L’alimentare investe sul digitale dopo il boom del 2020. E-shop Vacche Rosse verso 1 milione di fatturato
Non si arrestano gli investimenti sull’e-commerce dopo la pandemia per rendere più semplici i pagamenti e la customer experience
di Gianni Rusconi
4' di lettura
Da marzo 2020 in avanti, tolto il periodo estivo, le restrizioni dovute al Covid-19 hanno avuto un impatto sostanziale sul mondo della ristorazione e del catering e su una filiera agroalimentare fatta (in molti casi) da piccoli produttori e allevatori locali. Il danno subito dagli operatori di questo settore è un dato oggettivo e il bilancio che misurerà l'effetto della pandemia è presto per poterlo fare, visto il protrarsi dello stato di emergenza. In questi mesi, questo è però certo, l'ancora di salvezza per diversi ristoratori e soprattutto per molti operatori del food & wine è stato il canale digitale (il proprio sito Web oppure la vetrina aperta su un marketplace specializzato), attraverso il quale gestire e processare gli ordini per le consegne a domicilio o per il take away di piatti e prodotti. Gli exploit di fatturato registrati dai principali negozi online del vino, da Tannico a Winelivery, passando per Vino.com (che ha aumentato le entrate del 300%) non sono casi isolati. Eccone alcuni.
L'e-commerce di Consorzio Vacche Rosse punta al milione di euro
Passare da 300mila a oltre 930mila euro di fatturato online in soli dodici mesi è un risultato che pochissime aziende retail italiane hanno potuto esibire alla fine dell'anno appena trascorso. Una di queste è Consorzio Vacche Rosse, il negozio online dell'omonimo consorzio che produce il Parmigiano Reggiano con il latte dell'antica Razza Reggiana e vende in tutto il mondo i formaggi legati a questa varietà. Non avendo punti vendita fisici se non quelli dell'azienda produttrice, il canale e-commerce è diventato il punto di contatto principale per i consumatori finali e ha sopperito in larga parte alle perdite legate alle mancate consegne alla clientela tradizionale B2B fatta da ristoranti e negozi specializzati. L'attività della filiera è stata quindi preservata e i numeri hanno dato ragione alla svolta digitale del Consorzio: gli utenti che hanno comprato sul sito sono aumentati di quasi il 400% tra marzo e giugno rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre le vendite online sono cresciute in media del 300% tra settembre e novembre anche grazie al salto in avanti della domanda proveniente dall'estero (Francia, Germania e Inghilterra ma anche Finlandia, Svezia, Norvegia). L'intenzione, come assicura Marco Prandi, Presidente del Consorzio, è ora quella potenziare la promozione del prodotto a livello europeo facendo affidamento su una piattaforma che permette di integrare gli ordini registrati online con il gestionale aziendale e di rendere più agevole, di conseguenza, il processo di fatturazione e quello di pagamento (gestito anche in questo caso con i servizi di PayPlug).
Sapori dei Sassi: vendite online boom grazie ai pagamenti digitali
Permettere ai propri clienti di pagare l'ordine in tutta semplicità via e-mail, Sms, Messenger o WhatsApp (tramite un link che reindirizza a una pagina di pagamento sicura per finalizzare la transazione) è stato per Sapori dei Sassi, sito di e-commerce con sede a Matera che offre prodotti enogastronomici Doc del Sud Italia, il volano per aumentare nel 2020 le proprie vendite online del 70% rispetto all'anno precedente. Il portale, che si è affidato alla piattaforma di PayPlug, propone un'ampia selezione di specialità pugliesi, lucane, calabresi, siciliane e campane, oltre a una sezione dedicata a distillati provenienti da tutto il mondo, ed è diventato un punto di riferimento per le aziende e le cantine del territorio impossibilitate ad operare attraverso i canali tradizionali. Il vantaggio di affidarsi agli strumenti digitali, come ha confermato Giuseppe Carlucci, fondatore di Sapori di Sassi, riguarda inoltre la possibilità di ridurre la percentuale di abbandono del carrello, analizzando i motivi per i quali la transazione non è stata conclusa (per esempio il superamento da parte del cliente dell'importo autorizzato dalla banca) e contattando il cliente per aiutarlo a completare il pagamento.
Stop al catering, “I love Ostrica” triplica gli ordini online
La storia di questa realtà innovativa dell'enogastronomia italiana è nota per varie ragioni, ultima in ordine di tempo il riconoscimento ricevuto a fine gennaio 2020 per essere entrata a far parte della “Guida delle 100 eccellenze italiane” della rivista So Wine So Food. Nata a Bergamo nel 2007 (con il nome di “La Piazzetta del Pesce”) per intuizione di Luca Nicoli, “I Love Ostrica” è diventata negli ultimi anni il punto di approdo naturale per molti cultori del pescato fresco e dei frutti di mare. La sua specialità sono le ostriche, una trentina di varietà quelle disponibili in vetrina (dalle francesi alle nord-europee passando per quelle del Mediterraneo), e il suo tratto distintivo è il negozio online, canale che nel corso del 2020 ha permesso all'azienda di sopportare le mancate entrate derivanti dall'attività di catering e dalla ristorazione. Le vendite e-commerce all'utente finale, come conferma Nicoli al Sole24ore, hanno avuto un incremento del 300% rispetto al 2019 e sono arrivate a coprire il 90% del fatturato, salito a 900mila euro. Gli ordini medi mensili sono stati circa 500, con una diminuzione dello scontrino medio del 10%, mentre il profilo utente è sostanzialmente rimasto invariato. Ciò che è cambiato in modo importante, invece, è l'intera organizzazione del servizio di delivery: visto l'incremento improvviso e particolarmente sostenuto degli ordini (il taglio minimo è di 60 euro), “I Love Ostrica” ha ampliato l'assortimento dei prodotti in offerta, implementato un sistema informatico ad hoc che prevede carte di credito e PayPal per i pagamenti e rivisto alcune procedure di produzione. La sfida, in attesa di poter riprendere con gli eventi di degustazione, è ora quella di capire come evolverà la domanda sul canale online una volta terminata la pandemia: “l'attuale situazione di emergenza è un'incognita – spiega Nicoli - che non ci permette di programmare futuri investimenti, immagino che qualcosa rimarrà e stimo un 50% sul totale del nostro fatturato”.
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