L’arte contemporanea riparte da Roma
Dopo il lockdown a singhiozzo boom di offerta espositiva sul contemporaneo, ma pesa l'assenza di supporto politico
di Sara Dolfi Agostini
I punti chiave
5' di lettura
Pochi mesi prima dello scoppio della pandemia, Roma si candidava a tornare capitale del contemporaneo, e con le recenti riaperture è ormai chiaro che la città è in fermento, nonostante un assordante silenzio da parte delle autorità governative, che hanno fallito nel fornire alle istituzioni un programma chiaro di uscita dai lockdown a singhiozzo che hanno bloccato le attività espositive da ottobre 2020 a fine aprile 2021.“I musei sono le chiese dei laici, è stato un errore aspettare così tanto a riaprirli” afferma Paola Ugolini, co-curatrice con Lara Conte e Cecilia Canziani dell'importante mostra collettiva «Io Dico Io» alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, affiancata dal progetto di digitalizzazione dei contenuti «Women Up» di Google Arts & Culture. La mostra, un percorso intergenerazionale e polifonico nel lavoro di cinquanta artiste italiane – da Ketty La Rocca a Marisa Merz, da Rossella Biscotti e Benni Bosetto – promossa dalla direttrice Cristiana Collu in celebrazione dell'importante lascito archivistico della critica d'arte Carla Lonzi, avrebbe dovuto inaugurare il 21 marzo 2020 e, invece, è stata posticipata al 27 febbraio 2021, in una “finestra gialla” di pochi giorni. Nonostante l'altalena tra zona gialla, rossa e arancione, e le conseguenti chiusure settimanali, la mostra è terminata come previsto il 5 giugno scorso, “l'unico sabato o giorno festivo in cui siamo stati aperti al pubblico con numero record di visite e nessun problema di assembramento” ammette con dispiacere la curatrice. Infatti, nell'ultimo DPCM firmato dal governo Draghi, la scelta di aprire nel weekend era stata lasciata alla discrezione dei direttori di museo, e la Galleria Nazionale come molte altre istituzioni non ha osato aprire senza il necessario supporto politico, nonostante 5.700 metri quadri di spazi espositivi. “I musei erano pronti, ma sono stati abbandonati, e per mesi gli italiani potevano fare shopping ma non visitare in tutta sicurezza una mostra” conclude Ugolini.
Collezionismi
Una riflessione che echeggia a Galleria Borghese, dove ieri si è inaugurata «Archaeology Now», la controversa personale di Damien Hirst con 80 opere viste in parte nel 2017 a Palazzo Grassi nella mostra «Treasures from the Wreck of the Unbelievable»; una mostra che avrebbe dovuto rilanciare l'ex bad boy della Young British Artist nel mercato internazionale. Intanto a Villa Borghese l'inaugurazione è stata posticipata di un anno e Anna Coliva, co-curatrice con Mario Codognato, nel frattempo è andata in pensione lasciando il posto di direttrice. A Palazzo delle Esposizioni, invece, la Quadriennale «Fuori» curata da Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol e frutto di un lavoro di oltre tre anni, sarebbe stata aperta solo 33 giorni tutti feriali – dal 30 ottobre al 17 gennaio – se una petizione con oltre 5.500 firmatari non avesse spinto l'istituzione Palaexpo ad approvare in extremis una proroga fino al 18 luglio 2021. “Ad oggi nonostante le difficoltà i visitatori sono stati oltre 21.000, e 1.600 solo nella prima settimana di giugno” comunicano dall'istituzione. E pensare che la mostra è visitabile solo su prenotazione – da giugno anche il weekend – e include 43 presentazioni monografiche di artisti italiani di diverse generazioni – dai nomi più conosciuti di Monica Bonvicini e Irma Blank, alle personalità transdisciplinari come Cinzia Ruggeri, ai giovani Diego Marcon e Raffaela Naldi Rossano. Nel frattempo, la Fondazione Quadriennale ha aperto anche un bando per un nuovo direttore artistico 2021-2024 che scade il 18 giugno, e si prepara al trasloco del 2023, nell'ex Arsenale Clementino Pontificio, il complesso monumentale affidato dal Ministero della Cultura alla Fondazione quale nuovo luogo per la creatività contemporanea.
