L’advocacy che spinge il cambiamento sociale
L’attività di advocacy è spesso sottovalutata: Terre des Hommes racconta come ci si muove a livello nazionale e internazionale per cambiare le politiche
di Virginia Marchiori*
3' di lettura
Nei mesi scorsi in occasione del Qatargate si è discusso molto di lobbying. Spesso è stato associato a un'attività poco etica e molto opaca. Ma facciamo un po' di chiarezza partendo dal dato di fatto che il lobbying è un'attività lecita e importante per la partecipazione della società civile nei processi decisionali legislativi. A Bruxelles, infatti, le istituzioni Ue utilizzano un registro per la trasparenza onde controllare le attività dei rappresentanti di interessi. Gli stessi parlamentari pubblicano informazioni sui loro contatti con i gruppi d'interesse. Inoltre, il lobbismo sta sotto il grande cappello delle attività di advocacy.
Ma vediamo un po' cosa significa fare advocacy. Innanzitutto, il termine inglese trova la traduzione in italiano come “difesa”, “patrocinio”, “sostegno”. La parola, seppure abbia un’origine anglosassone deriva dal latino «advocare», quindi «convocare, chiamare in aiuto o parlare per qualcuno». Per advocacy si intende un processo organizzato, intrapreso da un individuo, o un'organizzazione, che identifica una causa, ci crede, si mobilita e tenta di influenzare gli altri per supportarla.
L’obiettivo principale è fare pressione sulle istituzioni per cambiare le politiche che la danneggiano. L’attività di costruire relazioni e influenzare la presa di posizione delle istituzioni su determinate leggi, ossia il lobbying, non è l’unica utilizzata dai gruppi di advocacy. Infatti, chi si occupa di questo all’interno del terzo settore deve mettere in campo diverse competenze e conoscenze.
Come si muove Terre des Hommes
Prendiamo il caso di Terre des Hommes Italia, fondazione nata nel 1989 che si occupa di tutela dei diritti dei minori in Italia e nel mondo. Fa parte della Federazione Internazionale di Terre des Hommes che ha come sede Losanna. Al suo interno ci sono persone specializzate in advocacy che, per fare pressione e accelerare il cambiamento, agiscono sia sul piano nazionale che su quello internazionale. .
Campagne mediatiche
Sul piano nazionale Terre des Hommes si muove con campagne mediatiche, la campagna «Indifesa» dei diritti delle bambine e la campagna «Invisibile agli occhi» sul maltrattamento minorile, ma anche con la commissione e pubblicazione di ricerche (Dossier Indifesa e l'Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti). La Fondazione fa inoltre Proposte di legge, ne è un esempio la petizione lanciata in occasione della Giornata mondiale contro il bullismo e cyberbullismo per la tutela dei minori online, e utilizza un Osservatorio sulla violenza di genere e sul bullismo e cyberbullismo per monitorare le problematiche e i bisogni della comunità.
Anche a livello locale la Fondazione intrattiene relazioni costanti con le istituzioni e realizza progetti con le amministrazioni locali, ai fini di rafforzare la sua presenza sul territorio. Ne sono un esempio gli Hub Spazio Indifesa, che offrono sostegno e rispondono a diverse tipologie di bisogni, e il cui operato agisce quindi in modo complementare agli enti governativi. Le relazioni con le istituzioni si concretizzano anche con quelle attività di formazione e sensibilizzazione che spesso l'associazione fornisce a realtà come scuole e società sportive.
Le alleanze strategiche all’estero
Per fare advocacy sul piano internazionale Terre des Hommes si muove quasi sempre in cordata con altre organizzazioni, tramite tavoli di coordinamento. Questo per ottenere più ascolto e incidenza nelle azioni che si portano avanti. Come evidenzia la coordinatrice dell’advocacy in Medio Oriente, Ilaria Masieri: «Per amplificare le cause della regione abbiamo aderito all’Aoi, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, e alla Piattaforma delle Ong Italiane Mediterraneo e Medio Oriente attraverso le quali ci organizziamo per dar voce a determinate realtà. Inoltre, è opportuno costruire relazioni con Ong e partner locali. In Libano, per esempio, in un progetto sull’empowerment femminile (She Leads) ci siamo appoggiati a Kafa, Ong libanese di orientamento femminista che ci aiuta a conoscere meglio la realtà, i suoi bisogni».
Sempre a livello internazionale per la Fondazione è fondamentale partecipare a incontri bilaterali tra le istituzioni italiane o internazionali e gli enti del territorio coinvolti. Anche la stesura di comunicati stampa e campagne mediatiche è di vitale importanza per amplificare le istanze locali a livello internazionale.
In sintesi, le attività e le strategie di advocacy sono numerose e diversificate, ogni gruppo di interesse sceglie quali utilizzare e lo stile attraverso cui diffondere e difendere la propria causa. L'advocacy, oltre ad essere un’attività fondamentale al benessere delle democrazie, e ancora di più lì dove non ci sono sistemi di governo democratici, è una professione a tutti gli effetti molto complessa, che necessita di una grande preparazione e di competenze specifiche.
*Virginia Marchiori partecipa a “Terzo Fattore”, una partnership tra Il Sole 24 Ore e l’Università Cattolica con il sostegno di TechSoup. L’iniziativa vuole promuovere la conoscenza del terzo settore. Gli studenti effettuano stage in organizzazioni non profit e raccontano gli aspetti più significativi delle loro esperienze.
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