L’aerospazio campano al palo per il black out di titanio e nichel
Il Distretto Aerospaziale della Campania (DAC) lancia il suo allarme. «La guerra Russia Ucraina mette in ginocchio le imprese»
di Vera Viola
2' di lettura
Mancano titanio, nichel, alluminio e materiali compositi; la ricerca si ferma: il Distretto Aerospaziale della Campania (DAC) lancia il suo allarme. «La guerra Russia Ucraina mette in ginocchio le imprese. In alcuni casi stanno fermando la produzione per la difficoltà di reperire materie prime», dice il presidente del DAC, Luigi Carrino, appena pochi minuti dopo aver tenuto una riunione sul tema con le imprese del distretto.
Il titanio per aerostrutture
Partiamo dal titanio, indispensabile per formare leghe con cui costruire le aerostrutture e particolarmente adatto alle strutture aeronautiche in abbinamento con la carboresina. Da una decina di giorni è scattato l’allarme. La Russia è il maggior produttore di titanio al mondo ed è il Paese da cui l’Italia importa il 60% circa del suo fabbisogno. Con la guerra, e soprattutto con le sanzioni adottate dall’Occidente, l’estrazione è rallentata e le importazioni si sono fermate. Tra l’altro, a quanto sembra, prima ancora che scattassero le sanzioni, di fronte al rischio di un lungo black out, alcuni tra i maggiori produttori aeronautici internazionali hanno fatto incetta di tutto il titanio disponibile, lasciando a secco le imprese medio piccole. «Noi acquistiamo titanio dalla Russia tramite Boeing, il nostro maggiore cliente, e in un certo senso siamo agevolati poiché non subiamo i rincari – dice Giovanni Abete, ad della omonima azienda che costruisce componenti per aerostrutture e per motori – Nonostante ciò siamo molto preoccupati per diverse ragioni: il fornitore di Boeing è la russa Vsmpo, uno dei maggiori produttori al mondo, che è nell’elenco delle società sanzionate. Quindi oggi è tutto fermo. Anche il nichel è introvabile. Abbiamo fatto partire un ordine la settimana scorsa che è stato rifiutato perché il prezzo è aumentato dal 90% a causa della speculazione in corso».
Materiali compositi
Scarseggiano anche i materiali compositi, che pure spesso provengono dalla Russia. Andrea Esposito, amministratore della beneventana Laer spiega: «Ne abbiamo bisogno per la costruzione di parti dell’A220 Airbus. Ma difficoltà di reperire la materia prima e prezzi alle stelle ci hanno costretto a fermare alcune linee».
La ricerca
Altro tema caldo è la ricerca: i programmi in cui sono coinvolti scienziati russi e ucraini rischiano di fallire. Come Exomarx, la sonda da lanciare su Marte. Dopo il Covid la partenza è stata rinviata all’estate 2022. L’Osservatorio di astrofisica di Capodimonte a Napoli ha realizzato il sensore “Micromed” da installare su piattaforma russa. «La missione è in difficoltà – dice la direttrice Marcella Marconi – si rischia l’annullamento. La Regione Campania ha stanziato 1 milione e ci lavoriamo da anni». Si cerca poi di recuperare la collaborazione con la professoressa ucraina Elena Bannikova, della università di Kharkiv. «L’istituto nazionale di astrofisica – aggiunge Marconi – cerca di aiutare la professoressa a venire in Italia. Sappiamo che vuole espatriare, la aspettiamo, ma per il momento non abbiamo sue notizie».
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