L’allarme dei Consorzi agrari: «Lo Stato deve restituire i debiti»
di Annamaria Capparelli
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Il tesoretto della Federconsorzi c'è. I numeri sono ancora ballerini perché oscillano tra i 330 milioni, se si tiene conto del decreto Monti del 2012, e i 115-120 milioni stabiliti dall’ultima sentenza della Cassazione. A pesare è il diverso calcolo degli interessi. Ma un fatto è certo: il credito che i Consorzi agrari vantano con lo Stato per l'attività di ammasso di grano, olio e carni dal dopoguerra in poi (partito da 50 milioni di vecchie lire e schizzato a 1 miliardo prima degli abbattimenti degli ultimi 5 anni) non può essere cancellato.
Il commissario governativo della Federazione italiana dei Consorzi agrari, Andrea Baldanza, nel corso di una recente audizione alla commissione Agricoltura della Camera ha fatto chiarezza su numeri e modalità di assegnazione delle risorse. E ha, in primo luogo, sollecitato un provvedimento che chiuda una volta per tutte l'equivoco legato ai destinatari delle somme.
Puntuale in ogni legge di Bilancio è spuntato infatti l'emendamento Federconsorzi accompagnato e impallinato dal fuoco «amico», perchè la Fedit, o meglio il suo tesoretto, continua a dilaniare il mondo agricolo. Si tratta pur sempre di una rete di 22 Consorzi agrari in salute per un fatturato di circa 3 miliardi e un'ampia gamma di attività che spaziano dai servizi tradizionali a quelli hi-tech come i mezzi per la precision farming, nuova frontiera dell'agricoltura. In arrivo anche un software per rendere efficiente l’irrigazione che dovrebbe essere venduto dalla rete Cai (Consorzi agrari d’Italia).
La partita è importante e questa volta, prima che si vivacizzi il cantiere della legge di bilancio, Baldanza ha giocato d'anticipo spiegando che ci sono solo due possibili opzioni. Riconoscere il credito ai Consorzi agrari per l'attività degli ammassi oppure al commissario giudiziario per l'attività commerciale e in questo caso i soldi finirebbero alle banche. «Una terza via - dice Baldanza- non c'è». E soprattutto le somme sono blindate e quindi non possono essere dirottate, come è stato proposto in questi ultimi anni, a poste diverse.
Baldanza ha anche escluso che dalla quota (330 o 120 milioni) possano essere detratti i crediti vantati a sua volta dal ministero delle Politiche agricole, come per esempio le spese per la meccanizzazione. Su questo il commissario è perentorio: si tratta di debiti per attività commerciali che vanno a incidere nella sfera del commissario giudiziario. E alla quale attiene anche la delicata questione del patrimonio immobiliare e della cessione di immobili ad Agris Ismea.
Per il commissario si tratta di due gestioni commissariali distinte e non si possono compensare i crediti dell'una con i debiti dell'altra. Il commissario è convinto che il debito prima o poi debba essere onorato e dalla somma riconosciuta a Fedit dipende l'entità degli assegni dei lavoratori. Il 30% dell'incasso infatti dovrà essere destinato agli ex dipendenti che chiuderanno il loro contenzioso incassando un terzo di quanto dovuto.
L’eventuale iniezione di liquidità non andrebbe a favorire questa o quella associazione , ma una struttura che opera al servizio dell’agricoltura. Tra i litiganti a godere alla fine potrebbero essere solo gli istituti finanziari a cui sono stati ceduti in massa i crediti.
Intanto procede il piano di razionalizzazione dei Consorzi agrari che ha portato alla costituzione di veri giganti come quello del Nord Est e dell’Emilia Romagna, ma anche della Lombardia e Piemonte. Mentre a novembre Pisa si fonderà con Grosseto, Livorno e Viterbo.
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