L’economia circolare guida l’innovazione della ceramica
Le imprese puntano sui progetti per ridurre i consumi di energia, acqua, materie prime, per ottimizzare i processi, incrementare le fonti rinnovabili e la cogenerazione, per recuperare la CO2
di Ilaria Vesentini
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Nonostante l’aumento in atto dei tassi di interesse, che rischia di rallentare i futuri progetti di investimento, l’impegno dei produttori italiani di piastrelle per migliorare prodotti e processi - in nome della sostenibilità, del design e della digitalizzazione – e per operazioni strategiche di consolidamento è oggi ancora alto e tangibile. Dopo anni in cui il distretto ceramico è stato protagonista di una crescita record di spesa in innovazione e sviluppo (+25,6% il dato del 2022 dopo un +73% nel 2021).
«L’economia circolare resta l’obiettivo primario degli investimenti dell’industria ceramica e si traduce in progetti per ridurre i consumi di energia, acqua, materie prime, per ottimizzare i processi, incrementare le fonti rinnovabili (dal fotovoltaico all’idrogeno) e la cogenerazione, per recuperare la CO2», conferma Maria Chiara Bignozzi, professore di Scienza e tecnologia dei materiali dell’Università di Bologna e direttore del Centro Ceramico (una partnership tra Alma Mater e Confindustria Ceramica). E tra le novità c’è «la digitalizzazione non solo delle linee produttive ma di tutte le informazioni scambiate sul mercato con ingegneri, architetti, costruttori, grazie alla diffusione del Bim-Building Information Modeling, fino alla marcatura digitale», ricorda il direttore.
Quando si parla di investimenti per consolidare i mercati, è da manuale il caso di Italcer, che a luglio ha annunciato l’ottava acquisizione nel giro di sei anni, da quando nel 2017 è partito il progetto del fondo Mindful Capital Partners (ex Mandarin) di creare un polo della ceramica di lusso 100% Made in Italy. Dal primo M&A del marchio ravennate La Fabbrica all'ultima operazione della modenese Terratinta Group, la holding di Rubiera ha decuplicato il proprio giro d'affari, da 36 a 360 milioni di euro e punta ai 400 milioni a fine anno. Se invece si parla di innovazioni disruptive di prodotto fa scuola la storia di Laminam, il marchio pioniere, nel 2001, delle grandi lastre. Il gruppo di Fiorano Modenese non ha mai smesso di investire in vent’anni e ha scommesso 40 milioni di euro anche nell’ultimo biennio per aumentare la capacità produttiva, sulla scia di una crescita media di oltre il 25% l’anno e di un fatturato esploso dai 45 milioni di euro del 2015 ai quasi 250 milioni di oggi. «Nel primo semestre 2023 le nostre vendite sono aumentate del 7% sia in valore sia in volume, in controtendenza rispetto al mercato – spiega il Cfo di Laminam, Giulio Luzi – anche se, con condizioni macroeconomiche differenti da quelle odierne, puntavano a replicare il +25%. Ma gli spazi per crescere sul mercato sono ancora enormi, tra architettura da esterni e mondo dell’interior design (top da cucina e tavoli), i nostri due principali segmenti di business. Per questo continuiamo a investire moltissimo nella promozione e distribuzione, per essere vicino ai clienti e alle loro esigenze: negli ultimi 18 mesi abbiamo aperto tre piattaforme logistiche in Francia, una in Olanda, tre in Canada e ora ne stiamo aprendo una negli Usa».
«Assieme a noi operano nel distretto anche i costruttori di macchine per ceramica e questa sinergia ci consente di evolvere a livello tecnologico in tempi rapidissimi – afferma Mauro Manfredini, responsabile commerciale di Casalgrande Padana, il gruppo familiare antesignano del gres porcellanato -. Gli investimenti per aggiornare forni, presse, formati sono costanti, quest’anno presenteremo a Cersaie una serie di “marmi” realizzati con una nuova tecnologia che permette di aver vene in bassorilievo pari a quelle della pietra naturale. E prevediamo di chiudere il 2023 in linea con lo scorso anno, il fatturato tiene grazie a un catalogo completo, dalla piastrellina per piscine alle lastre di oltre tre metri, agli aumenti contenuti dei listini rispetto alla media di settore, e alla copertura geografica mondiale».
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