutare a sviluppare spazi funzionali e a impatto ridotto.
Nuove figure in arrivo
Si segnala, inoltre, l'introduzione di una nuova figura professionale, quella del chief purpose officer. La responsabilità ambientale e sociale, in particolare, è centrale per questi professionisti. E avere un “purpose” sarà sempre più importante, tanto più che tra la generazione Z, un terzo dei lavoratori lascerebbe il lavoro se i valori aziendali non rispecchiassero i propri. Di conseguenza gli asset Esg sono cresciuti del 30% negli ultimi 5 anni. Il ruolo di benefit e formazione Per trattenere i talenti le aziende dovranno sempre più puntare su benefit e formazione. Recentemente uno studio Iwg ha rilevato che per il 70% degli impiegati del Regno Unito il pacchetto dei benefit offerti dall'azienda per la quale si lavora riveste un ruolo di crescente importanza.
Negli Stati Uniti un sondaggio promosso su mille responsabili HR ha sottolineato come l’88% ritenga che il turnover possa essere ridotto con benefit più appetibili. La formazione e il “re-skilling” rappresentano un incentivo ugualmente importante. Sono in aumento, infine, i lavoratori che contano su più flussi di entrate, spesso derivanti da occupazioni diverse. Allo stesso modo molte grandi aziende stanno iniziando a pensare a “lavori a progetto” anziché basati sul ruolo, con una forza lavoro che comprende dipendenti full time e supporto da parte di lavoratori freelance.
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