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L’annuncio di Netanyahu: «Se rieletto annetterò le colonie in Cisgiordania»

di Roberto Bongiorni

Benjamin Netanyahu (Ap)

3' di lettura

Sarebbe la pietra tombale di ogni processo di pace tra israeliani e palestinesi. A sette giorni dall’elezione più incerta degli ultimi 15 anni nella storia di Israele, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto «un mandato» agli elettori promettendo in cambio un’offerta clamorosa che ha il sapore dell’asso calato - secondo i suoi avversari, della mossa disperata - in una campagna elettorale che lo vedeva in difficoltà: «Oggi annuncio la mia intenzione, dopo la creazione di un nuovo governo, di estendere la sovranità israeliana alla Valle del Giordano e alla sponda nord del Mar Morto», ha dichiarato il premier conservatore al potere dal 2009. «Quello - ha aggiunto - diventerà il confine orientale di Israele».
A questa importante notizia, il premier israeliano ne ha fatta seguire un’altra altrettanto importante. Vale a dire l’imminente annuncio del piano di pace americano per il conflitto israelo-palestinese, piano che Donald Trump ama definire «l'Accordo del secolo». «Sarà presentato alcuni giorni dopo le elezioni israeliane (del 17 settembre, ndr). È dietro l’angolo. Si tratta di una grande sfida, ma anche di una grande opportunità, di una occasione storica e unica per estendere la sovranità israeliana agli insediamenti ebraici in Giudea-Samaria».

ANALISI / Israele, la questione palestinese irrompe in campagna elettorale (di U. Tramballi)

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«La questione - ha poi proseguito Netanyahu - è chi debba condurre le trattative con Trump. Starà agli elettori stabilire se vogliano me, oppure la coppia Gantz-Lapid ( che guida il partito centrista Blu-Bianco)».

In aprile Netanyahu aveva vinto di poco le elezioni di aprile sulla colazione di centro sinistra (il partito Blu e Bianco) ma, nelle trattative con i partiti della destra israeliana, non era riuscito ad ottenere il numero sufficiente di seggi per creare una maggioranza a causa del mancato appoggio del suo ex-alleato nazionalista-laico, e ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, leader del partito Israel Beitenu.

Negli ultimi sondaggi il partito “Blu-Bianco”, guidato da Benny Gantz e Yair Lapid, è in vantaggio, seppur minimo, sul partito conservatore Likud di Netanyahu. Ma, dato ancora più importante, Bibi non raggiungerebbe una maggioranza di destra senza i voti di Lieberman.

Ecco che l’annuncio di Netanyahu sembra il tentativo estremo di catturare il voto di più elettori possibile a pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale.

La Valle del Giordano, che l’Autorità palestinese ha sempre dichiarato debba divenire il confine del futuro Stato palestinese, si estende per 2.400 km quadrati e rappresenta circa il 30 dei Territori palestinesi della Cisgiordania. Senza di essa, non esisterebbe dunque quello Stato palestinese, obiettivo finale delle precedenti road map, che doveva estendersi- con le negoziazione di alcuni correttivi - sulla Cisgiordania. Ma proprio in Cisgiordania la popolazione dei coloni ebrei, distribuiti in centinaia tra insediamenti e avamposti illegali, ha ormai raggiunto 500mila abitanti.
«La terra di Palestina non fa parte della campagna elettorale di Netanyahu! e non è in vendita», ha commentato poco prima del discorso di Netanyahu il premier palestinese Mohammad Shtayyeh. «Netanyahu - ha continuato Shtayyeh citato dalla Wafa - è il principale distruttore del processo di pace».

Secondo alcune indiscrezioni le prime aree ad essere annesse ad Israele sarebbero i grandi blocchi di insediamenti, ovvero Maalè Adumim, Gush Etzion e Ariel. Le prime due sono due grandi città, orami una propaggine di Gerusalemme. Questi tre insediamenti sarebbero comunque stati annessi in un futuro negoziato, ma in cambio di qualcos'altro a favore dei palestinesi. L’estensione della sovranità israeliana alla valle del Giordano rappresenta comunque un’iniziativa senza precedenti capace di incendiare il Medio Oriente in un momento già turbolento.

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