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L’IA nel futuro: necessità di formazione e adattamento

L’Intelligenza Artificiale è fondamentale per la competitività futura. La formazione costante è cruciale per integrarla efficacemente nelle organizzazioni

di Lorenzo Mondo *

(Jürgen Fälchle - stock.adobe.com)

3' di lettura

È notizia recentissima il lancio di ChatGPT Enterprise, un’edizione per le aziende dell’app d’Intelligenza Artificiale generativa. E anche Meta annuncia l’arrivo, nei prossimi mesi, del proprio chatbot. Un mondo, dunque, quello dell’IA, con il quale il confronto non è più un’alternativa; piuttosto, che piaccia o meno, una necessità. Ciò che questi modelli sono in grado di fare ha dell’incredibile ma, a mio avviso, un “incredibile ancora imperfetto”. Soprattutto, quando si parla di un mestiere come quello del traduttore.

Nella traduzione di un romanzo l’errore è senz’altro qualcosa di grave, perché siamo nei territori dell’estetica, della linguistica o della filologia. Ma quando si tratta di un contratto, di un manuale di istruzioni o di un software, l’errore rende il tutto inutile, se non addirittura pericoloso. È fuor di dubbio, però, che l’Intelligenza Artificiale generativa è tra gli asset fondamentali per rimanere competitivi nel futuro. L’unico vantaggio competitivo sostenibile consiste nella capacità di apprendere e di cambiare più rapidamente degli altri, afferma Philip Kotler.

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E in questa affermazione c’è un qualcosa di innovativo, che trova la sua ontologia nel verbo “apprendere”. La formazione, quindi, come nodo focale. Troviamo conferma di questo, anche nel rapporto OCSE Artificial Intelligence and the labour market di recente uscita: è necessario consentire a lavoratori e datori di lavoro di cogliere i vantaggi dell’Intelligenza Artificiale e di adattarsi ad essa con la formazione e il dialogo sociale.

Questo, a mio avviso, è il punto: la qualità di una formazione permanente, e perseguita con determinazione e un elevato livello di qualità, ci aiuterà meglio ad abbracciare questa tecnologia, integrandola nel modo meno traumatico possibile nelle organizzazioni, senza rinunciare al capitale umano e mettendo al riparo il patrimonio di conoscenze di un’impresa.

Siamo di fronte a un cambio di paradigma per il quale occorrerà introdurre strumenti e competenze diversi rispetto al passato. La formazione gioca un ruolo cruciale in questa strategia, perché la capacità di cambiare passa necessariamente per il capitale umano delle imprese.

Fin da subito, però, occorre evitare di inciampare in ciò che, colto da tentazioni democritee, mi verrebbe da chiamare “determinismo tecnologico”: un sistema dove è la tecnologia a strutturare modelli e a orientare comportamenti e cambiamenti sociali e culturali. Di fronte a questa pietra filosofale o, a seconda di come la si voglia guardare, a questo Leviatano che porterà a una nuova generazione di tecnologia, qual è quindi il valore che nessuno ci potrà togliere? La risposta, a mio parere, è una sola: la conoscenza del prodotto.

Chi, come noi di STAR7, si confronta quotidianamente con tutto ciò che riguarda la gestione dell’informazione di prodotto, sa per certo che la conoscenza si acquisisce anche attraverso la formazione; sa che la conoscenza è il moltiplicatore di competitività di un’impresa, il moltiplicatore di un saper fare che, come quello italiano, è unico al mondo. Sa, infine, che questa conoscenza un domani potremmo non trasferirla più nella nostra documentazione, ma in modelli di apprendimento che poi saranno tradotti in documenti dall’Intelligenza Artificiale.

Concludo tornando all’inizio di questo mio contributo, specificando meglio: l’Intelligenza Artificiale è un sistema ancora imperfetto perché vuoto, deve apprendere come evolvono i prodotti di un’azienda. Pertanto, la conoscenza del prodotto, in quanto processo progressivo di cui la formazione è parte integrante, rimarrà cruciale per il futuro. L’Intelligenza Artificiale ha ancora bisogno dell’essere umano per imparare, e per dirla alla Asimov, “Il cervello umano è il pezzo di materia organizzato nel modo più meraviglioso di tutto l’universo conosciuto”.

(*) CEO Star7

Riproduzione riservata ©

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