L’AI copilota dell’ingegno umano
La Technology vision di Accenture sottolinea come l’intelligenza artificiale generativa diventerà il propulsore per la creazione di modelli nella società post digitale, facendo leva anche su cloud computing e dati di qualità
di Gianni Rusconi
3' di lettura
Gemelli digitali, realtà aumentata, intelligenza artificiale generativa. Sono alcune delle innovazioni che stanno traghettando la società in cui viviamo verso ambienti completamente nuovi, nuove modalità di lavoro, nuovi modelli di business e di sviluppo di prodotti e servizi. Il percorso di evoluzione tecnologica che attende consumatori e imprese nei prossimi dieci anni è ben descritta dall’edizione 2023 del Technology vision di Accenture, secondo il quale la fusione fra atomi e bit ci porterà in una dimensione caratterizzata dall’espansione a ritmi esponenziali delle capacità tecnologiche, in cui l’intelligenza artificiale di nuova generazione sarà il propulsore per la creazione di modelli che caratterizzeranno in maniera sempre più dirompente la società post digitale. Il “new normal” tratteggiato all’indomani della pandemia, insomma, si avvia a prendere una forma sempre più definita. Ad alimentare in modo virtuoso questo processo vi sono tre elementi che rappresentano il “digital core” delle organizzazioni moderne: i dati (e l’aggregazione e l’utilizzo responsabile dei dati), il cloud computing (quale infrastruttura abilitante) e l’AI (lo strumento per l’analisi e l’elaborazione delle informazioni).
L’AI copilota dell’ingegno
L’ascesa di ChatGpt, si legge nel rapporto, ha acceso la luce sul potere dell’intelligenza artificiale di nuova generazione di aumentare le capacità delle persone. La grande maggioranza dei manager intervistati (oltre il 95%) è dell’idea che questa tecnologia sarà il copilota dell’ingegno umano, stimolando creatività e innovazione e dando il via a una nuova era dell’intelligence aziendale. Lo studio stima come fino al 40% di tutte le ore lavorative spese nel mondo sarà in futuro supportato o potenziato da algoritmi basati su modelli di linguaggio di grande dimensione (Llm).
Al tema dell’AI generativa, Accenture ha dedicato un Center of excellence di 1.600 specialisti e investimenti complessivi di tre miliardi di dollari in tre anni, portando a 80mila le persone coinvolte coinvolte nella divisione AI attraverso assunzioni e acquisizioni e formazione dedicata. Questo team di esperti parla di reinvenzione totale (di processi, modelli, organizzazioni e funzioni) e di trasformazione responsabile, con la tecnologia a fare da principale abilitatore del cambiamento. Un altro trend che segnerà il prossimo decennio in chiave tech riguarda l’identità digitale, oggi percepita dall’85% dei dirigenti come un imperativo aziendale strategico e non solo un problema tecnico: la capacità di autenticazione di persone e cose rappresenterà l’anello di congiunzione tra il mondo digitale e quello fisico, operando da driver silenzioso e catalizzante della prossima ondata di innovazione disruptive.
Integrare le tecnologie
Il rapporto ha coinvolto complessivamente 4.777 aziende di 34 Paesi per mettere a fuoco anche le azioni che le aziende dovranno intraprendere per operare e crescere. «Stiamo vivendo un’epoca piena di complessità di diverso tipo - osserva in proposito Valerio Romano, Cloud First Lead di Accenture -, in cui la tecnologia svolgerà un ruolo di sempre maggiore supporto nella risoluzione dei problemi e nella creazione di nuove opportunità. Per questo motivo le organizzazioni dovranno seguire un approccio che integri tecnologie già affermate, come il cloud, e altre in rapida evoluzione, come l’intelligenza artificiale generativa, mantenendo una visione ad ampio raggio che ne comprenda gli impatti organizzativi e di processo. Sarà fondamentale prevedere una formazione continua delle proprie risorse affinché siano in grado di cogliere i vantaggi delle diverse innovazioni disponibili».
La centralità del dato
Il passaggio chiave per le aziende sarà quello di attivare una raccolta e un utilizzo consapevole dei propri dati. «L’AI - aggiunge Romano - non può raggiungere il suo pieno potenziale fino a quando le singole organizzazioni non riusciranno a sfruttare in maniera strategica le informazioni a loro disposizione». Qualsiasi impresa, in altre parole, è chiamata ad esaminare l’intero ciclo di vita dei propri dati, ripensando alle modalità attraverso le quali i dati stessi vengono catalogati e archiviati. In termini concreti, sarà necessario verificare se l’approccio alla loro gestione sia nel complesso adeguato, analizzandone le modalità d’uso, chi vi ha accesso e quali funzioni aziendali si desidera abilitare al loro impiego. Un nuovo approccio alla gestione dei dati, più trasparente e condiviso, è ritenuto quindi fondamentale per migliorare l’efficienza operativa e la relazione con i clienti: sta a chi guida le aziende (imprenditori, manager e consulenti) cogliere questa opportunità, cercando di trarre vantaggio dall’ecosistema dei dati in costante trasformazione. L’alternativa è opporre resistenza e perdere questa grande occasione. Va allora letto come un buon auspicio il giudizio espresso dal 90% dei dirigenti oggetto di indagine, per i quali i dati stanno diventando un fattore chiave di differenziazione competitiva all’interno delle organizzazioni, in modo trasversale a tutti i settori verticali. Dati e Gen AI: la strada verso una società post digitale è tracciata.
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