L’agritech taglia i consumi del 10% e i tempi di lavorazione del 35%
I costi medi scendono del 15% e l’aumento della produzione arriva al 15% per cereali e latte. Il valore complessivo generato in Italia è arrivato a 1,6 miliardi
di Alessio Romeo
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L’innovazione come presupposto della sicurezza alimentare e della sostenibilità ambientale. Alla base delle grandi sfide economiche del terzo millennio a cui l’agricoltura è chiamata a far fronte, producendo di più per una popolazione mondiale in costante crescita, utilizzando meno risorse e tutelando l’ambiente, ci sono le nuove tecniche dell’agricoltura di precisione che sempre più stanno prendendo piede in Italia e nel mondo. Sul solo mercato nazionale, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, l’agricoltura digitale vale già 1,6 miliardi di euro con un potenziale ulteriore di crescita ancora enorme.
La raccolta di dati, le misure di agricoltura di precisione e digitalizzazione del lavoro hanno permesso lo sviluppo di competenze qualificate, una riduzione di consumi di combustibile di almeno il 10% e dei tempi di lavorazione fino al 35%; un calo dei costi medi di produzione intorno al 15%; un aumento delle rese stimato tra il 7 e il 15% per i cereali e, infine, un incremento della produzione di latte negli allevamenti del 10-15 per cento.
A sostenere questi numeri ci saranno da quest’anno anche i fondi previsti dagli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che faranno da volano a nuovi investimenti nel settore verso un modello di agricoltura 4.0 con tecniche avanzate che permetteranno l’ottimizzazione e la maggiore efficienza dei processi produttivi, la digitalizzazione del lavoro, un ancora minore uso di prodotti chimici e una maggiore tutela del suolo.
Con l’obiettivo non dichiarato di superare la principale debolezza dell’agritech italiano, ossia la frammentazione in tante piccole società e start up chiamate a competere in un mercato sempre più globale come quello delle materie prime agricole per le quali è venuta meno negli ultimi anni anche la residua rete di protezione garantita per mezzo secolo alle imprese europee dalla vecchia Politica agricola comune.
Anzi proprio il nuovo corso delle politiche europee – con il Green New Deal, il “patto verde per l’ambiente” chiamato a rilanciarle – spinge nella direzione della sostenibilità della produzione agricola che, tradotta per gli agricoltori, significa un drastico taglio del ricorso alla chimica, con l’obiettivo – questo dichiarato – di dimezzare l’utilizzo dei prodotti fitosanitari entro il 2030.
Così, in un momento storico nel quale tutto il mondo riscopre il valore strategico della sicurezza alimentare, intesa come certezza degli approvvigionamenti di cibo e materie prime agricole (accanto all’altro significato della sicurezza alimentare, quello di sicurezza in termini di salubrità degli alimenti), le nuove frontiere dell’agricoltura di precisione rappresentano, se non l’unica, la principale strada per rispondere all’imperativo di produrre di più utilizzando meno risorse.
Con droni e satelliti per consentire al settore primario di ottimizzare le coltivazioni, risparmiando tempo e spazio, riducendo l’utilizzo dei fitofarmaci e tagliando gli sprechi, a partire dall’acqua per l’irrigazione agricola, grazie a previsioni sempre più veloci e precise che consentono di stabilire come e quanto irrigare i terreni, quando seminare e quando raccogliere (vedi articolo a lato).
Evitando così anche i danni economici dal maltempo, sempre più frequenti di fronte all’emergenza climatica, e consentendo un recupero di redditività e competitività a un settore, come quello primario, con margini ridotti ai minimi in un mercato globale dove la fetta più consistente del business non va ai produttori ma è appannaggio soprattutto di trader e grande distribuzione seguiti, a distanza, dall’industria alimentare.
L’ultima carrellata delle soluzioni più innovative di agricoltura 4.0 è arrivata a Fieragricola Tech, la manifestazione sull’impiego delle nuove tecnologie in agricoltura. Ad oggi oltre sei aziende agricole italiane su 10 (il 64%) hanno adottato almeno una soluzione di agricoltura 4.0, dai droni ai robot, dai sensori ai gps, dalle piattaforme satellitari all'internet delle cose per combattere i cambiamenti climatici, salvare l'ambiente, aumentare la produttività e contenere i costi secondo le stime della Coldiretti. Tra le soluzioni più adottate dalle imprese innovative c’è l’informatizzazione dell’azienda attraverso software di gestione (adottata nel 40% dei casi), sistemi di monitoraggio e controllo di macchine e attrezzature agricole (23%), servizi di mappatura e di coltivazioni e terreni (19%), sistemi di monitoraggio di coltivazioni e terreni (14%) e sistemi di supporto alle decisioni (12 per cento).
La superficie agricola coinvolta da queste innovazioni tecnologiche e digitali è di quasi un milione di ettari a livello nazionale, pari al 6% del totale con un grande potenziale di crescita soprattutto con l’utilizzo dei Big Data Analytics e del cosiddetto “Internet delle cose”. La tecnologia digitale è anche alla base del sistema blockchain per la tracciabilità dei prodotti e la garanzia dell’origine considerata sempre più importante, con il 53% dei consumatori che cerca spesso informazioni sull’origine del cibo al momento dell’acquisto, dal sito internet del produttore al QR code fino alla realtà aumentata.
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