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L’azzardo di Mustier per scongelare l’Italia del risparmio prudente

I 1.400 miliardi di liquidità sui conti degli ex Bot-people e l'ostilità storica al rischio

di Alessandro Graziani

(Ansa)

3' di lettura

La decisione di Unicredit di applicare tassi negativi ai clienti con depositi sopra i 100.000 euro è di portata storica per il mercato italiano. Una scelta che deriva dalla politica monetaria dalla Bce e dei tassi negativi (-0,5%) imposta dall’Eurotower sulla liquidità delle banche, peraltro appena temperata dal «tiering», ovvero dall’esenzione per le quote eccedenti sei volte la riserva obbligatoria. L’applicazione dei tassi negativi alla clientela non è una novità in Europa: negli ultimi mesi l’anno varata sia alcune banche tedesche che alcune del Nord Europa, in particolare in Danimarca dove addirittura in qualche banca i tassi negativi vengono “retrocessi” ai clienti che sottoscrivono un mutuo. Con l’effetto di aumentare gli utili nel breve periodo grazie alle maggiori commissioni incassate dalle banche.

Come sarà accolta in Italia? Molti sono gli interrogativi aperti con una serie di ripercussioni sulla raccolta diretta bancaria. L’iniziativa di UniCredit, che i clienti italiani hanno appreso da un’intervista del ceo Mustier a una tv francese, è e resterà solitaria o sarà seguita da altre banche italiane? Per ora, pare un caso isolato. Ma non si può escludere che altri ci stiano pensando. La differenza non è di poco conto poiché l’eventuale concorrenza di prezzo sui depositi può incidere sulla raccolta di questa o quella banca.

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Se anche in Italia la tendenza dovesse essere diffusa, bisognerà vedere come reagirà la clientela retail, abituata da decenni a vedersi riconoscere una piccola remunerazione sui depositi che poi le banche impiegano concedendo credito. Nel corso degli ultimi anni, la liquidità depositata sui conti correnti è lievitata a 1.400 miliardi di euro (dati Bankitalia a fine 2018). In buona parte si tratta di giacenze che fino a qualche anno fa, quando i rendimenti dei Bot non erano ancora negativi, venivano dirottate sui titoli di Stato a breve scadenza.

Il tradizionale risparmio prudente degli italiani - spesso frutto di scarsa educazione finanziaria - si adeguerà al nuovo contesto di tassi negativi sui depositi in conto corrente? O giocherà in difesa, spalmando i depositi sui conti di più banche e/o in cassette di sicurezza? E come reagiranno le imprese che, per motivi di gestione dei pagamenti, si trovano ad avere temporaneamente ingenti somme liquide depositate sui conti?

L’idea di trasferire “meccanicamente” i tassi negativi di Bce sulla clientela è una scommessa dall’esito imprevedibile: più che sulla razionalità, le reazioni della clientela si baseranno sul venir meno di abitudini consolidate. E sulla fiducia, asset primario nel rapporto banca-cliente. Ulteriore elemento di incertezza nella scelta di applicare i tassi negativi sui depositi oltre i 100.000 euro riguarda proprio la soglia che diventa il nuovo spartiacque per la tutela dei depositanti.

I 100.000 euro sono infatti anche il livello oltre il quale i depositi non sono garantiti in caso di default bancario. L’idea che tutte le somme eccedenti tali livelli siano esposte a rischi di vario tipo (dai tassi negativi alla perdita in caso di crisi bancaria) si sta facendo largo tra i depositanti-risparmiatori con inevitabili progressive conseguenze nelle scelte delle banche a cui affidare i propri risparmi.

Si vedrà se davvero i tassi negativi sui depositi, come auspicato da alcuni banchieri, favoriranno un flusso di liquidità verso gli investimenti nell’economia reale. O se invece sarà solo un tentativo di chiedere una mano ai clienti per risollevare i fragili Roe delle banche.

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