L’appello di Lombardi alle imprese: investire nell’eolico offshore
La lettera aperta di Roberta Lombardi (M5S), assessora uscente alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale della Regione Lazio
di Andrea Marini
4' di lettura
Un «appello all’industria manifatturiera italiana» affinché investa nella transizione energetica e, più in particolare, nel cosiddetto eolico offshore galleggiante. A lanciarlo, in una lettera aperta, è Roberta Lombardi (M5S), assessora uscente alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale della Regione Lazio. «Dobbiamo riuscire a vincere – scrive – la sfida epocale della transizione energetica per affrancarsi una volta per tutte dal giogo delle fonti fossili e fare dell’Italia un hub dell’innovazione delle rinnovabili rinnovabili e non più invece un semplice “cliente” costretto a subire passivamente o a inseguire il partner estero di turno per tamponare le proprie esigenze di approvvigionamento energetico».
Gli obiettivi della Ue
L’Italia, spiega Lombardi, si trova di fronte alla sfida della «transizione energetica verso le fonti rinnovabili caratterizzata da traguardi temporali ben precisi stabiliti dall'Unione Europea e in virtù dei quali sono stati definiti tutti i target per l’erogazione dei fondi europei delle grandi stagioni di investimenti pubblici in corso, dal progetto RePowerEu al PNRR fino alla nuova programmazione 2021-2027. Un insieme di risorse – sottolinea – con cui l’Unione Europea punta a ridurre le emissioni nette climalteranti almeno del 55% entro il 2030 e ad azzerarle entro il 2050. Per centrare questo obiettivo, i target, per il 2030, sono: 45% di energia rinnovabile, risparmio energetico al 40% nel consumo finale di energia e al 42,5% nel consumo di energia primaria».
Il ruolo delle imprese
«A tale proposito – sottolinea l’assessora uscente della Regione Lazio – l’anello strategico della filiera è rappresentato dalla nostra industria manifatturiera che per il suo valore ci ha reso celebri nel mondo. Emblematico è il caso che riguarda la realizzazione degli impianti eolici in mare, il cosiddetto eolico offshore galleggiante. Questo anello strategico della transizione energetica è, al momento, totalmente mancante in Italia. Se da un lato le imprese del settore possono far sentire di più la propria voce avanzando proposte e rivendicando misure di sostegno in virtù del raggiungimento degli obiettivi internazionali di sostenibilità, dall’altro lato – chiarisce – è pur vero che sono le Istituzioni, a tutti i livelli, a dover tendere la mano verso le nostre attività produttive per poter spalancare le porte alla transizione energetica sui nostri territori, con un particolare focus sull’adeguamento infrastrutturale, logistico e tecnologico dei porti presso i quali vanno necessariamente ubicati gli impianti eolici offshore».
Il confronto con gli altri paesi
«In diversi porti della Danimarca, Scozia, Germania, Francia – scrive Lombardi – si assiste oggi ad una vera e propria corsa all’infrastrutturazione di aree portuali da destinare a tale scopo, corsa in parte paradossalmente frenata dal notevole stato di congestione che caratterizza i porti del Nord Europa. L’assoluta mancanza di strutture logistiche adeguate nei nostri porti per questo tipo di operazioni, che sembra rappresentare un punto debole del sistema italiano, può trasformarsi in un punto di forza. Avere la possibilità di partire da zero per disegnare il futuro dell’industria eolica offshore – aggiunge – può rappresentare un vantaggio competitivo in quanto permette di progettare e realizzare interventi all’avanguardia con un ampio utilizzo di tecnologie produttive innovative come l’automazione e la robotica».
Il caso del Lazio
«Come Regione Lazio – scrive l’assessora uscente – nell'appena trascorsa legislatura, abbiamo stanziato 50 milioni di euro per l’infrastrutturazione del porto di Civitavecchia per accogliere un parco eolico offshore galleggiante, il primo d’Italia e del Mediterraneo, che prevede l’installazione iniziale di 270 MW che impiegherebbe fino a 540 addetti complessivi per tutte le fasi di sviluppo e con la possibilità di essere ampliata fino a 1 GW per complessivi mille posti di lavoro a cui si aggiungerebbero almeno 25 MW di impianti fotovoltaici, la creazione di un hub per l’accumulo e la distribuzione di energia prodotta da Fonti Energetiche Rinnovabili e la produzione di 10mila tonnellate l’anno di idrogeno verde. Si tratta di un progetto – chiarisce – che, abbiamo stimato, potrà generare complessivamente oltre 3mila nuovi posti di lavoro per i tre anni di impianti, circa 1800 annui, di cui 1.200 per la produzione e 601 per la loro installazione, cui vanno ad aggiungersi per gli anni successivi quelli derivanti da tutto l'indotto».
La cornice burocratica
«Allo stesso tempo – scrive Lombardi chiarendo il caso del Lazio – abbiamo cercato di predisporre anche quella cornice burocratico amministrativa adatta ad accogliere questo progetto e le relative opportunità di sviluppo industriale, ad esempio istituendo nell’area la Zona Logistica Semplificata (ZLS) e prevedendo per la prima volta una Zona Speciale per l’Energia nell’ambito della Pianificazione dello Spazio Marittimo. Questo è ovviamente un caso specifico che riguarda il Lazio, tra l’altro negli scorsi mesi sono arrivati al Ministero per la procedura di VIA altri 5 progetti di parchi eolici ubicati nel mare di fronte le coste di Civitavecchia; ma credo – sottolinea – sia esemplificativo della gamma di azioni necessarie da parte delle Istituzioni per predisporre un territorio a candidarsi ad accogliere un’infrastruttura imponente come uno o più parchi eolici. Questi interventi, che dipendono strettamente dalle risorse e dalla disponibilità territoriale (ad esempio la presenza di grandi aree portuali libere), sarebbero meglio organizzati seguendo il modello dei distretti industriali».
loading...