L’allarme di Bankitalia: con calo Pil +2.800 fallimenti di imprese entro il 2022
Nota sui “Fallimenti d'impresa in epoca Covid”: ai circa 2.800 potrebbero aggiungersi altri 3.700 fallimenti “mancanti” del 2020 che non si sono realizzati per gli effetti temporanei della moratoria e delle misure di sostegno
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Bankitalia lancia l’allarme: «la forte contrazione del Pil registrata nel 2020 porterà a un aumento di circa 2.800 fallimenti entro il 2022». La previsione è contenuta nella nota sui “Fallimenti d'impresa in epoca Covid”, curata da ricercatori della Banca d'Italia, sulla base della relazione tra fallimenti e ciclo economico.
Ai circa 2.800 potrebbero aggiungersi altri 3.700 fallimenti “mancanti” del 2020 che non si sono realizzati per gli effetti temporanei della moratoria e delle misure di sostegno. Queste previsioni, viene messo in evidenza nel report, «vanno interpretate con cautela: da un lato, potrebbero essere sottostimate, nella misura in cui la caduta eccezionale del Pil comporterà un aumento maggiore di fallimenti rispetto a quanto stimato da precedenti fasi recessive; dall'altro lato, potrebbero essere sovrastimate se le misure di sostegno adottate e l'intensità della ripresa economica saranno capaci di aiutare le imprese a fronteggiare la difficile fase congiunturale».
Fallimenti nei prossimi mesi, quadro da definire
«Le evidenze disponibili - si legge nel documento - indicano che le misure economiche di sostegno alle imprese hanno ridotto in misura significativa l'impatto della crisi. Tuttavia, l'incertezza sulle prospettive economiche, l'aumento dell'indebitamento delle imprese e l'indebolimento patrimoniale nel frattempo intervenuti sollevano l'interrogativo di come si evolveranno i fallimenti nei prossimi mesi, quando saranno «ritirate» le misure di sostegno ed emergeranno i fallimenti «congelati».
Lo scenario di una flessione del Pil del 9% nel 2020
Al calo del Pill, rilevano i ricercatori di Bankitalia, è associato un aumento significativo deifallimenti sia nell'anno in cui si registra la caduta sia nei due anni successivi (le elasticitàstimate sono pari rispettivamente a 1,25, 0,65 e 0,92). Sulla base di queste stime unaflessione del prodotto interno lordo del 9 per cento, come quella prevista da Banca d'Italia per il 2020, porterebbe a un aumento dei fallimenti di circa 2.800 entro il 2022 (rispetto ai circa 11.000 registrati nel 2019).
Nel 2020 fallimenti diminuiti di un terzo rispetto al 2019
A fronte di queste valutazioni, continua il report, nel 2020 il numero di fallimenti è, al contrario, diminuito di circa un terzo rispetto al 2019. Nella interpretazione di Bankitalia il minore numero di fallimenti (fallimenti «mancanti») dipende da due fattori. In primo luogo, vi hanno contribuito la moratoria sui fallimenti (in vigore da inizio marzo a fine giugno) e il rallentamento generale dell'attività nei tribunali in conseguenza delle misure di contenimento della pandemia. In secondo luogo, alcune delle imprese già in difficoltà prima della pandemia, e che presumibilmente sarebbero fallite in corso d'anno,potrebbero essere sopravvissute grazie alle misure di sostegno economico.
L’ipotesi: fallimenti rimandati nel tempo
Qualora le difficoltà di queste imprese abbiano natura strutturale, è possibile che si tratti solo di fallimenti rimandati nel tempo.Sulla base delle stime dell'elasticità dei fallimenti al ciclo economico e ipotizzando che quelli «mancanti» del 2020 riemergeranno nei prossimi mesi, il numero dei fallimenti - concludono i ricercatori - potrebbe aumentare di circa 6.500 casi (quasi il 60 per cento di quelli registrati nel 2019) entro il 2022, di cui una parte preponderante già nel 2021.
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