Tribunale di Manhattan

JPMorgan contro Tesla per warrant scaduti: rivuole 162 milioni

«Tesla si è rifiutata di saldare il prezzo di esercizio contrattuale e di pagare per intero ciò che deve a JPMorgan», sostiene la banca. Torna a galla un vecchio conflitto con la Sec che ha tolto la presidenza a Musk

di Redazione Finanza

Finanza, Elon Musk vende 5 miliardi di dollari di azioni Tesla

3' di lettura

La prima banca americana per asset, JPMorgan Chase. ha fatto causa a Tesla chiedendo 162 milioni per una serie di transazioni di warrant su azioni risalenti al tentativo di breve durata del ceo Elon Musk di delistare la casa automobilistica. L’operazione risale al 2014 e serviva a mitigare il rischio che le azioni Tesla fossero diluite dall’emissione di banconote convertibili oltre che per effettuare alcune detrazioni fiscali, secondo quanto denunciato lunedì alla corte federale di Manhattan. Alla scadenza dei warrant, Tesla avrebbe dovuto a JPMorgan un pagamento di azioni o contanti se le sue azioni fossero state scambiate al di sopra di un certo prezzo di esercizio.

JPMorgan afferma che aveva la facoltà di adeguare il prezzo di esercizio in base a fattori tra cui la volatilità delle azioni di Tesla. La banca ha apportato due modifiche nell’agosto 2018, una dopo che Musk, il 7 agosto di quell’anno, ha scritto il celebre tweet sull’aver ottenuto finanziamenti per portare Tesla privata, e un’altra quando l’amministratore delegato ha abbandonato lo sforzo settimane dopo.

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La protesta di Tesla

Ora i warrant sono scaduti. «Anche se gli adeguamenti di JPMorgan erano appropriati - ha scritto la banca nella denuncia - e contrattualmente richiesti, Tesla si è rifiutata di saldare il prezzo di esercizio contrattuale e di pagare per intero ciò che deve a JPMorgan».Tesla ha scritto a JPMorgan nel febbraio 2019 per sostenere che gli aggiustamenti effettuati dalla banca sei mesi prima erano «irragionevolmente rapidi e rappresentavano un tentativo opportunistico di sfruttare i cambiamenti nella volatilità delle azioni di Tesla», secondo la denuncia. Ma JPMorgan afferma che Tesla non ha ribattuto in maniera convincente ai suoi calcoli e non ha obiettato ulteriormente negli ultimi due anni. Tesla non ha risposto a una richiesta di commento sulla causa.

La disputa riporta alle cronache uno degli episodi più controversi della storia di Musk. La Securities and Exchange Commission aveva citato in ceo e Tesla nel settembre 2018, sostenendo che Musk aveva commesso una frode sui titoli e che la società non aveva controlli adeguati sulla sua attività sui social media. Musk e Tesla hanno accettato di pagare un accordo da 20 milioni senza ammettere illeciti. Soprattutto, l’amministratore delegato è stato costretto a rinunciare al ruolo di presidente del consiglio di amministrazione per tre anni e Tesla ha accettato di far approvare in anticipo da un avvocato le informazioni materiali che Musk vuole comunicare agli investitori. Non è chiaro se sia andata così con il recente sondaggio su Twitter circa l’opportunità di vendere il 10% delle sue azioni in vista di una scadenza fiscale miliardaria. Da allora (compreesi i 930 milioni di lunedì) ha scaricato circa 7,8 miliardi di azioni della società, provocando un netto calo del titolo, pari al 20%.

La reazione del titolo

La notizia della causa di JPMorgan ha fatto cadere il valore delle azioni Tesla fino al 4%, per poi tornare a un più contenuto rosso dell’1%. La capitalizzazione resta superiore al miliardo di dollari dopo essere scesa sotto per qualche ora.

Negli scorsi giorni ha fatto discutere anche il botta e risposta (sempre rigorosamente su Twitter) tra Musk e Bernie Sanders, senatore democratico del Vermont, che si era candidato alla nomination presidenziale del Partito Democratico in occasione dell’Election Day prima del 2016 e successivamente del 2020. «Dobbiamo pretendere che chi è estremamente ricco paghi la sua giusta quota. Punto», ha scritto Sanders. Tagliente, anche troppo, la risposta di Musk: «Continuo a dimenticare che sei ancora vivo». In un tweet successivo, il numero uno del casa produttrice di auto elettriche ha insistito: «Vuoi che venda altre azioni, Bernie? Basta che tu lo dica».

L’attacco di Mr Big Short

Mr Big Short, l’investitore Michael Burry noto per il celebre film, è tornato ad attaccare Musk sempre via Twitter, prima di sospendere il suo proflo (non è la prima volta): «Diciamolo. @elonmusk ha preso in prestito 88,3 milioni di azioni, ha venduto tutte le sue ville, si è trasferito in Texas e chiede a @BernieSanders se dovrebbe vendere più azioni. Non ha bisogno di contanti. Vuole solo vendere azioni». Perché? Secondo quanto scritto (tweet poi cancellato) dallo stesso investitore il 10 novembre per fare fronte a debiti personali.

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