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Jeep Avenger, prova su strada della versione a benzina del suv urbano punta sullo stile

Al volante del nuovo B-Suv. Motore da 100 cavalli, design gradevole, agile in città ma il cambio è però manuale

di Mario Cianflone

3' di lettura

Personalità da vendere, un look aderente al DNA del marchio anche se sotto pelle la tecnologia è quella (ed è un bene) di origine Psa, anzi, Stellantis. Ecco Jeep Avenger, suv compatto del marchio Usa, lungo appena 4,08 metri, 16 cm in meno della non più giovane Renegade Made in Italy. Costruita in Polonia, sulla base della piattaforma Cmp, quella di Peugeot 208/2008, Opel Corsa e Mokka o Ds3 e altre vetture del gruppo che sono offerte in versione termica o elettrica. Questa architettura “multi energy” è stata aggiornata tant’è che la casa ha ribattezzato la piattaforma Stla Small (ovvero la entry level delle architetture modulari del gruppo euroamericano). Oggetto della nostra prova è la versione a benzina, disponibile solo in Italia e in Spagna mentre negli altri paesi è solo elettrica ed è la prima e-car firmata Jeep per l’Europa.

Jeep Avenger, le nostre foto della versione a benzina

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La vettura convince sin dal primo contatto. La baby Jeep, è spinta dal noto 3 cilindri turbo PureTech da 1.2 litri che eroga 100 cavalli e una coppia di 205 Nm. Si tratta di un’unità che Jeep battezzata Gse, acronimo di Global small engine, ma non ha nulla a che vedere con i propulsori Firefly / Gse utilizzati da, per esempio, Jeep Renegade o Fiat Tipo. Il motore è lo stesso della Peugeot 2008 e di altri modelli Psa/Stellantis.

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Il cambio è manuale a sei marce: un scelta anacronistica per un b-suv che ha ambizioni di essere cool e moderno. L’automatico non è neppure disponibile e questo genera una distanza siderale tra la versione a benzina e quella elettrica. Avenger idealmente non sostituisce la più grande Renegade ma nei fatti sarà inevitabile che la novità polacca toglierà un po’ di terreno alla non più giovane italiana. Torniamo alla vettura: Avenger prende il meglio delle consolidate soluzioni tecniche di Psa e le “jeepizza” sia nello stile sia nella funzionalità la vettura nonostante i pochi cavalli è svelta e agile. E poi ci sono i driving mode: Normal, Sport (qui c’è un po di brio) ed Eco (bassi consumi, circa 5.5 l/100 km, ma un po’ letargica). Visto che vuole essere una vera Jeep nonostante la trazione anteriore (che qui basta) ci sono le modalità: Sabbia, Neve e Fango. Insomma, il “vendicatore” è un simpatico «suvurbano», costruito con materiali non ricchi (tanta plastica dura) ma esibisce quel senso di leziosità spartana che fa tanto Jeep. E il Dna del marchio Usa è molto evidente in tutto il linguaggio stilistico della vettura. Capitolo spazio a bordo: davanti si sta molto comodi, dietro per viaggi brevi non ci può lamentare e il bagagliaio da 35o litri è ampio anche in relazione alle dimensioni. Gli interni ci sono piaciuti per coerenza stilistica e freschezza. Il sistema di infotainment fa leva su un display da 10.25 pollici dal quale si governa ogni funzione con l’ausilio dei pulsanti che attivano i menu, ma poi per regolare il clima, per esempio occorre armeggiare con i touch. Il navigatore di serie by TomTom in è inutile così come i comandi vocali Hei Jeep, ma per fortuna c’è Android Auto e Carplay wireless. La versione provata è quella top battezzata Summit che è molto equipaggiata (compreso keyless, ambient light, Acc) e costa 28.300 euro ma occorre aggiungere metalizzato bicolor (1.250) ed è consigliabile il valido sistema audio JBL da 1.000 euro. La gamma parte da, rispettivamente, 23 e 25 mila euro per gli allestimenti Longitude e Altitude.

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