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L’acqua come specchio silenzioso delle vicende degli uomini

“Vita degli anfibi” di Piero Bolzoni è in libreria per i tipi di Alter Ego

di Marco Onnembo

2' di lettura

L'impressione prevalente, leggendo “Vita degli anfibi” di Piero Balzoni, è che il romanzo sia stato scritto strizzando l'occhio alla televisione o al cinema. Insomma, per immagini. Per farlo, Balzoni sceglie la tecnica del flusso continuo, nel quale emerge la scelta di eliminare i segni grafici del discorso diretto. I dialoghi, così, diventano personali e impersonali allo stesso tempo, dei protagonisti e di tutti. Si alleggeriscono, ma rimangono di più nella mente di chi legge perché la apparente semplificazione lascia segni più evidenti.

Analisi della solitudine

La trama gira intorno alla vicenda di un padre scomparso e dell'attesa di una figlia che con gli occhi del disincanto e della speranza non riesce a capire perché chi c'è un attimo prima, scompaia un momento dopo. Il cuore del romanzo non è dato dalle tinte di giallo o noir, né dal percorso di chi è chiamato, per dovere, ad investigare, ma dall'analisi della solitudine, di chi rimane e non capisce, e che alle domande non sa trovare risposte. Quelle che invece sembrano ben chiare agli abitanti del piccolo paese che circonda il lago. Le numerose riflessioni di cui è intriso il romanzo non appesantiscono ma guidano in un percorso in cui l'autore vuole indicare che mentire non è un approdo sicuro. Che alla verità, a tutte le verità, non si sfugge in alcun modo. L'acqua, elemento vitale e mortale insieme, diventa specchio e testimone silenzioso delle vicende degli uomini che vi camminano intorno. L'acqua che al pari degli uomini è protagonista di questa storia.Chi rimane e ha perso qualcosa di importante, la più importante, col passare del tempo cerca figure di padri supplenti a cui aggrapparsi, coltivando il ricordo attraverso la cura e la conservazione degli oggetti che sono appartenuti a chi non c'è più.

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La speranza

La speranza non scompare mai del tutto, neanche di fronte all'evidenza, neanche di fronte a preghiere che si perdono tra qualche parte tra la terra e il cielo. Neanche dopo anni.L'acqua del lago sembra un fonte battesimale in cui appare necessario tornare a immergersi, per poter finalmente accettare un'idea che si è voluta tenere lontana per sempre.Interessante la metafora dell'anfibio, da cui prende il titolo il romanzo, che accompagnando il lettore in una crescita, in una metamorfosi dallo stato larvale a quello della maturità, racconta nelle tre parti in cui è composto che a tutti prima o poi tocca abbandonare le antiche convinzioni, crescere e affrancarsi finanche dai propri demoni, anche senza tagliare il cordone ombelicale con chi ti ha dato la vita.

Nel romanzo manca qualche artificio narrativo in senso tecnico, che avrebbe elevato lo stile e velocizzato la lettura, che a tratti perde quota, rallentando troppo. Complessivamente è un esperimento riuscito abbastanza bene, forse con qualche riflessione di troppo.

“Vita degli anfibi”, Piero Bolzoni, Alter Ego, pagg. 208, euro 17

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