L’algerina Sonatrach conferma il rilancio del sito di Augusta
Il piano di sviluppo della raffineria che compie 70 anni con un collegamento diretto al mercato del Nord Africa Un rating esterno per certificare la sostenibilità ambientale
di Nino Amadore
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Si scrive sostenibilità si pronuncia sviluppo. Questo sembra il senso del primo rapporto sulla sostenibilità della raffineria Sonatrach di Augusta, l’impianto acquistato dalla compagnia di Stato algerina (Sonatrach appunto) ormai due anni fa. Acquistata dalla Esso la raffineria siciliana quest’anno compie 70 anni: fu Angelo Moratti con la Rasion a costruire nel 1950 la raffineria poi ceduta alla esso italiana nel 1961. Un pezzo di storia dell’industria chimica nel nostro Paese per la sua rilevanza che ha avuto negli anni e che conta di avere ancora come ponte tra l’Italia e dunque l’Europa e l’Algeria e dunque l’Africa.
Oggi l’impianto che da lavoro a 683 persone si estende su 220 ettari ed è composta da 2 treni di produzione, con impianti complessi per ulteriore conversione dei semilavorati, da un parco di oltre 280 serbatoi e 2 pontili nella rada del porto di Augusta. Il dato odierno è che questo impianto produce 4,6 miliardi l’anno di fatturato con quasi 7 milioni di tonnellate di prodotto raffinato ad Augusta, oltre 1,5 milioni di tonnellate di carburanti distribuiti, imposte e tasse versate per 1,837 miliardi. «Numeri che danno il senso della presenza della compagnia in Italia come soggetto strategico. Il momento che sta vivendo oggi il settore della raffinazione è drammatico- dice Rosario Pistorio, amministratore delegato di Sonatrach Raffineria Italiana. Tutti - compresi noi - stiamo affrontando ingenti perdite, in un contesto caratterizzato dall'assenza di adeguate strategie industriali per il settore, da parte della politica, che possano mitigare le conseguenze del combinarsi di due fattori: crisi internazionale legata all'oscillazione del prezzo del greggio e crisi sanitaria legata al Covid che ha inciso pesantemente sui consumi da mobilità. Siamo consapevoli che la sostenibilità sia un elemento di resilienza che può aiutare a resistere in attesa di una ripresa dei mercati, prevista non prima del 2022, ma deve essere supportata da una strategia industriale del governo, ad oggi non sempre del tutto chiara».
Il rapporto di sostenibilità che contiene sì i numeri della raffineria ma anche alcuni spunti di analisi sul futuro della raffinazione nel nostro Paese, sulle difficoltà di un settore alle prese con gli effetti della pandemia. Un rapporto che è intanto figlio di un impegnativo intervento di manutenzione ha realizzato ad Augusta l’anno scorso: lo stop della produzione per la manutenzione straordinaria periodica ha occupato buona parte del primo semestre del 2019. Il prossimo rapporto di sostenibilità Sonatrach , prima oil and gas company ad adottare il SI Rating (tool sperimentato da una start up innovativa specializzata nella sostenibilità integrata guidata da Ada Rosa Balzan), arriverà nel 2022 e certificherà il lavoro fatto su questo fronte nel 2021 anno in cui Sonatrach si impegna, si legge nel documento, a «continuare il percorso di sostenibilità . Inoltre nel 2021 si sottoporrà alla nuova valutazione delle performance di sostenibilità» per arrivare al rinnovo del rating. «Una sfida - ribadisce Pistorio - che Sonatrach Raffineria Italiana raccoglie con un modello industriale nel quale gli aspetti sociali, ambientali ed economici si integrano, dove sostenibilità e responsabilità sociale d'impresa sono strettamente correlati. Una sfida ancora più importante alla luce dell'evoluzione nel 2020 dell’emergenza sanitaria, quella del Covid-19, senza precedenti ». Intanto Cda di Sonatrach Raffineria Italiana, ha confermato che l'investimento operato da Sonatrach in Italia procede secondo il piano industriale sviluppato al momento dell'acquisizione «i cui capisaldi - si legge - sono: continuare il percorso di sostenibilità intrapreso mantenendo i più elevati standard di sicurezza e tutela dell'ambiente, migliorare la profittabilità degli asset acquisiti nel 2018 mediante adeguate strategie commerciali e gestionali e ottimizzare l'interscambio con l'Algeria».
L’occhio al mercato resta fondamentale. E un mercato di riferimento è sicuramente quello algerino: l’impianto di Augusta assicura «ulteriore capacità di raffinazione di grezzo e la realizzazione di prodotti, quali gasolio, benzina a basso tenore di zolfo e bitumi, che garantiscono il soddisfacimento della domanda interna algerina». Dal 2019 l’interscambio si è caratterizzato con l’utilizzo del grezzo algerino Saharan Blend e poi, per soddisfare sempre più la domanda interna di carburanti dell’Algeria, sono state esportate nel paese nordafricano circa 460.000 tonnellate di benzina e 350,000 tonnellate di gasolio. «I carburanti forniti hanno contribuito a colmare il deficit nazionale algerino con qualità in linea con i più alti standard internazionali» si legge nel rapporto. E infine: «La costante crescita del fabbisogno interno algerino, con conseguente espansione e ammodernamento delle infrastrutture stradali, è stata agevolata mediante cospicue importazioni di bitumi da Augusta. Nel 2019 circa 70.000 tonnellate, mentre per gli anni successivi si tenderà a coprire l’intero fabbisogno nazionale algerino di bitumi» si legge ancora. «Sonatrach riesce a resistere oggi per due fattori: il link strategico con il Nord Africa e con la casa madre algerina che garantiscono sbocchi di mercato alternativi rispetto ad altri operatori. È grazie a questi elementi che, seppur con grande fatica, riusciamo a mantenere ancora i livelli occupazionali e rimaniamo una presenza imprescindibile per l'economia del territorio siracusano e siciliano» dice ancora Pistorio.
«La fase storica che stiamo attraversando, caratterizzata dall'emergenza pandemica ha confermato, per l'ennesima volta, la strategicità di un settore che ha fatto della responsabilità sociale e della sostenibilità i capisaldi della sua attività - dice il presidente dell’Unem (Unione energie per la mobilità) Claudio Spinaci -. I maggiori istituti di previsione confermano che i carburanti liquidi resteranno centrali nel settore dei trasporti per molti decenni e il nostro compito sarà perciò quello di produrre carburanti e combustibili sempre più compatibili con il processo di decarbonizzazione avviato in Europa, continuando a garantire la sicurezza energetica del Paese. Serviranno investimenti per miliardi e un'industria sana e competitiva che deve essere messa nelle condizioni di affrontare un crescente concorrenza internazionale, spesso asimmetrica».
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