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Nella più soft delle prospettive l’artigianato veneto guarda all’autunno come ad una stagione “sospesa”. Inflazione che non arretra, tassi di interesse sempre più elevati ed investimenti in calo già nel primo trimestre dell’anno fanno prospettare una frenata dell’economia regionale, con contraccolpi immediati sulle attività meno strutturate. La recessione tedesca aggiunge preoccupazioni, anche perché non riguarda più solo la manifattura, ma i suoi effetti sono estesi al comparto dei servizi. I dati relativi al secondo trimestre di Veneto Congiuntura, l’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere del Veneto, motivano un certo pessimismo.
«Il principio di rallentamento, già evidente a inizio anno, si è purtroppo concretizzato in un segno negativo della produzione già da aprile a fine giugno al -1,3% rispetto al trimestre precedente, e al -4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In parte questa frenata era attesa - commenta il presidente Mario Pozza, che da figura di punta di Confartigianato conosce bene il mondo delle micro, piccole e medie attività - ma non ci aspettavamo un calo degli ordini esteri così pronunciato». Il contesto è incerto: negli ultimi mesi la situazione è mutata sensibilmente. «Le cause sono legate alla stagnazione dell’economia mondiale con la riduzione della domanda internazionale in diverse filiere e all’andamento della Germania, partner commerciale primario per il Veneto, la cui recessione influisce in prospettiva anche sulla nostra economia», riflette. Infine, la discesa lenta dell’inflazione ha portato la Bce ad intervenire anche in estate sul rialzo dei tassi di interesse. La composizione del mosaico genera un calo di fiducia nelle aspettative per la stagione alle porte.
Per questo Cna Veneto conia l’espressione di “stagione sospesa” tra un Pil che è dato ancora in positivo (stimato in regione al +1,2%, meglio del dato nazionale al +1,1%) e le nubi all’orizzonte. «Secondo le nostre valutazioni sono due i settori che dovranno essere attenzionati. Uno rientra nell’ambito del manifatturiero ed è la meccanica, legata alle filiere estere in particolare del Centro Europa, Germania in primis, che hanno evidenziato un forte rallentamento sia nella componente della subfornitura che dell’export», rileva il segretario di Cna Veneto, Matteo Ribon, con riferimento alla componentistica automotive. Altre difficoltà si prospettano per il sistema casa. «In particolare per l’edilizia, che a partire da ottobre vedrà la coda dell’utilizzo dei bonus. I cantieri andranno a chiudersi mentre tante imprese hanno fatto incetta di materiali, che rimangono in magazzino e dovranno trovare un altro utilizzo», evidenzia.
Secondo Confartigianato regionale, la recessione del mercato tedesco sarà il fattore di crisi più importante con cui dovranno misurarsi le imprese nordestine e soprattutto venete. «Non possiamo che monitorare con attenzione la situazione della Germania – afferma il presidente, Roberto Boschetto - dato che su questa destinazione vendiamo il 14,6% delle nostre merci con punte del 20% per alimentari, bevande e metallurgia e metalli». Anche nel 1° trimestre dell’anno, l’export manifatturiero è cresciuto sulla destinazione d’Oltralpe fino a raggiungere i 2,96 miliardi (+9,7% stesso periodo ‘22 e +31,8% su '21), circa un miliardo di euro in più rispetto al pre Covid. «La recessione tedesca tuttavia preoccupa per due motivi. Il primo è la storica avversione della Germania all’inflazione, che sta orientando la politica fiscale tedesca verso l’austerity e la contrazione dei consumi, le quali potranno impattare sul nostro export nella seconda parte dell’anno. La dinamica indurrà l’Ue a prendere provvedimenti come l’innalzamento dei tassi e ad introdurre altre “regole” che rischiano di penalizzarci molto più dei nostri competitor europei», prevede Boschetto.
Si aspetta un autunno particolarmente caldo anche Andrea Prando, segretario generale di Casartigiani Veneto. «Analizziamo la situazione – invita – I tassi di interessi sono in continuo aumento con prospettive di rialzi che non aiutano le imprese artigiane già in difficoltà per il credit crunch e per le quotazioni delle materie prime, tutte in crescita indiscriminata. Un panorama che non crea fiducia nel mercato». Inoltre, prosegue, «le famiglie sono in affanno sui mutui e le imprese sui prestiti bancari. Questioni che dal Governo non trovano risposte e che potrebbero creare i presupposti per una recessione di alcuni settori driver. Sull’edilizia in più grava il sostanziale stop dei bonus che determinerà una nuova crisi in un segmento trainante e in tutti i comparti collegati. Installatori, idraulici, serramentisti, ma anche tutto il mondo del legno soffre a cascata delle stesse criticità».
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