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L’australiana Altamin a caccia del litio nei pozzi delle campagne del Lazio

di Davide Madeddu

3' di lettura

Alla ricerca del litio, nei pozzi presenti nelle campagne del Lazio. Il ritorno alla “coltivazione” di materie prime da impiegare tanto in medicina quanto nella metallurgia, passa anche per alcuni centri a cinquanta chilometri da Roma. Per la precisione da alcune aree tra Campagnano e Galeria a Cesano in cui sono presenti siti considerati «altamente prospettici di litio nelle salamoie geotermiche».

Per queste aree, già utilizzate in passato, la compagnia mineraria australiana Altamin ha presentato istanza alla Regione per il rilascio delle autorizzazioni necessarie a ottenere i permessi di ricerca esplorativa.

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«Le domande interessano i permessi di ricerca - chiarisce Marcello De Angelis, geologo con lunga esperienza internazionale nel settore minerario e manager di Altamin - e per portare avanti questa attività si è ipotizzato di utilizzare pozzi realizzati in passato da Eni e Enel e oggi dismessi».

Obiettivo della compagnia internazionale, che in Italia opera con le consociate Energia Minerals Italia e Strategic Minerals Italia con cui porta avanti il Progetto Gorno (per il riavvio della miniera di piombo e zinco in Lombardia) e un piano per la ricerca di cobalto in Piemonte a Usseglio, valutare la portata dei giacimenti e stabilire i tenori (la quantità) di litio presenti nelle salamoie geotermiche.

Il metallo, molto richiesto ma difficile da reperire è utilizzato sia in medicina (in ambito psichiatrico) sia nella metallurgia dove viene impiegato nella produzione delle leghe conduttrici di calore e nelle batterie che, nell’ambito dei processi di decarbonizzazione, diventeranno indispensabili per l’accumulo di energia.

Proprio la carenza e le difficoltà di approvvigionamento, dovuta anche alla crisi geopolitica, ha accelerato il processo di “ricerca” in ambito nazionale ed europeo del materiale “tenero” che si ossida rapidamente a contatto con l’aria e con l’umidità. Nel territorio regionale il primo passo è stato compiuto. L’azienda mineraria ha presentato le richieste per la concessione dei permessi di ricerca e dalla Regione è arrivata anche una prima risposta che esclude tempi lunghi. «È stata confermata l’esclusione dall’obbligo di valutazione di impatto ambientale dei programmi di lavoro per le domande di licenza di progetto Litio Campagnano (una concessione per 1.200 ettari) e Galeria (2.000 ettari) - scrive in una lettera pubblica la Altamin -. La Regione Lazio può ora procedere all’elaborazione delle domande di Licenza di Esplorazione». Il piano interessa un’area che si estende per 3.240 ettari dove sono stati «perforati più di 800 pozzi e sono state campionate salamoie contenenti alti valori di litio». Il progetto segue un percorso avviato negli anni 70 quando vennero realizzati i pozzi alla ricerca di acqua ad alta pressione per la produzione di elettricità e da cui emerse un’alta concentrazione di litio. Seguì quindi un piano di dismissione. Ora però il ritorno, con l’interesse manifestato da nuovi gruppi imprenditoriali. La richiesta presentata alla Regione segue le altre istanze che il gruppo italo-australiano ha depositato anche in Liguria per i siti minerari di Libiola (attivo sino al 1960 a nord est di Sestri Levante e utilizzata per l’estrazione di rame che copriva il 20 per cento del fabbisogno nazionale) e in Emilia Romagna.

Il progetto Litio Campagnano e Galeria Litio non è che l’ultimo tassello di un programma più ampio con cui si punta a riportare la produzione di materie prime in Italia. Sopratutto alla luce della direttiva europea che relativa all’approvvigionamento dei metalli dai mercati esteri in cui possano esserci criticità. «Una volta avviata la campagna di esplorazione con i due pozzi - conclude De Angelis - si potrà passare alla seconda fase che prevede progettazione e piano di investimenti».

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