Musei performativi
Anche Luca Lo Pinto, nominato direttore del MACRO a fine 2019, ha dovuto ripensare il calendario istituzionale. “Avremmo dovuto inaugurare ad aprile 2020, ma abbiamo dovuto attendere luglio e poi è mancata continuità” racconta. Il progetto con cui ha vinto il bando di direttore con Palaexpo proponeva una ridefinizione della visita al museo in senso performativo, con le inaugurazioni di blocchi espositivi abbandonate in favore di un aggiornamento continuo del programma espositivo, e un progetto digitale focalizzato sulla narrazione più che sulle immagini documentarie, “incapaci di veicolare l'esperienza reale dell'opera d'arte, e meno suggestive delle parole” secondo il direttore. Così il museo ha puntato sul digitale, e non si è mai fermato, arrivando a raggiungere 20.000 visite mensili sul sito internet. “Adesso dal 10 giugno al 15 luglio apriremo progressivamente le nuove mostre, tutte gratuite su prenotazione (50 visitatori / ora), e daremo avvio a un calendario di iniziative, tra conferenze, screening e concerti, per i quali useremo gli spazi esterni del museo” aggiunge il direttore.
I due MAXXI
Al Maxxi, che ha inaugurato la sua seconda sede a l'Aquila il 28 maggio scorso in presenza del Ministro della Cultura Dario Franceschini, le attività espositive sono ricominciate il 27 aprile ma è solo da qualche settimana che il museo ha ripreso il programma pubblico di conferenze dal vivo, con l'auditorium di 200 posti ridotto a 70 per mantenere il distanziamento. Recentemente, il MAXXI ha anche premiato l'artista Tomaso de Luca con il MAXXI BULGARI PRIZE 2000, ma l'evento è avvenuto al cospetto di pochi addetti ai lavori e sono stati ugualmente in pochi a vedere la mostra che ha chiuso il 23 maggio scorso, dieci giorni dopo l'annuncio. Le mostre in corso però non deludono, e raccontano un museo che non si è mai fermato, anche a porte chiuse. Dalla grande retrospettiva dedicato al genio architettonico di Aldo Rossi, alla mostra collettiva «Più Grande di Me» con più di 50 artisti della zona dell'ex Yugoslavia in una rassegna espositiva di stampo geografico che guarda al bacino del Mediterraneo, come già era stato per Turchia e Libano; fino alla mostra sui dieci anni del MAXXI, che racconta un museo attivo e ricettivo.
E dal 17 giugno inaugura la mostra di punta dell'estate, Casa Balla, in concomitanza con l'apertura al pubblico della residenza romana dove l'artista ha vissuto fino alla morte nel 1958. La mostra, oltre ad opere originali dell'artista, arredi e costumi, include anche delle commissioni ispirate da suggestioni futuriste a creativi internazionali tra cui Ila Bêka & Louise Lemoine, Carlo Benvenuto ed Emiliano Maggi.
Privati in azione
Anche nel privato c'è fermento per istituzioni che finalmente possono accogliere un pubblico più che locale. È il caso de La Fondazione in Via Crispi 18, uno spazio no profit concepito da Nicola Del Roscio, presidente della Cy Twombly Foundation, e curato da Pier Paolo Pancotto, che ha aperto le porte a fine 2019. Gli spazi espositivi, oltre 700 metri quadri a pochi minuti da Piazza di Spagna, coniugano un'architettura industriale “pre white cube” alla memoria storica dell'edificio, che fu sede del famoso Teatro Florida che appare nel film Ladri di Biciclette (1948) di Vittorio de Sica. “La mostra Claire Fontaine | Pasquarosa | Marinella Senatore, inaugurata a ottobre e poi prorogata fino a marzo, ha risentito delle aperture a singhiozzo dei vari DPCM, anche se siamo stati molto attivi virtualmente, con conferenze e talk” ammette il curatore. In effetti, La Fondazione si trova sotto alla sede romana della galleria Gagosian che, in quanto attività commerciale equiparato ai negozi, ha osservato restrizioni più permissive del non profit. Tuttavia, la mostra ha trovato una seconda sede, ed è adesso in corso fino al 27 giugno al Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes di Napoli. A Roma, invece, ha appena inaugurato la mostra personale 01 di Nico Vascellari, un tuffo in un ventennio di creatività dell'artista mai esposto prima. “Ci sono opere dei suoi primissimi anni a Rotterdam, alcune concepite allora e realizzate oggi, che rivelano una produzione importante quanto il più conosciuto elemento musicale e performativo” spiega Pancotto. La mostra, che sarà una sorpresa per molti, è visitabile fino al 25 settembre ed esplora gli sconfinamenti sensoriali – visivi e auditivi - tra società e natura, e soprattutto la relazione strumentale tra animale ed essere umano negli immaginari pop e naif del mondo infantile, che Vascellari smaschera con ironia.
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