strategie e tendenze

Ketchup e salse Kraft Heinz, packaging sostenibile e piani di crescita in Italia

Le vendite per uso domestico compensano quasi completamente le perdite nei pasti fuori casa. Crescono gli investimenti della multinazionale per aumentare sostenibilità e tracciabilità dei prodotti

di Emiliano Sgambato

Un’edizione limitata Heinz Tomato Ketchup dedicata a un tatuaggio di Ed Sheeran che ha raccolto 1.500 sterline in un asta di beneficenza da Christie’s

3' di lettura

Sostenibilità e filiera corta. Sono i due obiettivi al centro della strategia di Kraft Heinz, il colosso internazionale del food da 25 miliardi di dollari di fatturato globale, che in Italia è presente soprattutto nel settore salse (maionese, ketchup e un’altra ventina di prodotti per un fatturato di 50 milioni di euro) e baby food (Plasmon, Cuore di Natura, Nipiol, Dieterba, 240 milioni). Ma anche nel medical food con i marchi Biaglut (senza glutine) e Aproten (ipoproteici).

L’impegno per l’ambiente

«Entro il 2025 vogliamo realizzare una serie di obiettivi importanti a tutela dell’ambiente – spiega Andrea Budelli, presidente Continental Europe di The Kraft Heinz Company –. Taglieremo del 20% gli sprechi produttivi di tutte le materie prime e dei materiali di consumo utilizzati nei nostri siti produttivi, così come ridurremo della stessa quota percentuale il consumo di acqua, campo in cui abbiamo già fatto molto. Inoltre la maggior parte dell’energia elettrica acquistata dovrà provenire da fonti rinnovabili. L’ideale sarebbe arrivare al cento per cento, ma in alcuni mercati non ci sono le condizioni per farlo».

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Circolarità per le bottigliette

Soprattutto, un investimento di 10 milioni a livello europeo è stato avviato nel campo del packaging sostenibile. «Il nostro progetto – continua Budelli – punta sulla circolarità. L’obiettivo è arrivare entro il 2025 a fare in modo che tutte le componenti delle nostre bottigliette di ketchup (che coprono il 60-70% del totale) e delle altre salse con il sistema top-down siano non solo riciclabili ma riutilizzabili per produrre altre bottigliette dello stesso tipo e non altri tipi di plastiche e materiali».

L’impatto in Europa sarà su 300 milioni di confezioni (di cui circa il 10% in Italia) equivalenti a 8-9mila tonnellate di plastica. «L’investimento è destinato a crescere e il progetto sarà esteso a livello globale, ma l’Europa farà da apripista perché qui c’è maggiore sensibilità e le tecnologie di filiera necessarie. In particolare l’Italia è all’avanguardia nel packaging e questo progetto avrà ricadute importanti su questo settore».

Baby food a filiera corta

Sostenibilità vuol dire anche rifornirsi di materie prime tracciabili prodotte vicino ai propri stabilimenti e da fonti che a loro volta rispettino l’ambiente. «Da questo punto di vista – sottolinea Budelli – puntiamo molto sull’accordo che garantisce al nostro stabilimento di cibo per l’infanzia a Latina di utilizzare ingredienti da filiera italiana controllata per l’80% del fabbisogno con l’obiettivo di arrivare alla totalità dei rifornimenti entro cinque anni».

«È quello che cercano i consumatori, la riprova sta nel fatto che anche grazie alla ricerca sui nuovi prodotti stiamo aumentano la quota di mercato di Plasmon in un contesto di calo fisiologico del settore, che perde circa il 5% annuo a causa del calo delle nascite. E quest’anno il Covid ha portato il segno meno al 12%, perché anche per i pasti dei bambini più piccoli è cresciuta la tendenza a preparare tutto in casa».

Effetto Covid sulle salse

L’effetto negativo della pandemia si farà sentire anche nel settore delle salse, ma in maniera minore, perchè in Italia – in Europa i danni sono stati maggiori, mentre a livello global il gruppo ha ottenuto buoni risultati – l’aumento delle vendite nella grande distribuzione ha quasi del tutto compensato le perdite nel food service (pasti fuori casa).

«Prima della pandemia le salse nel nostro Paese crescevano molto velocemente – afferma Budelli – e nel 2021 vogliamo riprendere a conquistare quote di mercato. Basti pensare che siamo a circa il 20% contro il 50% del resto dei Paesi dell’area Continental Europe (Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Belgio, Germania, Austria e Svizzera, che totalizzano un giro d’affari di circa un miliardo di cui 600 milioni dalle salse, ndr)».

Futuro positivo

«Nel food service l’obiettivo per il prossimo anno è tornare ai livelli del 2019, quando si registravano incrementi annui a doppia cifra – sottolinea Budelli – ma contrariamente a quello che molti pensano, e cioè che siano le nuove modalità di ristorazione fuori casa a trainare il segmento, è il mercato del consumo domestico che ha le più grosse potenzialità di sviluppo. È vero che gli italiani tradizionalmente non sono grandi consumatori di salse, ma le abitudini stanno cambiando e cresce la passione per il barbecue e in generale per la cottura alla griglia. Una cucina democratica, che permette ai diversi membri della famiglia durante lo stesso pasto di mangiare quello che preferiscono». E naturalmente con la salsa che preferiscono.

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