L’ad Molisana assicura: il prezzo della pasta calerà entro settembre
La spiegazione del caro-maccherone? «Le aziende stanno ancora esaurendo le scorte di grano pagato ai massimi»
di Micaela Cappellini
3' di lettura
Il prezzo della pasta? «Certo che si abbasserà. Fra tre o quattro mesi al massimo, diciamo a settembre, ritorneremo quasi ai prezzi precedenti». Ad assicurarlo ai consumatori, mettendoci la faccia, è Giuseppe Ferro, amministratore delegato della Molisana, il pastificio che la sua famiglia ha rilevato nel 2011 e che oggi è il quarto marchio più venduto in Italia. Anche il «quasi» ha una spiegazione chiara: «Il prezzo della pasta scenderà perché è sceso quello del grano - dice - ma i costi del gas restano ancora tre volte tanto e anche la carta e il cellophane non sono calati». In ogni caso, garantisce, si tratterà di poca differenza.
Dagli stand milanesi di Tuttofood, dove è venuto a lanciare la nuova linea di pasta con farina di lupini sviluppata insieme alla californiana Brami, Ferro non si sottrae al tema del caro-pasta, esploso in questi ultimi giorni. Le associazioni dei consumatori hanno lanciato l’allarme per aumenti dei prezzi del 17,5% in un anno e del 37% in due. Gli agricoltori, dal canto loro, hanno scaricato la responsabilità sulle aziende, ricordando che negli ultimi 12 mesi i prezzi del grano sono scesi del 30%. E il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dato mandato a Mr Prezzi di convocare d’urgenza per giovedì la Commissione di allerta rapida, per analizzare le dinamiche ed indagare su eventuali speculazioni.
Proprio ieri, infine, il Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust e all’Icqrf, il dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentare, perché accertino «se il fenomeno speculativo possa essere il risultato di un’intesa tra le imprese produttrici in danno al mercato e ai consumatori finali, e se la condotta descritta violi le disposizioni di legge». Era già successo nel 2009, ricorda il Codacons: allora l’Agcm intervenne su segnalazione delle associazioni dei consumatori e sanzionò il 90% delle aziende che producevano pasta e le associazioni di categoria con una multa complessiva di poco inferiore ai 12,5 milioni di euro, per quello che considerò un cartello.
Un chilo di pasta oggi costa tra i 40 e i 43 centesimi in più, ammette l’ad della Molisana: «Questo perché in due anni il grano è passato da 28 a 56 euro al quintale. Attualmente è vero che sta scendendo, ma tutte le aziende oggi lavorano con le scorte». E il grano che c’è ancora nei magazzini è ancora quello pagato di più, non quello di oggi che scende. «Quando il prezzo del frumento duro si impennava e noi chiedevamo di adeguare i listini a questi aumenti - ricorda Ferro - per otto mesi la grande distribuzione non ci ha concesso di farlo. Ora che stanno scendendo, invece, vorrebbero che ci mettessimo un mese ad adeguarci».
Queste stesse cose, Giuseppe Ferro le ha raccontate anche al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha visitato Tuttofood nel giorno dell’inaugurazione. «Poi se vogliono mandarci i controlli di Mr Prezzi e della Guardia di Finanza facciano pure - dice - noi non abbiamo niente da nascondere. Ma la spiegazione dei prezzi che non sono scesi subito è soltanto questa».
Agli agricoltori che accusano l’industria della trasformazione di fare speculazione, però, una cosa Ferro la vuole dire: «Quando il frumento era ai massimi, con le rese che stavano a 30 tonnellate di grano per ettaro, i contadini avevano un guadagno di 1.500 euro a tonnellata. Con la nuova campagna però la resa per ettaro salirà a 60 tonnellate: pur con i prezzi del grano attuali in discesa, per ogni ettaro l’incasso sarà di 1.800 euro. Già solo per questo, insomma, gli agricoltori guadagneranno di più».
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