Industria

L’allarme di Confcommercio: «serve un piano per rilanciare le città»

di Enrico Netti

2' di lettura

Chiuso per cessata attività. Cedesi licenza commerciale, compresi muri. Chiuso definitivamente. Cari clienti, dopo 42 anni di attività siamo costretti a chiudere. Ringraziamo tutti i nostri clienti.

Sono alcuni dei messaggi con cui i piccoli commercianti d’Italia si congedano dai clienti. Un fenomeno che indistintamente colpisce città grandi e piccole, periferie e centro città. Questi ultimi nell’ultimo decennio hanno perso il 13% dei negozio rimpiazzati da bar, ristoranti e hotel che crescono di un quinto. Una crisi che non risparmia le bancarelle perché gli ambulanti calano del 9 per cento. È quanto emerge dalla ricerca di Confcommercio «Il ruolo del

Loading...

Commercio e del turismo per il rilancio delle città», che ha scandaglianto 120 comuni di medie e grandi dimensioni escludendo le metropoli di Roma, Milano e Napoli.

Centri Storici

Visualizza

Tra tutte emerge grazie al centro storico più vitale Siracusa mentre la classifica è chiusa da L’Aquila che tra il campione osservato è quella a maggiore «rischio di declino commerciale», dopo il terremoto. Nella parte alta della classifica dei centri dove il commercio è più vitale ci sono anche Pisa, Matera, Grosseto, Lucca, Latina e Avellino. Prima del capoluogo abruzzese ci sono anche Gorizia (penultima), Ascoli Piceno, Genova, Chieti, Ancona e Biella.

Se crisi, calo dei consumi, e-commerce e problemi di ricambio generazionale fanno abbassare molte saracinesche altri settori registrano un exploit: riescono a resistere i negozi di prossimità nei centri storici mentre accelerano gli store di telefonia e computer (+26%) e le farmacie (+29%). Sempre nei centri chiudono i negozi di vestiti e calzature (-15,4%), di libri e giocattoli (-22,9%) e di mobili e ferramenta (-23,2%) per finire con i distributori di benzina (-27,9%).

Macro trend

Visualizza

«Stimiamo che il 70-80% della riduzione del totale numero dei negozi non sia dovuto alla crisi dei consumi - spiega il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella - ma a razionalizzazioni e scelte imprenditoriali per l’insufficiente redditività, oltre alla competizione di commercio elettronico, centri commerciali e outlet».

In periferia le dinamiche del commercio sono attenuate rispetto a quelle dei centri storici, anche per effetto del calo maggiore dei canoni di locazione: il commercio in sede fissa cala del 10,3% nel decennio nelle periferie, quello ambulante del 14,4% mentre alberghi, bar e ristoranti crescono del 17,7%.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti