L’avvertimento di Scope Ratings: il deficit mette a rischio rating e scudo Bce
Il Tpi di Francoforte è subordinato al rispetto dei vincoli fiscali comunitari
di Gianni Trovati
2' di lettura
Mentre il Governo festeggia la folla che si è addensata sui canali d’acquisto dell’ultimo BTp Valore, si moltiplicano le analisi allarmate degli analisti sui conti pubblici italiani. L’ultima è arrivata ieri da Scope Ratings, e indica in prospettiva un rischio per i giudizi di sostenibilità sul debito pubblico italiano prodotto dall’incrocio fra extradeficit e crescita in rallentamento.
La contrapposizione fra una massa di italiani fiduciosa e il naso storto dagli osservatori internazionali, ultimo l’Economist giovedì scorso, è facile ma è sbagliata. Il dato cruciale, in entrambi i casi, è quello dei rendimenti dei titoli di Stato, che banalmente sono un’entrata per i risparmiatori ma un costo per il bilancio pubblico. Entrate (per chi si può permettere l’acquisto di titoli di Stato) e costi in crescita netta.
Gli interrogativi sul 2025
In quest’ottica, la nota diffusa da Scope, in verità una delle agenzie di rating fin qui meno severe sul nostro debito a cui attribuisce un BBB+ con outlook stabile (la prossima revisione è in calendario per il 1° dicembre) concentra i propri interrogativi soprattutto sul 2025, secondo anno della programmazione della NaDef attesa mercoledì al voto delle Camere con l’autorizzazione a 23,5 miliardi di deficit aggiuntivo fra quest’anno e i prossimi due. Nel 2024, ragionano gli analisti, il faticoso processo di costruzione delle nuove regole fiscali comunitarie si potrà tradurre in un sostanziale «periodo di tolleranza» sugli scostamenti, che però sarà terminato nel 2025. Quando, e questo è il secondo movimento centrale nell’analisi, la Bce potrebbe aver fermato i riacquisti del debito italiano nel programma Pepp, tanto più in un contesto di inflazione ancora sopra il 2% che moltiplica le ipotesi di chiusura anticipata delle porte a Francoforte.
Lo scudo e i vincoli
In questo scenario, che per l’Italia lascia scoperti altri 50 miliardi di emissioni, può diventare centrale la possibilità di ricorrere allo scudo del Tpi, il Transmission Protection Instrument che la Banca centrale europea ha costruito per intervenire nel caso di allargamento eccessivo degli spread. Ma lo scudo è subordinato al rispetto dei vincoli fiscali comunitari, quindi potrebbe escludere l’Italia che per quell’anno mette in programma un deficit al 3,6% del Pil: e la potenziale protezione da parte del Tpi è un «elemento chiave per il rating», avverte Scope.
Il 2025 può sembrare lontano a chi maneggia con fatica i meccanismi dei conti pubblici e le dinamiche dei mercati internazionali, dove invece le aspettative sono determinanti.
Il calendario del rating
Gli ultimi al Mef sono stati giorni di incontri con le agenzie come accade sempre prima della stagione dei rating, che si aprirà il 20 ottobre con S&P (BBB con outlook stabile) e vedrà la sua data cruciale il 17 novembre quando sarà il turno di Moody’s; perché in questo caso i BTp occupano già l’ultimo scalino (Baa3) prima dei titoli speculativi, l’outlook è negativo e quindi basta una piccola mossa per schiacciare il debito nell’area speculativa che chiude molti portafogli internazionali.
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