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L’agroalimentare accelera e vola l’export del made in Italy a tavola

Primo report dell’Osservatorio Agroalimentare, nato dalla collaborazione tra Fondazione Giampiero Sambucini e Fondazione Edison.Il sindacato Uila: unica contrattazione per rinnovo contratto

di Giorgio dell'Orefice

3' di lettura

L'economia italiana e il settore agroalimentare hanno messo a segno performance positive nel post Covid. E non si è trattato solo di un “rimbalzo” perché il trend positivo sul piano del fatturato, delle esportazioni e delle ricadute occupazionali è continuato anche nel corso del 2022 andando al di là dell'escalation dei costi produttivi e della conseguente ondata inflazionistica.

È una vera e propria “operazione-verità” quella realizzata dal Osservatorio agroalimentare costituito dalle Fondazioni Giampiero Sambucini ed Edison e presentato a Roma alla presenza dei 450 delegati del settore alimentare e del Consiglio nazionale della Uila (Unione italiana dei lavoratori agroalimentari). «Nel biennio ‘21-22 il Pil italiano è aumentato del 10,9% (+7% nel 2021 e +3,7% nel 2022)», ha spiegato il vicepresidente e direttore della Fondazione Edison, Marco Fortis.

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Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), ricorda Fortis nel biennio l’economia italiana è cresciuta più di quella mondiale nel suo complesso (+6,2% e +3,4%, rispettivamente), nonché della media dei Paesi avanzati (+5,4% e +2,7%). In particolare, nel 2022, molti Paesi sono cresciuti meno dell'Italia. Tra questi: Brasile e Messico (+3,1%), Canada e Cina (+3%), Francia e Sud Africa (+2,6%), Stati Uniti (+2%), Germania (+1,9%), Giappone (+1,4%). Sono dati che a molti osservatori sono risultati sorprendenti perché ritenevano che altre economie avessero chances di recupero superiori a quelle italiane. Segno che alcune riforme effettuate nel periodo pre pandemico (avvio del piano Industria 4.0 e smantellamento di alcuni balzelli a carico di famiglie e imprese) hanno avuto un impatto positivo e duraturo non è venuto meno né con i governi Conte 1 e 2 né con la pandemia. Il governo Draghi ha poi tranquillizzato i mercati, gestendo con rapidità ed efficacia sia il varo del Pnrr che la lotta all'inflazione. Sul fronte del lavoro, il tasso di occupazione, cresciuto dal 54,8% al 58,7% con i governi Renzi e Gentiloni, ha superato per la prima volta nella storia il 60% con il governo Draghi».

Adesso il Governo Meloni, con il Pnrr e il rilancio di Industria 4.0, ha l’opportunità per proseguire questo positivo percorso di crescita «soprattutto considerando che tutti i maggiori indicatori prevedono un sensibile rientro dall'inflazione almeno nella seconda parte del 2023» ha aggiunto Fortis. Ma a mettere a segno risultati ancora più positivi è stato – secondo l'Osservatorio – il settore agroalimentare che in due anni ha visto la produzione crescere del 10% rispetto alla sostanziale stabilità dell'industria italiana nel suo complesso. Trend confermato anche nella prima parte del 2022 quando l'agroalimentare è cresciuto dell'1,2% e quindi in maniera superiore rispetto al resto dell'industria italiana (+0,5%).

«A questo va aggiunto – ha detto ancora Fortis – il notevole contributo venuto dalle esportazioni che nel settore agroalimentare hanno sfondato il tetto dei 60 miliardi con un ruolo trainante di alcuni segmenti: ortaggi e conserve vegetali, vini, pasta e riso, lattiero caseario, prodotti da forno, conserve animali, cioccolato che abbiamo definito “i magnifici 7” dell’agroalimentare made in Italy».

“I magnifici 7” ha aggiunto il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza «sono l’avanguardia di una articolata filiera che poggia sul lavoro di oltre 1 milione e 400mila persone e che, partendo da autentiche unicità di nicchia, coinvolge territori altamente specializzati e arriva ad esprimere una ricca varietà di prodotti di altissima qualità apprezzati dai consumatori di tutto il mondo».

«Abbiamo promosso questo lavoro dell'Osservatorio – ha spiegato Mantegazza – in vista dell’avvio dei negoziati per il rinnovo del contratto di lavoro del settore agroalimentare. Un appuntamento atteso considerato che il precedente accordo fu negoziato in piena pandemia e le retribuzioni in essere non tengono conto né della crescita del settore né della successiva ondata inflazionistica. Nel negoziato si dovrà quindi discutere sia delle positive performance dell'industria agroalimentare come della variabile inflattiva. Il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino ha chiarito che le trattative saranno avviate dalle singole associazioni delle quali a giugno invieremo la piattaforma unitariamente a Fai e Flai. Una unica piattaforma per un solo contratto nazionale del settore. Siamo pronti a discutere con tutti e a non ignorare specificità che possono caratterizzare i singoli comparti ma è in unica contrattazione che quelle esigenze possono trovare la propria soluzione. Tenendo conto che le associazioni settoriali spesso coinvolgono proprio quei magnifici 7 che nell'analisi dell'Osservatorio delle Fondazioni Sambucini ed Edison hanno sovraperformato negli scorsi mesi».


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