L’armonia di pezzi unici per la scrittura
I métiers d'art e il nuovo mecenatismo del lusso si incontrano ad Amburgo
di Alessandro Turci
2' di lettura
I métiers d'art e il nuovo mecenatismo del lusso: la bottega High Artistry di Amburgo
Thomas Mann ha spesso orchestrato col vocabolario tedesco. Per il suo capolavoro “Der Zauberberg” ha riportato alla luce termini in disuso, come “Wonnemond” per dire maggio, ma ha anche suggerito nuove lezioni come lo strabiliante “Kulturgebärden”. Si potrebbe tradurre con “cultura del gesto”; un gesto armonioso, elegante, saggio. L'ascendenza orientale è manifesta, proprio come accade per l'arte calligrafica.
La scrittura
Tra i gesti del quotidiano, la scrittura rimane il più enigmatico. Lo strumento per scrivere assume quindi un valore specifico, difficilmente classificabile, quasi d'ordine psicologico. Non solo per chi lo possiede, ma anche per chi lo realizza. Così, come per i capolavori di Oeben (l'artiere ebanista che scriveva col vocabolario degli intarsi), alcuni artigiani odierni creano su commissione strumenti da scrittura dedicandosi al sicomoro, al koto, al calcedonio, allo smalto, alle pietre preziose. Con una dedizione così meticolosa, esasperata, non di rado miniaturizzata, che si trasforma in un rituale. Una disciplina nella disciplina.Merito allora alla visione di un Emblema sempre più determinato a creare oggetti unici anche dopo il Diluvio, se il Diluvio è l'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, per dirla con Walter Benjamin.
Amburgo, capitale anseatica affacciata sull'Elba, catalizza questo rinascimento artigianale che dialoga naturalmente con gli altri grandi centri europei del savoir-faire: Parigi, Firenze, il Giura. Oggi, occorre riconoscerlo, l'universo sbalorditivo e antico dei “métiers d'art” ha nelle Case del lusso i suoi mecenati principali. Un mecenatismo anche enciclopedico, educativo (storytelling si dice nel linguaggio odierno) capace di suggerire coordinate storiche, come la recente collezione dedicata al mito Orient Express, a chi volesse rinfrescarsi il ritratto d'Europa tra le due guerre.Quando una Montblanc trascende l'omaggio all'Art Déco e diviene essa stessa un autentico pezzo Art Déco, non possiamo far finta di nulla.
Il ritratto di Mata Hari
La poetica di René Prou e di René Lalique rivive nella tecnica dell'ageminatura o in quella dello smalto plique-à-jour capace di eternare una farfalla di fattura stupefacente. Un pezzo unico. Come straordinario è un ritratto di Mata Hari realizzato a mano, sensuale perché l'occhio nudo non riesce a coglierlo senza l'ausilio di una lente magnificatrice.E' la qualità che Walter Pater, il maestro oxoniense di Oscar Wilde, attribuiva a Watteau: un meraviglioso intuito d'omissione. Cioè quello iato impercettibile che l'artista lascia volutamente sospeso perché sia l'occhio dell'osservatore a colmarlo, creando la visione perfetta.La fascinazione racchiusa nel gesto di scrivere a mano oggi – cioè in una fase storica dominata da tastiere e smart(?)phone – resta un manifesto di stile, e probabilmente di forma mentis. La semplice matita da cartoleria e la stilografica unica al mondo sono quindi entrambe simbolo compiuto e paritetico di “Kulturgebärden”. Solo imparando a vivere l'umiltà della prima si può arrivare a comprendere la sapienza – e il clamoroso retaggio High Artistry – della seconda.
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