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L’arte per la sua rilevanza sociale entra nella delega per la riforma fiscale

La misura nella bozza al consiglio dei ministri dalla prossima settimana: l’Iva su import e cessioni potrebbe passare dal 10 al 5% a sostegno della creatività italiana

di Marilena Pirrelli

(vvoe - stock.adobe.com)

3' di lettura

La cultura ha rilevanza sociale? Chi ne dubiterebbe. L'arte è un prodotto culturale? Chi potrebbe dire il contrario? L'esperienza di incontrare un'opera d'arte viene incoraggiata sin da quando siamo bambini a scuola e l 'epifania di questo incontro ci accompagna nel tempo. Per queste ragioni e perché l’Italia è un paese nel quale l’arte è in ogni dove rendere fiscalmente più favorevole la sua circolazione rappresenta una svolta di rilevanza sociale. La novità – anticipata dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi - rientra nella «razionalizzazione del numero e delle misure delle aliquote Iva secondo i criteri posti dalla normativa Ue, al fine di prevedere una tendenziale omogeneizzazione del trattamento Iva per i beni e servizi similari, meritevoli di agevolazione in quanto destinati a soddisfare le esigenze di maggior rilevanza sociale». È quanto scritto nella bozza datata 7 marzo del Ddl delega al governo per la riforma fiscale messa a punto dal Ministero delle Finanze. Nel testo si prevede anche di ridurre l’aliquota dell’Iva all’importazione di opere d’arte, estendendo la tassazione ridotta anche alle cessione di oggetti d’arte o da collezione. La bozza, in 22 articoli, è suddivisa in cinque parti: principi generali e tempi di attuazione; tributi; procedimenti e sanzioni; testi unici e codici; disposizioni finanziarie. La misura potrebbe ridurre l’aliquota Iva dal 10 al 5% all’importazione di opere d’arte (in Francia oggi è al 5,5%), estendendola anche alle cessione di oggetti d’arte o da collezione (oggi al 22%). Insomma potrà risultare più conveniente rispetto ad altri paesi importare opere in Italia.

Dare forza alla creatività italiana

La misura va a sostegno della nuova produzione degli artisti italiani che potrebbero veder ridotta l'Iva sulle vendite delle loro opere dal 10 al 5%, ma sarà in generale tutta l'arte italiana a poter godere dell'agevolazione e circolare più facilmente. Per le opere comprate con il regime del margine non cambierebbe niente e manterrebbero l’Iva ordinaria.

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Esperienze all’estero sempre più cruciali per gli artisti italiani

Il traguardo non è poco dopo anni di confronto con nazioni, prima il Regno Unito ante Brexit e ora la Francia, che hanno fatto della circolazione in entrata e uscita delle opere d'arte con un'Iva ridotta il cavallo di Troia per accogliere artisti, collezionisti, galleristi e intere collezioni consolidando ancor più il successo di circuiti museali attrattivi per milioni di visitatori. Anche per i musei italiani, infatti significherà maggiore disponibilità di opere per le mostre nel nostro paese.

La Ue apre all’Iva ridotta per la filiera dell’arte, opportunità da cogliere

«Finalmente si vede un cambiamento fondamentale. Il mercato dell'arte italiano anno dopo anno – spiega Sirio Ortolani, presidente del'Angmac (l'Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna) - ha ridotto la sua competitivtà rispetto a paesi vicini come la Francia. La riforma è auspicabile. È richiesta da tempo da tutta la filiera dell'arte. Se la cultura e l'arte potranno circolare di più si darà maggior impulso ai giovani artisti, spesso costretti a uscire dall'Italia per trovare adeguato sostegno. Questo potrà permettere il rilancio dell'arte italiana e anche di figure storiche dimenticate» conclude il gallerista che lavora con i giovani artisti.

La novità è contenuta nella bozza di legge delega per la riforma fiscale targata Meloni e potrebbe arrivare già la settimana prossima in Consiglio dei ministri per tentare in Parlamento un’approvazione rapida entro maggio. Se il calendario dei lavori verrà rispettato, l’Italia nella primavera del 2025 abbandonerà il sistema fiscale entrato in Gazzetta Ufficiale il 9 ottobre 1971 con la riforma di Bruno Visentini.

L'aliquota ridotta potrà dare al sistema dell'arte privato finalmente le risorse per rilanciare in modo adeguato l'arte italiana e sarà di sostegno anche ai musei che potrebbero comprare più opere contemporanee e importarne di più. Non solo, anche le fondazioni che comprano per i musei e i mecenati che acquistano e donano ai musei avrebbero più capacità di spesa. Insomma il nuovo regime fiscale renderebbe il nostro sistema dell’arte più solido e il collezionismo più trasparente.

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