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Auto: l’autunno caldo di Stellantis, Gm e Ford. Verso uno sciopero da 5 miliardi di danni

Il sindacato Uaw ha indetto un referendum per votare un mega-blocco del lavoro

di Marco Valsania

Stellantis, Urso: "Invertire la rotta, obiettivo produrre 1 milione di auto"

3' di lettura

Il gesto è stato di quelli teatrali, trasmesso in livestream su Facebook. Shawn Fain, nuovo e combattivo leader della Uaw, il sindacato americano dell’auto, ha strappato in diretta l’offerta di rinnovo contrattuale di Stellantis, il gruppo nato da Fiat Chrysler e Psa, per gettarlo nella spazzatura, «dov’è il suo posto».

L’escalation della tensione

È avvenuto nei giorni scorsi ma la sua eco è più viva che mai: mostra l’escalation della tensione nelle relazioni industriali tra le unions e la Corporate America, scosse da agitazioni che hanno mobilitato attori di Hollywood come personale delle catene alberghiere. Il test adesso in arrivo è il più significativo, per storia e influenza della Union Auto Workers: i vertici sindacali hanno organizzato per la prossima settimana, entro il 24 agosto, il voto dei quasi 150.000 iscritti per autorizzare un duro sciopero che in assenza di compromessi paralizzi le Big Three di Detroit - General Motors, Ford e Stellantis - dalla mezzanotte del 14 settembre, alla scadenza del contratto.

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L’impatto dello sciopero

L’alta posta in gioco ha raggiunto la Casa Bianca. Il Presidente Joe Biden, pro-union in quanto preoccupato per danni all’economia in un momento delicato, ha invitato le parti a un «giusto accordo» senza indugi. Lo specializzato Anderson Economic Group indica che se i lavoratori delle tre grandi case incroceranno le braccia il costo economico, indotto compreso, potrebbe facilmente superare i 5 miliardi di dollari entro 10 giorni. Per le sole imprese, l’impatto è da centinaia di milioni ciascuna: Deutsche Bank ha ipotizzato che possano andare in fumo fino a mezzo miliardo di utili per ogni settimana di produzione ferma. Ford ha già fatto sapere che, in emergenza, potrebbe cercare di spostare impiegati a mansioni da operaio in fabbrica.

L’impatto è aggravato da più fattori: le scorte di veicoli sono tuttora scarse. E la Uaw ha deciso di scioperare allo stesso tempo contro tutte e tre le regine dell’auto, una scelta insolita rispetto alla tradizionale agitazione-simbolo contro una sola azienda. Il sindacato ha inoltre indicato che la paralisi scatterà immediatamente a fine contratto, anche qualora negoziati siano ancora in corso. Il voto sul via libera all’agitazione è considerato una formalità e le unions scommettono su un ampio consenso, già emerso nelle mobilitazioni a Hollywood, ferma da oltre tre mesi, e tra gli autotrasportatori, capaci di strappare al colosso delle spedizioni Ups un contratto considerato vantaggioso per i dipendenti.

Distanze profonde

La distanza tra le parti nell’auto appare oggi profonda, tra accuse reciproche di irresponsabilità. «Non sono seri», ha denunciato Fain parlando della controparte. Il sindacato «deve focalizzarsi sulla realtà», ha al contrario affermato il responsabile Nordamerica di Stellantis, Mark Stuart. La Uaw, per i prossimi quattro anni, ha chiesto aumenti salariali del 46%, con il 20% subito, accanto a riduzioni della settimana lavorativa. Tra le domande più delicate ci sono poi l’eliminazione di più livelli di contratto (alcuni con compensi inferiori) e miglioramenti di benefit, dall’assistenza sanitaria all’indicizzazione all’inflazione. Le union, infine, vogliono la medesima copertura contrattuale per i nuovi impianti destinati alle vetture elettriche, spesso in joint venture.

Le aziende resistono, sostenendo che accettare le richieste aumenterebbe per ciascuna il costo del lavoro di ben 80 miliardi, erodendo piani di investimenti e la loro competitività nell’auto hi-tech, dove operano protagonisti anti-sindacali quali Tesla di Elon Musk. La Uaw risponde che le Big Three possono permettersi il nuovo contratto: hanno citato i loro profitti record, 250 miliardi in Nordamerica dal 2013 al 2022, i fondi spesi in buyback azionari e le super-paghe dei top executive, aumentate in media del 40% in quattro anni e nel 2022 guidate dai 29 milioni del Ceo di Gm Mary Barra.

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