L’attacco al Cremlino spaventa la Russia e prepara il terreno alla ritorsione
In questa guerra che la Russia ha iniziato, il 9 maggio è segnato dall’attesa della controffensiva annunciata da Kiev
di Antonella Scott
2' di lettura
L'incredibile notizia diffusa dal Cremlino, che ha denunciato il tentativo del «regime di Kiev» di colpire con due droni la residenza del presidente Vladimir Putin nel cuore del suo regno, scuote una vigilia del 9 maggio a cui la Russia già si stava avvicinando all’insegna della paura. Kursk, Orël, Belgorod, Voronezh, Saratov, Pskov: diverse regioni russe - oltre alla Crimea, dove sabato scorso due droni hanno colpito un deposito di carburante a Sebastopoli - avevano annunciato la cancellazione «per motivi di sicurezza» delle parate militari che ogni anno celebrano l’anniversario della vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale, in Russia chiamata la Grande guerra patriottica.
E in seguito a una serie di attacchi con droni e tentativi di sabotaggio all’interno del territorio russo, attribuiti ai servizi ucraini, la preoccupazione si era estesa anche a Mosca e a San Pietroburgo.
Nella capitale qualche giorno fa era stata annunciato l’annullamento della sfilata del “Reggimento immortale”: un corteo in cui ciascuno sfilava con la fotografia di un familiare caduto o ferito in guerra. Negli anni passati, al corteo ha sempre preso parte anche Vladimir Putin, in mano l’immagine del padre. Ma in questa guerra che la Russia ha iniziato, il 9 maggio è segnato dall’attesa della controffensiva annunciata da Kiev: un “D-Day ucraino” i cui preparativi sono quasi ultimati, ha spiegato il ministro della Difesa Oleksii Reznikov mentre l’ambasciatore di Kiev nel Regno Unito, Vadym Prystaiko, ha detto qualche giorno fa che se ora sono le condizioni meteorologiche – il fango di primavera - a rallentare le operazioni, «non faremo certo capire ai russi quando iniziamo».
Martedì, nel briefing settimanale con i media, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov aveva parlato delle celebrazioni del 9 maggio, spiegando che si sta facendo «tutto il necessario» per garantire la sicurezza nel Giorno della Vittoria, malgrado «siamo consapevoli che il regime di Kiev, che sta dietro una serie di attacchi terroristici, intenda proseguire su questa linea». Parole profetiche. Ma la decisione di chiudere al pubblico la parata militare sulla Piazza Rossa e di annullare il “Reggimento immortale”, sostengono altri osservatori, è piuttosto legata alla paura di nuove proteste.
«E se qualcuno venisse fuori a sfilare con il ritratto di familiari uccisi nella guerra contro l'Ucraina?», si chiede lo storico Maksim Kuzakhmetov, intervistato su Radio Free Europe. Inoltre Putin, aggiunge, «vede tradimenti ovunque. Ha paura».Una paura che ora si alimenterà anche delle immagini di quei due droni lanciati all’interno delle mura del Cremlino, malgrado – come ha chiarito Peskov – il presidente non fosse presente.
Martedì Putin aveva lavorato da San Pietroburgo, mercoledì dalla residenza di Novo-Ogariovo, vicino alla capitale. La sua agenda di lavoro non è cambiata, sottolinea il portavoce. Ma nella dichiarazione postata sul sito del Cremlino, è scritto che la Russia, in seguito a quello che considera «un atto terroristico e un attentato alla vita del presidente», compiuto dagli ucraini, «si riserva il diritto di rispondere dove, come e quando riterrà necessario».
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