Kishida premier, Tokyo verso elezioni anticipate
Cambio alle Finanze nel segno della continuità, con la nomina di Suzuki, cognato dell’uscente Aso. Ripresa e Cina le sfide per il Paese
di Gianluca Di Donfrancesco
3' di lettura
Come primo atto del suo mandato, il nuovo premier Fumio Kishida porta il Giappone al voto anticipato. Insediato il 4 ottobre alla guida del Paese dopo un voto scontato in Parlamento (il suo partito, l’Ldp, ha la maggioranza), Kishida ha indetto le elezioni generali per la Camera bassa il 31 ottobre. L’assemblea sarà sciolta il 14 ottobre, una settimana prima della sua scadenza naturale (il 21 ottobre). Le elezioni saranno così anticipate di una o due settimane. L’Ldp manterrà la maggioranza, secondo i sondaggi. Ma è in calo. Kishida punta a limitare le perdite e cerca una legittimazione più forte.
Nel segno della continuità
Il 29 settembre, Kishida (64 anni) ha vinto le elezioni interne del Partito liberaldemocratico (Ldp), la forza egemone nel Paese, battendo al ballottaggio il favorito della vigilia, il riformista Taro Kono. Una scelta nel segno della continuità da parte dell’Ldp, che ha sempre governato il Giappone, fatta eccezione per due brevi parentesi. Kishida è considerato rappresentante dell’establishment politico ed economico.
Il nuovo premier prende il testimone da Yoshihide Suga, che a sua volta aveva assunto la guida del partito e del Paese dopo le dimissioni del carismatico Shinzo Abe, nell’agosto del 2020. Suga è rimasto in carica meno di un anno, travolto dal crollo dei consensi. Ha pagato la cattiva gestione della pandemia e lo scontento per i Giochi di Tokyo della scorsa estate.
Kishida ha promesso un «nuovo capitalismo», in grado di coniugare le esigenze della crescita a quelle della redistribuzione delle ricchezze.
Cambio alle Finanze
Esce dal Governo l’influente ministro delle Finanze Taro Aso, che ormai ha 81 anni. Al suo posto, Kishida nomina l’ex ministro per le Olimpiadi, Shunichi Suzuki (68 anni). Figlio di un ex premier, Suzuki appartiene a una fazione politica guidata da Aso, di cui è cognato. Anche qui, dunque, una scelta nel senso della continuità.
Secondo gli analisti, Suzuki confermerà le politiche fiscali degli ultimi anni e continuerà a sostenere le mosse ultra-espansive della Banca del Giappone. Il primo impegno del neo ministro sarà il pacchetto di incentivi promesso da Kishida, stimato attorno a 30mila miliardi di yen (270 miliardi di dollari). Parte del pacchetto potrebbe essere finanziato usando quasi 20mila miliardi di yen rimasti dai programmi passati.
«Il nuovo team economico sembra riflettere le Asonomics piuttosto che le Abenomics. Nel breve termine si aggiungeranno incentivi economici per combattere il Covid. Ma nel medio termine l’amministrazione potrebbe puntare a normalizzare la politica di bilancio e monetaria», secondo Yuki Masujima, economista di Bloomberg.
La squadra
Il team economico vede Koichi Hagiuda al Commercio, e Daishiro Yamagiwa, all’economia. Takayuki Kobayashi (46 anni), è stato nominato ministro della Sicurezza economica, una posizione appena creata.
Confermati il ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi e il ministro della Difesa, Nobuo Kishi. Dei suoi venti componenti, l’Ufficio di gabinetto Kishida conta solo tre sono donne, altro segno del conservatorismo dell’amministrazione e della mancanza di progressi verso l’uguaglianza di genere nella politica giapponese, declinata al maschile.
Le sfide
La prima è il rilancio post-Covid e la gestione della pandemia. I contagi sono in rapida diminuzione e i tassi di vaccinazione superano il 60% della popolazione. Dal 1° ottobre è stato revocato lo stato di emergenza, ultimo atto del Governo Suga.
Ma il Giappone è alle prese con una crisi demografica causata da invecchiamento della popolazione e calo delle nascite, che incide sulla produttività del Paese, rende complicata l’accelerazione della crescita economica e frena l’aumento dei salari.
I rapporti con la Cina
In politica estera, è il tema dominante. I legami sono talmente profondi da essere indissolubili, ma l’aggressività della Cina ha prodotto una risposta più politica e più rigida, che bilancia gli interessi economici. Come conseguenza, il Giappone va verso un riarmo e quest’anno per la prima volta il budget della difesa supererà il tetto dell’1% del Pil (partendo comunque sempre da una spesa molto bassa). Già Abe aveva cercato di rafforzare le Forze di autodifesa nazionale, mantenendo un canale di dialogo politico, a tutela degli interessi economici.
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