IL DECLINO DEL PRINCIPE EREDITARIO

Khashoggi, Mnuchin diserta la Davos saudita. Gli Usa «scaricano» bin Salman

dal nostro corrispondente Riccardo Barlaam

Khashoggi, la crisi diplomatica piu' grave per Trump

3' di lettura

NEW YORK - Una vicenda sempre più inquietante che più passano le ore più prende i contorni di un intrigo internazionale. Quindici agenti sauditi, alcuni dei quali sarebbero stati in contatto diretto con il principe ereditario Mohammed bin Salman, il 2 ottobre, giorno della scomparsa, aspettavano nel Consolato saudita di Instanbul l’arrivo del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Una registrazione audio in mano al governo turco e fatta ascoltare al segretario di Stato Mike Pompeo prova l’omicidio: gli agenti sauditi, secondo la ricostruzione fatta del governo di Ankara, non appena Khashoggi entrò nel Consolato per richiedere un documento, con la fidanzata che lo aspettava fuori, lo avrebbero aggredito e torturato fino a tagliargli le dita. L’audio lo racconta. I servizi segreti americani ritengono che ci siano prove circostanziali evidenti del coinvolgimento del principe Mbs, che sarebbe stato al corrente dell’agguato.

Strana morte a Riad
Uno degli uomini del commando saudita che è accusato di aver ucciso il giornalista Jamal Khashoggi all'interno del consolato di Istanbul, è morto in un incidente stradale sospetto a Riad. Lo riferisce il quotidiano turco Yeni Safak. Meshal Saad M. Albostani, sottufficiale dell'Aeronautica reale saudita, secondo voci riportate dal giornale turco sarebbe stato messo a tacere. Albostani era arrivato in Turchia all'1:45 del mattino del giorno della sparizione di Khashoggi, il 2 ottobre. Aveva soggiornato al Wyndham Grand Hotel e lasciato il Paese alle 21:46 dello stesso giorno su un jet privato. Oggi è stato ritrovato morto.

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Mnuchin diserta “Davos saudita”
L’imbarazzo per gli americani è sempre più evidente. Anche il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha fatto sapere che diserterà la “Davos saudita”, come gran parte dei ceo delle grandi corporation Usa, la conferenza Future Investment Initiative in calendario a Riad dal 23 al 25 ottobre. La defezione di Mnuchin si aggiunge a quella del d.g. del Fondo Monetario Internazionale e dei ceo di JPMorgan, BlackRock, Blackstone, HSBC Holdings, Credit Suisse, Standard Chartered, BNP Paribas, Uber, Ford Motor oltreché di Richard Branson, fondatore di Virgin Group che era stato il primo a rinunciare. La ritirata in massa di speaker, sponsor e media partner come il Financial Times, il New York Times e Bloomberg rappresenta un colpo duro per l’immagine del principe bin Salman e il suo piano riformista che, fino a ieri, tanto piaceva agli alleati occidentali.

Casa Bianca pronta a scaricare Mbs
Alla Casa Bianca il presidente Trump ha incontrato il segretario di Stato Mike Pompeo di ritorno dalla missione a Riad e Ankara: l’amministrazione Usa darà qualche giorno di più all’Arabia Saudita per chiudere l’inchiesta sul caso, prima di decidere la risposta da dare. I sauditi cercano un capro espiatorio. Tuttavia, secondo indiscrezioni, a questo punto sarebbe ritenuta inopportuna da parte americana la nomina a re del principe ereditario Mohammed bin Salman, come successore del padre Salman. In gioco ci sono anche interessi economici perché senza il sostegno del forte alleato saudita nell’area rischiano di non decollare le prossime sanzioni americane contro l’export di petrolio dell’Iran che partiranno il 4 novembre, sanzioni che non piacciono a tutti i partner europei, Italia compresa. Una partita, insomma, molto delicata che si gioca sul filo. Con una verità che non si può più nascondere. Tutto questo mentre Human Right Watch, Amnesty International e Report Without Borders chiedono l’apertura di un’inchiesta indipendente alle Nazioni Unite sull’omicidio del giornalista dissidente, collaboratore del Washington Post (il giornale che ha sollevato il caso), che da un anno viveva in auto esilio negli Stati Uniti.

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