decisione dell’unesco

L’«arte del pizzaiuolo napoletano» patrimonio culturale dell’umanità

di Vera Viola

(© Atlantide Phototravel/Corbis)

2' di lettura

«L'arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio culturale dell'Umanità Unesco». Lo ha annunciato il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina su Twitter. «Vittoria! - ha scritto -. Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo». E a stretto giro: «Dall'Unesco riunita in Corea del Sud arriva ora la notizia. Un riconoscimento per Napoli e l'Italia intera mentre sta per iniziare il 2018». L'annuncio in un tweet dell'alba del ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini.

La pizza napoletana patrimonio Unesco

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La decisione era attesa, ma non scontata, dopo otto anni di preparazione del dossier e di procedure e diplomazie. Unica candidatura italiana, è stata varata con il voto unanime dei delgati. Subito dopo la proclamazione, in sala è scoppiato un lungo e fragoroso applauso che ha festeggiato il successo italiano e molti dei presenti hanno abbracciato i rappresentanti italiani.
Di valore la motivazione. Per l'Unesco - si legge nella decisione finale - «il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l'impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un'atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale».

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L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato così la tradizione e il vivere quotidiano dei cittadini napoletani, ma anche il lungo lavoro del ministero delle Politiche Agricole che nel 2009 aveva iniziato a redigere il dossier di candidatura con il supporto delle Associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania, superando i pregiudizi di quanti vedevano in questa antica arte solo un fenomeno commerciale e non una espressione identitaria della cultura partenopea.

Il dossier della candidatura e la delegazione sono stati coordinati dal professor Pier Luigi Petrillo. Al termine dell'iscrizione della candidatura, l'ambasciatrice italiana all'Unesco, Vincenza Lomonaco, ha ringraziato tutti gli Stati che hanno votato a favore dell'Italia, sottolineando la centralità dell'Italia nel promuovere le tradizioni agroalimentare nel contesto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura.

Si conclude un percorso che ha portato alla raccolta in 100 Paesi di oltre 2 milioni di firme. La notizia è stata accolta con gioia dai napoletani: questa mattina le pizzeria hanno aperto all'alba e sono iniziati i festeggiamenti.
«Un riconoscimento storico - commenta il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris - grazie ai pizzaioli napoletani che vivono e operano in tutto il mondo. È il segno della potenza di Napoli attraverso la sua arte, tradizioni, cultura, creatività, fantasia».
«Il riconoscimento dell'Unesco ha un valore straordinario per l'Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e l'arte della pizza rappresenta un simbolo dell'identità nazionale», afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

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