Kawasaki Z650RS, com'è fatta e come va la naked retrò
La Z650Rs offre una guida intuitiva, è maneggevole e adatta anche per chi è alle prime armi, visto che è disponibile anche in versione depotenziata
di Gianluigi Guiotto
I punti chiave
3' di lettura
Linee e colori dal passato, tecnologia e componenti moderne: è questa, in estrema sintesi, la formula del successo delle “classic retrò”, segmento inaugurato (e dominato) dalla mitica Triumph Bonneville. In Kawasaki qualche anno fa, con la Z900Rs hanno lanciato la “retrovolution”, versione made in Akashi di questa tendenza: Rs, cioè “retro sport”, che è suffisso anche della più “piccola” Z650Rs (8.600 euro), che riprende colori, grafiche e stile della Z650-B1 che la Casa nipponica lanciò nel 1977.
Aspetto da “moto di una volta”
A caratterizzare fortemente la Z650Rs sono il faro rotondo (ma full led), le ruote in lega dorate, il serbatoio sottile da 12 litri colorato in verde e il codino rastremato, su cui, nel modello da noi provato, c'era il maniglione optional dedicato al passeggero che siede comodo sulla sella piatta e ampia ma ha solo la striscia di pelle posta a metà sella cui aggrapparsi (come, non è dato saperlo). La “piccola” Rs monta un telaio a traliccio in tubi d'acciaio rigido e leggero (solo 13,5 kg) che abbraccia il collaudato bicilindrico frontemarcia da 649 cc e 68 cv, Euro 5, dotato qui di frizione assistita e sistema antisaltellamento; è disponibile anche la versione con potenza di 48 cv per i patentati A2, ripristinabile a 68 quando si passa alla A3. Qui il bicilindrico è stato rivisto per essere più vivace ai bassi e medi regimi, e rendere la guida divertente anche a chi inizia o torna alla moto dopo qualche decennio di patente B.
In sella
La posizione in sella, a 820 mm da terra, è meno inserita nella moto rispetto alla naked sportiva Z650: di conseguenza l'impostazione è più rilassata, con il manubrio alto e non troppo largo che sembra venire incontro al pilota. Insomma, si siede comodi, con la schiena dritta e le gambe non troppo piegate, posizione che ispira più una guida rilassata che aggressiva. La conformazione del serbatoio, sottile tra le gambe, consente a tutti di poggiare a terra almeno un piede: la sensazione di leggerezza e agilità è molto avvertibile fin da subito. La strumentazione è racchiusa nei classici due strumenti circolari con un display al centro che riporta in evidenza la marcia inserita: tutto ben leggibile in ogni condizione.
Su strada
Appena percorsi i primi metri ci si accorge che questa Kawasaki ha nella maneggevolezza la sua carta vincente: ottimamente bilanciata (187 i chili a secco), ha un anteriore abbastanza leggero e intuitivo che consente di muoversi nel traffico come su uno scooter. In città, poi, si apprezzano maggiormente le sospensioni, più votate al comfort che alla guida sportiva, specie la forcella, un po' morbida nelle frenate più brusche (l'impianto frenante è potente e ben dosabile); quando si forza il ritmo, nelle curve con l'asfalto un po' rovinato, si perde un po' di precisione. Tuttavia il pilota non si trova mai disorientato: la Z650Rs resta sempre molto intuitiva nelle sue reazioni. Ci sono piaciuti molto il cambio, preciso e inappuntabile negli innesti, e il motore che, tra l'altro, ha una sonorità allo scarico entusiasmante: è grintoso fin dai primi giri, ma è anche elastico e progressivo, fino ai 10mila giri. L'erogazione è così “elettrica” e costante che purtroppo manca il controllo di trazione, assenza che però penalizza chi è alle prime armi. Abbiamo riscontrato qualche vibrazione di troppo, mai fastidiosa, alle pedane intorno ai 4-5mila giri; oltre i 6mila, però, le vibrazioni spariscono, tanto che in autostrada, dove si viaggia a circa 6.500 giri, non si avvertono. I consumi: alla fine della prova abbiamo rilevato 17,9 km/l.
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